Foto di scena: Utøya, (nel riflesso) Arianna Scommegna e Mattia Fabris, al Teatro Filodrammatici di Milano fino al 14 gennaio 2018
Foto di scena: Utøya, (nel riflesso) Arianna Scommegna e Mattia Fabris, al Teatro Filodrammatici di Milano fino al 14 gennaio 2018
Foto di scena: Utøya, (nel riflesso) Arianna Scommegna e Mattia Fabris © ATIR Teatro Ringhiera

Fino a domenica 14 gennaio, al Teatro Filodrammatici di Milano, con la regia di Serena Sinigaglia, Arianna Scommegna e Mattia Fabris raccontano la tragedia che portò alle stragi di Oslo e Utøya nella descrizione di Edoardo Erba

Tre coppie, situazioni affettive diverse, rapporti di lavoro difficili. Arianna Scommegna e Mattia Fabris, diretti da Serena Sinigaglia, interpretano due coniugi in crisi con la figlia costretta dal padre, professore universitario, a recarsi al campeggio laburista sull’isola di Utøya, due poliziotti che presidiano una stazione di polizia vicina all’isola, due fratelli contadini vicini di casa di Anders Breivik, il folle attentatore di estrema destra che il 22 luglio 2011, dopo aver fatto otto vittime a Oslo con un’autobomba come diversivo, uccise 69 ragazzi ospiti del campeggio.

Le vessazioni, al limite della molestia, del poliziotto superiore nei confronti della sottoposta, le piccole crudeltà quotidiane tra moglie e marito piuttosto che il difficile rapporto del contadino, di per sé soggetto problematico, con sua sorella sembrano ormai essere frutto di una consuetudine, quasi l’esercizio di una violenza dialettica praticato all’interno di una esasperata routine lavorativa piuttosto che familiare. Le notizie del duplice attentato, inizialmente attribuito a terroristi islamici, scalfiscono quel fragile equilibrio, buttando i protagonisti nella voragine di un caos affettivo e mentale.

La Norvegia non era certo avvezza a simili episodi, è un regno pacifico circondato da suggestivi fiordi che paiono preservarla lontano da attentati terroristici o vere azioni di guerriglia urbana. Improvvisamente tutto muta, o forse si esasperano ancora di più le crisi già latenti, ma la situazione di rischio vitale, mentre gli adolescenti presenti sull’isola venivano massacrati come animali braccati, rompe le corazze intrise di sarcasmo di queste tre coppie, per porle di fronte al compimento di una mostruosità aliena, non senza colpi di scena finali.

I due interpreti passano da un personaggio all’altro senza alcun cambio di costume e all’interno dello stesso allestimento scenografico firmato da Maria Spiazzi, già vincitrice del Premio Hystrio-Altre Muse 2017, una distesa di ceppi e vetri spezzati emuli dei ragazzi morti, a tratti avvolti nella nebbia, quale  testimonianza allegorica di un attentato che, dopo nemmeno sette anni, sembra già finito nell’abisso della memoria.

Il testo di Edoardo Erba, scritto con la consulenza di Luca Mariani, autore del libro il silenzio sugli innocenti, indaga la natura e l’origine di questo oblio. I protagonisti della pièce cercano in qualche modo, anche contro i propri sentimenti o azioni, di superare lo shock, soffocando in qualche modo l’incubo dell’angoscia subita e regalandosi in contrapposizione alcuni momenti affettivi insoliti o desueti. Vale in fondo il postulato della scienza storica per cui un piccolo fenomeno non può condizionare i massimi sistemi, ma al contrario uno sconvolgimento di più ampie dimensioni influisce sempre sulle piccole gesta, come dimostrano le reazioni delle tre coppie descritte.

Uno spettacolo mozzafiato, non di facile interpretazione e magistralmente diretto, che lascia alcuni dubbi e inquietudini sulla matrice stessa degli attentati a partire dai legami di Breivik, massone ed estremista cristiano protestante, con le formazioni neonaziste europee, così come pone l’accento sui ritardi delle forze speciali intervenute sul suolo di Utøya solo dopo il massacro di decine di adolescenti, allievi nella scuola campeggio del partito socialdemocratico norvegese. Una vicenda che non può lasciarci indifferenti e che purtroppo ha ispirato una scia di emulatori (si pensi all’attentato nel centro commerciale di Monaco di Baviera del 22 luglio 2016, data emblematica, a opera del tedesco- iraniano Ali Sonboly); soprattutto, un episodio da non dimenticare, come purtroppo spesso accade, e che questo lavoro teatrale ne esplora gli effetti, dettati dai ritmi e consuetudini di una umanità troppo spesso distratta.

Giudizio: ***1/2

Co-produzione ATIR Teatro Ringhiera, Teatro Metastasio di Prato
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Utøya di Edoardo Erba
Con la consulenza di Luca Mariani, autore de Il silenzio sugli innocenti
Con Arianna Scommegna, Mattia Fabris
Regia di Serena Sinigaglia

Scene: Maria Spazzi
Luci:  Roberto Innocenti

Milano, Teatro Filodrammatici, via Filodrammatici 1
Dal 9 al 14 gennaio 2018
www.teatrofilodrammatici.eu