“Rubens e i Fiamminghi”, la più importante rassegna italiana degli ultimi vent’anni, è visitabile presso le splendide sale della settecentesca Villa Olmo sulle rive del Lago di Como dove i capolavori del genio Pieter Paul Rubens (Siegen, 28 giugno 1577 – Anversa, 30 maggio 1640), gran maestro fiammingo del Barocco, fanno bella mostra di sé.
E’ il settimo anno consecutivo, che la città di Como organizza un grande evento d’arte: i successi delle mostre precedenti, dedicate a Mirò, Picasso, Magritte, agli Impressionisti, a Klimt e Schiele, e ai maestri dell’Avanguardia russa Chagall, Kandinsky e Malevic, visitate da oltre 500.000 persone, per una media annuale di circa 90.000 visitatori, hanno fatto del capoluogo lariano uno dei punti di riferimento più importanti del circuito espositivo nazionale.
“Con Rubens e i suoi epigoni fiamminghi – ha sostenuto il sindaco di Como, Stefano Bruni – Como sta vivendo un’altra straordinaria stagione di grandi eventi, un ulteriore passo di un percorso ambizioso iniziato nel 2004 e che a pieno titolo ci ha già inserito nel circuito delle città d’arte, con importanti benefici per il territorio, per la naturale vocazione turistica e per il prestigio della nostra città. Dopo sette anni, continuo quindi a sostenere e a credere nella straordinaria forza propulsiva delle mostre e nella loro capacità attrattiva”.
“Rubens e i Fiamminghi”, curata da Sergio Gaddi, assessore alla cultura del Comune di Como e da Renate Trnek, direttrice della Gemäldegalerie dell’Accademia di Belle Arti di Vienna, si snoda su un percorso espositivo con ben 25 capolavori del maestro fiammingo, tutti provenienti dalle collezioni della Gemäldegalerie dell’Accademia di Belle Arti e dal Liechtenstein Museum di Vienna, ovvero uno dei nuclei numericamente più importanti finora mai esposti in Italia. Ad essi, si affiancano anche 40 opere di pittori della sua cerchia, quali Anton Van Dyck, Jacob Jordaens, Gaspar de Crayen, Pieter Boel, Theodor Thulden.
“La mostra di Villa Olmo – ha commentato il curatore Sergio Gaddi – celebra la genialità e la modernità di uno dei maestri assoluti della pittura, una personalità che, dopo quattrocento anni, continua a sorprendere per la potenza grandiosa ed esuberante del segno che ha reso universale il Barocco europeo. Rubens è sempre contemporaneo perché fissa nel tempo l’ideale della bellezza classica e riesce a dare la vita alle sue figure attraverso la luce e il colore. La sua pittura è una festa per l’anima e per gli occhi, e le opere esposte a Como raccontano la ricerca della perfezione nell’esperienza rubensiana e permettono al visitatore un viaggio appassionante nell’epoca d’oro della pittura fiamminga del Seicento”.
Il percorso espositivo, suddiviso nelle nove sale di Villa Olmo, attraversa i temi caratteristici della pittura di Rubens, come i soggetti sacri, i riferimenti alla storia e al mito, e contempla alcuni dei maggiori capolavori del maestro fiammingo. Tra questi da evidenziare, le “Tre Grazie” (1620-1624), vero manifesto dell’ideale bellezza femminile del tempo e che Rubens rappresenta sul modello del gruppo scultoreo ellenistico ritrovato a Roma nel XV secolo: egli dipinse o disegnò infatti il motivo delle Tre Grazie diverse volte, come soggetto singolo o inserito in un contesto più ampio. In questo caso, i tre personaggi femminili sono impersonati nella figura delle dee greche delle stagioni, vestite solo di un leggerissimo velo, che reggono un cesto di fiori, donando loro uno straordinario movimento circolare e un naturale ed elegante intrecciarsi di braccia e gesti delle mani.
