Va in scena, al Teatro Romano venerdì 1 e sabato 2 settembre nell’ambito dell’Estate Teatrale Veronese, ROMEO E GIULIETTA #GENERAZIONE SACRIFICIO. Ne sono interpreti venticinque allievi attori veronesi dai diciotto ai ventotto anni e Giuseppe Sartori nel ruolo del principe di Verona. Regia e rielaborazione drammaturgica sono di Silvia Masotti e Camilla Zorzi
Dopo il grande successo di “Ifigenia #generazionesacrificio” nel 2021, prosegue la collaborazione tra Teatro Stabile di Verona e Spazio Teatro Giovani (centro di ricerca e di formazione teatrale per i giovani a Verona) con “Romeo e Giulietta #generazione sacrificio” tratto da William Shakespeare in scena venerdì 1 e sabato 2 settembre alle 21.00 al Teatro Romano. Lo spettacolo, che debutta in prima assoluta ed è prodotto dal Teatro Stabile di Verona e dall’Estate Teatrale Veronese, è frutto di un intenso laboratorio di otto mesi durante il quale le esperienze e il vissuto di ogni singolo partecipante hanno dialogato con i temi, il linguaggio e le metafore proposti dall’inesauribile testo shakespeariano. In scena venticinque ragazze e ragazzi dai diciotto ai ventotto anni e Giuseppe Sartori, attore diplomato alla scuola di Piccolo di Milano, nel ruolo del principe di Verona. La rielaborazione drammaturgica e la regia sono di Silvia Masotti e Camilla Zorzi. Come “Ifigenia” che riscopriva attraverso la sensibilità dei giovani il valore poetico e politico di un testo classico e lo calava nei giorni nostri, questo “Romeo e Giulietta” è un’amara riflessione, da una prospettiva diversa, su temi come l’amore, il ruolo della famiglia, l’odio e la guerra tra bande. Perché Romeo e Giulietta, oltre a una storia d’amore, è una storia d’odio e di morte. Verona è lo scenario di una lotta fratricida: le due famiglie che si scontrano, i Montecchi e i Capuleti, hanno educato i loro figli all’odio, allo scontro fisico, all’insulto verbale e tutto quest’odio non può che generare morte. Nel corso della vicenda muoiono tantissimi personaggi, l’uno ammazzato dall’altro: sono tutti ragazzi sotto i diciott’anni e quando infine muoiono i due innamorati, Romeo e Giulietta, che si suicidano perché non possono vivere la loro storia d’amore, la città rimane senza un futuro, perché ha perso chi quel futuro lo può costruire.
«Dopo il risultato ampiamente positivo di “Ifigenia #generazionesacrificio” nell’ambito dell’Estate Teatrale Veronese 2021, siamo lieti – dice Piermario Vescovo, direttore artistico del Teatro Stabile di Verona – di sostenere la produzione, sempre presso il Teatro Romano, di un più ambizioso progetto affidato alla drammaturgia e alla regia di Silvia Masotti e Camilla Zorzi: un “Romeo e Giulietta” riletto e ripensato, con le giovani e i giovani coinvolti, oltre i cliché e i luoghi comuni che promuovono e insieme limitano la popolarità di questo grande classico shakespeariano. La prospettiva d’interrogazione e rinnovamento della tradizione culturale, linea caratterizzante il nostro lavoro, e l’intenzione di dare continuità ai rapporti di collaborazione con le istituzioni e le realtà teatrali veronesi, si propongono sempre come bussola del nostro percorso».
