Si sono da poco concluse le Olimpiadi invernali di Pyeung Chang (9-25 Febbraio 2018), in Corea del Sud, e l’Italia si è portata a casa un bottino di 10 medaglie, forte dei tre ori storici di tre atlete “da urlo”.
Bisogna dire, invero, che gli ultimi Giochi invernali si sono caratterizzati più per il contorno politico, che per le gare. La partecipazione della Corea del Nord di Kim Yong-un, su invito e sussidio del leader sud-coreano Moon Jae-in, è stata qualcosa di veramente eccezionale e, si spera, di buon auspicio per un raffreddamento dei toni bellicosi che la governance americana di Trump non aveva per nulla contribuito a stemperare, anzi.
Nell’orticello di casa nostra dobbiamo raccontare del prestigioso bottino in doppia cifra delle medaglie, 3 ori, 2 argenti, 5 bronzi, che ci sono valse un discreto dodicesimo posto nel medagliere. “E’ dura sfondare contro colossi con i quali abbiamo un gap tecnico” – esordisce il Presidente del Coni Giovanni Malagò, in riferimento a squadroni come Norvegia e Germania (fonte: corriere.it). Ma è altresì vero che “abbiamo preso il 25% delle medaglie in più rispetto a Sochi e soprattutto la qualità delle medaglie è cresciuta” – racconta sempre Malagò. Impossibile non notare come rispetto ai penultimi Giochi sia ricomparso l’oro, a fronte di un’età media dei medagliati di poco superiore ai 26 anni.
E dobbiamo ringraziare le straordinarie prestazioni dell’intera pattuglia azzurra, soprattutto delle atlete in gonnella, vincitrici, a parte Federico Pellegrino nel fondo (argento), di tutte le medaglie più pesanti: su tutte Arianna Fontana, Michela Moioli e Sofia Goggia, rispettivamente vincitrici nello Short Track (oro nei 500 m, argento in staffetta femminile e bronzo nei 1000 m), nello Snowboard cross, e nella discesa libera. Tre ori storici, peraltro i primi due in discipline emergenti “che piacciono ai giovani” – sembra ribadire il Presidente Malagò. E in discesa libera femminile è il primo oro assoluto, e se consideriamo anche i maschi non accadeva dal 1952, quando vinse Zeno Colò ad Oslo.
Tutto facile, quindi? Niente affatto. Come ha raccontato la stessa Goggia, «in mezzo c’è tutto un percorso fatto di gioie e dolori, di sconfitte e infortuni. E’ una torta fatta con mille ingredienti» (fonte Sky). E noi concordiamo sul fatto che questa torta alla fine sia «venuta bene »– parole della stessa atleta.
E concordiamo con Malagò quando dice della Fontana: «E’ nella leggenda dello sport. Ha un’intelligenza superiore, sportiva e non». Senza dimenticare la straordinaria semplicità della Moioli, che giura di essere stata «ispirata dalla Fontana»(fonte: gazzetta dello sport). Aggiungendo poi: «Le donne hanno una marcia in più».
Come contraddirla?