In Europa sembra essere scoppiata la febbre da eolico, con massicci investimenti anche in tecnologie non convenzionali. Ancora allo stato iniziale, l’eolico galleggiante, che costituisce appena l’1% della capacità eolica a livello mondiale, è assai promettente in campo offshore. Gli addetti ai lavori prevedono, infatti, di abbassare i costi delle pale marine, che oggi sono fino a due volte superiori rispetto a quelle presenti sulla terraferma.
I primi prototipi di turbina eolica galleggiante, denominata Hywind, sono stati testati dalla Statoil e presto diverranno realtà. La Hydro, società norvegese attiva in ambito energetico, sta installando un’altro esemplare vicino a Karmoy, un’isola a sud-est della Norvegia, per alimentare con energia rinnovabile una stazione petrolifera.
La caratteristica principale che differenzia turbine di questa tipologia, che avranno una potenza di circa 2,3 MW, da quelle offshore tradizionali, risiede nel fatto che la base galleggia ed è ancorata al fondo del mare con un cavo lungo fino a 700 metri, in modo da poterla porre a grande distanza dalla costa per sfruttare i forti venti qui presenti.
Tra gli altri numerosi vantaggi, sicuramente l’assenza di disturbo alla pesca, ai radar e alle rotte navali e l’impatto sul paesaggio pressoché nullo, sia a causa della notevole distanza dalla riva che delle dimensioni ridotte della turbina.
Fra i vari Paesi europei particolare attenzione merita il Portogallo. Che fosse un Paese all’avanguardia nel campo dell’eolico era cosa risaputa. Infatti, oltre al parco eolico di Ventominho, al confine con la Spagna, dotato di 120 turbine eoliche da 2 MW per un totale di 240 MW, nel giro di qualche anno ne verrà costruito un’altro anche ad Arada, vicino a Porto, che fornirà ulteriori 112 MW, che sommati ai precedenti portano a 352 MW la quota di energia ottenuta in modo assolutamente pulito. Senza dimenticare che da una collaborazione tra l’americana Principle Power e la portoghese Energias de Portugal nascerà la prima piattaforma galleggiante al mondo con turbina eolica offshore, in grado, appunto, di galleggiare, quindi di essere spostata in zone distanti dalla costa alla ricerca dei venti più regolari e quindi economicamente vantaggiosi. Il progetto prevede tre stadi: nel primo sarà costruita una turbina a grandezza naturale da 5 MW, nel secondo si completerà l’installazione di altre 5 turbine e, infine, nel terzo verranno valutate in pieno tutte le potenzialità commerciali. For much better result, acquire the medicine at least an hour before you indulge in sexual intercourse. viagra pills in india Those generic cialis pill having difficulty in swallowing pills can opt for Kamagra Jelly. There are many who cannot satisfy their lady in bed but cannot make it due to viagra cost australia erectile dysfunction, there is total dissatisfaction among the couples. You also need to regencygrandenursing.com viagra generika know that nobody will track your online payments and know you have transacted with the provider. Il costo dell’esemplare è di circa 4,3 milioni di euro per MW di potenza.
Un altro Paese ad essere fortemente interessato all’eolico galleggiante è la Francia. Sta, infatti, per essere presentato uno dei due progetti, Vertiwind, condotto dal gruppo petrolifero Technip insieme a Edf Energies Nouvelles e alla Scuola di arti e mestieri, mentre l’altro, Winflo, dovrebbe partire nel corso di quest’anno.
Il progetto Vertiwind si propone di realizzare un esemplare di turbina eolica galleggiante ad asse verticale. E’ una turbina tripala di cui è già in fase di test a terra un campione sperimentale da 35 kW. Il piano prevede di costruire entro il 2012 un primo modello da 2 MW da sperimentare prima a terra, per poi installarlo in mare entro il 2013. I vantaggi delle turbine ad asse verticale rispetto a quelle convenzionali ad asse orizzontale sono più evidenti proprio nelle installazioni offshore galleggianti. Questo tipo di turbine possiedono un centro di gravità molto basso, che assicura maggiore stabilità alla struttura di galleggiamento, inoltre non sono indispensabili complicate operazioni in mare con enormi gru per l’installazione. Il che comporta minori costi e, soprattutto, maggiore solidità, con minore bisogno di manutenzione e pericolo di frequenti anomalie.
Si aprono dunque nuove interessanti prospettive per questo specifico comparto.