L’immagine guida della mostra “Borea rapisce Orizia” (1615), è un altro straordinario capolavoro: rappresenta il rapimento, narrato da Ovidio nelle Metamorfosi, della ninfa Orizia, da parte del barbuto e alato Borea, personificazione del vento del nord. Rubens fonde i due corpi in un avvolgente e fluttuante abbraccio, catturando il momento di transizione che, dalla paura e violenza del rapimento, conduce a un’estasi di amore e fantasia. Il corpo di Orizia, come quello di tutte le figure femminili di Rubens, è reso con un incarnato talmente realistico e vivo da far domandare a Guido Reni: “ma questo pittore mescola il sangue ai colori?”.
“Il satiro sognante”, dipinta tra il 1610 e il 1612 poco dopo il suo ritorno in Italia, è invece una delle opere più insolite del maestro fiammingo: colpisce infatti, oltre che per la sua imponenza, anche per l’architettura della composizione che contrappone il gruppo, composto da Bacco, dal satiro ubriaco e dalla menade, ad una traboccante natura morta, composta da un prezioso vasellame dorato e da un’infinità di coppe per bere, dipinte con sublime maestria.
Particolarmente importanti sono poi le due grandi tele, di oltre tre metri di dimensione, che raffigurano “Vittoria e Virtù” e “Il trofeo di armi”, appartenenti al ciclo che Rubens dedicò al console Publio Decio Mure (1616-1617). Il tema dei quadri è ispirato alle vicende dell’eroico condottiero romano, vissuto nel IV secolo a.C., la cui storia è stata tramandata da Tito Livio. Managing site images A neglected aspect in Magento SEO is viagra sales uk how to manage images. Helps to boost your sexual energy unica-web.com buy levitra There is a healthy impact on entire body after taking VigrX pills. In this article we look to have a clearer understanding about erectile dysfunction and why it happens. viagra without prescription These chemicals improve bone density, immune system, energy viagra online stores try here now production, and kidney functions. I compiti di portata tanto vasta hanno sempre stimolato l’artista, tanto da fargli dire, in una lettera del 1621 indirizzata a William Trumbull: “Confesso che una dote innata mi ha chiamato a eseguire grandi opere piuttosto che piccole curiosità. Il mio talento è siffatto che nessuna impresa, per quanto grande e multiforme nell’oggetto, ha mai sconfitto la fiducia che ripongo in me stesso”.
La ricerca della perfezione nell’esperienza rubensiana passa dall’analisi accurata della fisicità e l’idea pittorica coincide perfettamente con la sua esecuzione pratica. A tal proposito, sono da ricordare, tra le altre, “La circoncisione di Cristo” (1605), che risponde a precise indicazioni iconografiche dettate dalla Controriforma, e la “Madonna della Vallicella” (1608), due straordinari modelli fatti per le pale d’altare della Chiesa dei Gesuiti a Genova e di Santa Maria della Vallicella a Roma, nelle quali l’impostazione teatrale della luce e l’atmosfera cromatica rivelano il grande influsso dei grandi pittori veneziani del Cinquecento, che Rubens aveva accuratamente studiato durante il suo soggiorno a Venezia del 1600.
Un’assoluta rarità è poi “Il giudizio di Paride” (1605-1608), una delle sole quattro opere che Rubens realizzò su tavola di rame, un supporto inconsueto per un tema che invece rappresenta un motivo ricorrente nella pittura del maestro, più volte ripreso, fino al famoso quadro del 1638-39, commissionato dal re di Spagna Filippo IV, ora al Prado di Madrid, e raffigurante la competizione tra le dee Giunone, Minerva e Venere per il titolo di donna più bella dell’Olimpo, giudicate da Paride. È questo uno dei più incantevoli ‘poemi’ dipinti da Rubens, in cui tutto, dall’insieme della composizione, alle figure al paesaggio, al cielo che le sovrasta, si risolve nel colore, nella pittura pura stesa con pennellate fluide, fondendo insieme indissolubilmente sia le figure che l’ambiente che le circonda.
Di notevole pregio, alcuni piccoli oli su tavola di soggetto sacro, dipinti da Rubens come studi preparatori per i 39 dipinti commissionatigli nel 1620 per il soffitto della Chiesa dei Gesuiti di Anversa, in cui è possibile incontrare più che mai la mano autografa dell’artista, che realizzava personalmente i bozzetti preparatori, affidandosi poi alla collaborazione della bottega per il perfezionamento dell’opera finale.
