La New York degli anni ’80 nelle sale bolognesi di palazzo Albergati
La mostra Warhol & Friends ospitata nelle sale di Palazzo Albergati a Bologna, curata da Luca Beatrice ed organizzata da Arthemisia Group, è una vera e propria immersione nell’atmosfera dei mitici anni ‘80, complici i brani musicali che accompagnano il visitatore nelle varie sale del museo, le ricostruzioni ambientali scenografiche ed impattanti, i video e gli scatti fotografici generosi (tra cui le leggendarie polaroid di Warhol) che si intervallano alle 150 opere d’arte.
L’esposizione si apre con una sala introduttiva in cui sono collocate alcune iconiche opere di Andy Warhol datate anni ‘60 (dalla lattina Campbell al ritratto di Mao Tse Tung, dal volto di Marylin alla sedia elettrica) in uno spazio dalle pareti argentate dove campeggia un divano rosso che ricorda il tempio della mitica Factory newyorkese. Sono gli anni del boom economico dove il sogno americano comincia a prendere piede, un periodo di cui l’espressionismo astratto non riesce più a farsi interprete e cede lo scettro alla Pop Art. Dopo aver oltrepassato una tenda argentata si è immediatamente catapultati nella New York degli anni ‘80: un decennio dove Warhol dopo l’attentato subito nel ’68 da parte di Valerie Solanas, torna ed essere l’indiscusso protagonista della scena artistica (e mondana) della Grande Mela insieme ad un cospicuo e variegato numero di amici che rispondono ai nomi di Jean Michel Basquiat, Keith Haring, Robert Mapplethorpe, Francesco Clemente, Sandro Chia, Jeff Koons, Julian Schnabel per citarne solo alcuni.
È un’epoca dove ogni cosa sembra possibile, dove l’aria di creatività è tangibile in tutti i campi dall’arte alla musica, dal cinema alla letteratura sotto lo sfondo di una grande ripresa economica che caratterizza il periodo della presidenza reaganiana. La mostra procede e si sviluppa mettendo in luce tutto ciò che è accaduto nella Big Apple artistica di quel decennio, un decennio caratterizzato da eccessi ed euforia, additato spesso come superficiale ma che sarebbe stato in grado di influenzare ed esercitare fascino sulle generazioni future. Accanto alla produzione di Warhol, dalla scatola di Brillo ai ritratti a Gianni Agnelli, Lisa Minelli, Joseph Beuys, trovano spazio le opere del giovane talentuoso Basquiat, quelle del graffitista Haring, di Baechler, Scharf e James Brown. Sulle pareti del palazzo numerose foto ritraggono i personaggi che animavano la vita culturale indipendente di quel periodo (David Byrne, gli stilisti Elio Fiorucci, Jean Paul Gautier, Madonna e Maripol -che per lei curò la parte artistica del mitico album Like a Virgin– , i fotografi Bertoglio e Goldin); ci sono poi le opere delle “femministe postmoderne” Barbara Kruger, Cindy Sherman e Sherry Levine- che avrebbero posto le premesse per una maggiore centralità della donna nell’arte negli anni a venire-, gli scatti in bianco e nero di Mapplethorpe (dove tra gli altri viene immortalata la cantante Grace Jones con il corpo dipinto da Haring e la sua compagna ed amica Patti Smith). In mostra anche l’arte kitsch di Jeff Koons, quella concettuale dell’italiano Lucio Pozzi che allora viveva a New York, le opere di Haim Steinbach, Peter Halley, Richard Prince.
C’è una sezione dedicata alla pittura che si riaffaccia nel mondo dell’arte a livello internazionale, con gli esponenti della Transavanguardia Francesco Clemente e Sandro Chia, Robert Longo, David Salle, la “superstar” Julian Schnabel ed il messicano Julio Galan. La mostra termina con la fine di un periodo coincidente con la fine degli anni ‘80, in cui Warhol morirà per un banale intervento chirurgico alla cistifellea ed altri artisti scompariranno per colpa di una dose fatale d’eroina o a causa di una malattia di cui mai prima di allora si era parlato, l’AIDS. E’ una sala dove risuonano le note di Song for Drella, brano inciso da Lou Reed e John Cale, (ex componenti della band dei Velvet Underground di cui Andy era stato manager) come omaggio all’amico Warhol, in cui tra un Superman, un Micky Mouse ed un Dracula warholliano campeggia profetica ed inquietante la grande croce di Andres Serrano (Milk Cross) composta da latte e sangue. Ma lo spazio che chiude la rassegna di Palazzo Albergati e conduce il visitatore, in maniera imprevedibile, verso l’uscita (dopo aver attraversato un’altra saletta di ritratti fotografici), è quello successivo: ovvero la ricostruzione dello Studio 54, noto club di Manhattan; qui in un atmosfera da vera disco anni ‘80 scorrono i video delle star musicali di allora. Ci sono proprio tutti da Michael Jackson a Bruce Springsteen da Rick Astley a Cindy Lauper, dagli Europe agli Chic; si esce da questa full immersion negli Eighties con in testa le parole di Haring : «Un muro è fatto per essere disegnato, un sabato sera per far baldoria e la vita per essere celebrata».
Warhol & Friends. New York negli anni ‘80
Dal 29 settembre 2018 al 24 febbraio 2019
Palazzo Albergati Via Saragozza 28, Bologna
Info: www.palazzoalbergati.com