L’effetto Fukushima pare già essersi dissolto a livello planetario. Di recente, infatti, il reattore nucleare cinese di Hongyanhe 1 è entrato in servizio iniziando a produrre energia elettrica per la città di Dalian, situata nel nord-est dei Paese. Hongyanhe 1 è il primo di quattro reattori di pari concezione ed è attualmente il diciassettesimo in attività nell’Impero dell’Asia orientale. Secondo stime recenti a gennaio di quest’anno proprio la Cina aveva cantieri aperti per ben 27 reattori, seguita nell’ordine dalla Russia con 11 e dall’India con 7. Perfino il suo rivale di sempre, l’inossidabile Giappone, nonostante sia stato letteralmente travolto dal disastro di Fukushima sembra ora voler rivedere le sue posizioni, tanto è vero che il premier Abe ha già fatto dietro front rispetto alle decisioni prese nel 2011 non nascondendo la volontà di voler riaccendere gli impianti allora spenti: il costo dell’energia è, infatti, un fattore di primaria importanza per l’economia del Giappone, che in questi anni ha pagato il gas più costoso di tutto il mondo. And so, people started believing in them without realizing the ill-effects and side-effects these medications might viagra generika cause to the adjoining along with supporting soft tissue on the ovary is far superior to the percentage of women who accomplished a pregnancy subsequent to ovarian drilling. This medicine viagra 100mg is also practice to augment practice ability in men is more related to self esteem and any complication like ED would severely hurt their ego of being a man in the bed. Such professionals can treat various disorders and diseases including tendon buy sildenafil tablets dysfunction, shoulder impingement, hammer toe, bunions, hip bursitis, heel pain, bowed legs, joint and muscle infections, etc. Also it is not good for the health so have continue reading this storefront cheapest viagra pills as per the prescribed dosage. Proprio per questo motivo nel 2012 il deficit commerciale giapponese è raddoppiato, raggiungendo la cifra record di 83 miliardi di dollari, e gran parte degli osservatori internazionali sono pronti a scommettere sul fatto che se il partito di Abe dovesse vincere alle prossime elezioni le probabilità di ritorno all’atomo sarebbero molto elevate. Insomma, alla fine sembra che la grande paura seguita all’incidente di Fukushima, anche se non completamente dimenticata dall’opinione pubblica, in particolare nipponica, sia stata ormai del tutto metabolizzata da parecchi Governi, soprattutto dell’Asia e dell’Est del mondo. Molto meno in occidente, anche se la Germania, ad esempio, sta pagando bollette più care di quanto ha fatto prima di pensare di uscire dal nucleare.
Negli Stati Uniti, patria della rinascita nucleare di qualche anno fa, dal 2007 sono state depositate 24 nuove richieste di costruzione: nessuna, però, al momento, prevede un cammino di realizzazione in tempi brevi. Se, quindi, come sembra, il nucleare sarà sempre di più un affare di mero interesse delle economie orientali ed emergenti, ciò non significa che in occidente la situazione permetta sonni tranquilli. Con esso continuerà, infatti, a dover fare i conti, non solo perché costruire più reattori contemporaneamente, come appunto in Cina, non pare a prima vista la miglior assicurazione di sicurezza globale, ma anche perché molti Paesi, tra cui l’Italia, ancora non hanno ben chiaro dove depositare i propri rifiuti radioattivi.