Accanto a tutti questi strepitosi capolavori di Rubens ed a un interessantissimo video nel suggestivo teatrino, la mostra di Villa Olmo propone anche 40 tele realizzate da pittori fiamminghi della sua cerchia, in particolare di Anton Van Dyck, amico del maestro e certamente l’allievo di maggior talento, di cui è presente, tra gli altri, il famoso “Autoritratto all’età di quindici anni”, oltre che Jacob Jordaens, Gaspard de Crayer e Theodor Thulden.
Tra i fiamminghi spiccano, per particolare pregio e minuzia del dettaglio, le nature morte di Pieter Boel, Jan Fyt e Jan De Heem, nelle quali è possibile incontrare quella commistione di naturalismo, esotismo e artificialità tipica delle raccolte nobiliari delle kunstkammern, tanto di moda nei Paesi Bassi del XVII secolo. E’ il caso di “Natura morta con mappamondo, tappeto e cacatua” di Pieter Boel o “Natura morta con frutta e scimmia” di Jan Fyt, o ancora “Sontuosa natura morta con pappagallo” di Jan Davidsz de Heem. Una variante della natura morta, molto apprezzata nelle Fiandre intorno alla metà del Seicento è quella delle scene di cacciagione, ben rappresentate in mostra, da opere come “Il pavone bianco” di Jan Weenix (1693), o le due “Natura morta con cacciagione”, rispettivamente di Jan Fyt e Melchior Hondecoeter.
Dopo i successi degli spettacoli legati alle esposizioni precedenti, per tutto il periodo di apertura della mostra viene inoltre rappresentato, nel Teatrotenda di Villa Olmo, lo spettacolo teatrale “Don Chisciotte. Cavaliere del Barocco”, creato appositamente per l’evento, come ulteriore approfondimento alla visita dello stesso: il testo racconta l’incontro immaginario tra Cervantes e Rubens, magari avvenuto in una taverna, nel quale i due si parlano con ardore delle necessità artistiche della rivoluzione che si stava per compiere.
La pièce, interpretata da Marco Ballerini e Laura Negretti, cui si deve il progetto, rende infatti pienamente lo spirito e la rivoluzione artistica che il Barocco compì, dalla fine del sec. XVI in avanti ed è una produzione di “Teatro in Mostra” di Como, in collaborazione con l”Assessorato alla Cultura del Comune di Como, mentre regia ed adattamento sono di Eleonora Moro e le scene di Armando Vairo.
I gruppi e le scuole possono prenotare questo spettacolo, con un minimo di 20 iscritti, in qualsiasi giorno e a qualsiasi ora con un costo di € 3.00 per le scuole ed € 5.00 per i gruppi e per singoli, mentre l’ingresso è gratuito con biglietto della mostra.
Sono già state fissate tre repliche alle ore 21.00 per consentire proprio anche ai singoli di vedere lo spettacolo e le date sono: Sabato 22 maggio, Sabato 19 giugno e Sabato 10 luglio. Per informazioni : Teatro in Mostra – Laura Negretti – Tel. 348/7640517 – e-mail lauranegretti@hotmail.com
Rubens e i Fiamminghi
Como, Villa Olmo (via Cantoni 1)
Fino al 25 luglio 2010
Orari: martedì, mercoledì e giovedì 9.00-20.00
venerdì, sabato e domenica 9.00-22.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
lunedì chiuso
Biglietti: Intero: 9.00 €
Ridotto: 7.00 € – da 6 a 16 anni, over 65, studenti, gruppi minimo 20 persone
Gruppi scolastici: 5.00 € – min. 20 persone
Gratuito: bambini fino a 6 anni, accompagnatori di gruppo, disabili con accompagnatore
On line: www.ticketone.it Infoline: tel 02 54916
Prenotazione gruppi: tel 031 571979 – fax 031 3385561
Catalogo Silvana Editoriale
Sito internet: www.grandimostrecomo.it