«Portare in scena “Romeo e Giulietta” con un gruppo di adolescenti e di giovani non professionisti è per noi – sottolineano Silvia Masotti e Camilla Zorzi – il modo di penetrare la tragedia al di fuori della convenzione e viverla nella sua complessità, nei suoi aspetti più inquieti, profondamente legati all’adolescenza, presenti nel testo di Shakespeare e non sempre messi in risalto. La lotta fra i Montecchi e i Capuleti è un’estenuante guerra civile evidenziata da un muro che ricorda i tanti muri fisici e morali del mondo e in particolare evoca il muro di Berlino che ha diviso per più di trent’anni Oriente e Occidente e che purtroppo si sta innalzando di nuovo. Altro richiamo alla Berlino del muro sono i due angeli del “Cielo sopra Berlino” di Wim Wenders che qui seguono due giovanissimi Romeo e Giulietta per sostituirsi a essi nella seconda parte della tragedia, quando protagonista ineluttabile diventa la Morte che spazza via con violenza l’Eros vitale dei due protagonisti. Giuseppe Sartori aiuterà i ragazzi a riconsegnare la tragedia al pubblico come una riflessione lucida e amara su che cosa succede se un collettivo non investe sul proprio futuro e se tutti i suoi figli non trovano altra soluzione che ammazzarsi fra loro, o suicidarsi. Non abbiamo voluto attualizzare “Romeo e Giulietta” ma sentirci tutti chiamati in causa in un testo così potente, perché nessuna generazione dovrebbe essere sacrificio di quelle precedenti, né ieri, né oggi, né mai. Abbiamo scelto di mantenere le parole di Shakespeare, le abbiamo masticate, tradotte in azione scenica in modo da dare spessore ai rapporti tra giovani e adulti e a quelli tra coetanei all’interno del gruppo. Assieme ai ragazzi non ci siamo sottratte alle difficoltà linguistiche, abbiamo mantenuto la bellezza delle scene d’amore, l’ambiguità sessuale e il vituperio degli insulti tra bande che in Shakespeare sono potenti ed efficaci quanto la parte più lirica. Nella prima parte dello spettacolo i tagli che abbiamo operato sono meno consistenti. Si fanno invece più audaci nella seconda parte quando la morte entra esplicita nella trama e anche la scrittura si asciuga e si fa scheletrica. Alla fine, al grido di dolore del testo shakespeariano si aggiungono le parole disperate della drammaturga inglese Sarah Kane».
Insieme a Giuseppe Sartori (principe di Verona e Coro) sono in scena, in ordine alfabetico: Francesco Biolcati (Abram), Nicolò Bruno (padre Lorenzo), Ivan Carlini (angelo di Romeo, Romeo) Alice Cordioli (Balthasar), Zeno Didonè (Tebaldo), Annamaria D’Onghia (Benvolio), Carlotta Francescon, Pietro Bilal Khachab (Mercuzio), Michele Marchiori (Gregorio), Linda Micheletti (Baby), Luana Montoli (angelo di Giulietta, Giulietta), Luca Murari (Romeo) Astrid Valdinoci (Sansone) e Viola Valsecchi (Giulietta). Completano il cast i ragazzi che danno corpo ai Montecchi e ai Capuleti: Niccolò Bello, Linda Bondavalli, Riccardo Cassatella, Leonardo Comiotto, Vittoria Ferri, Alice Reggiani, Arianna Rizzini, Cecilia Sartori, Andrea Tapparini e Greta Zenari. Le scene sono di Antonio Panzuto, i costumi di Davide Tonolli, il disegno luci è di Nicola Fasoli, la fonica di Matteo Chiochetta. Assistente alla regia è Michele Bernardi.
Diplomate alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano con Luca Ronconi, Silvia Masotti e Camilla Zorzi sono laureate in lettere moderne e specializzate in arteterapia. Parallelamente all’attività di attrici, dal 2013 si occupano di formazione teatrale per giovani e giovanissimi con il centro Spazio Teatro Giovani da loro fondato.
Nato nel 1986, Giuseppe Sartori si è diplomato alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano nel 2008. Vincitore del premio “Mariangela Melato” 2018 per lo spettacolo “PPP Ultimo Inventario prima di liquidazione” di cui era protagonista e del premio Assostampa 2022 per il ruolo di Edipo in “Edipo re” di Sofocle con la regia di Robert Carsen, è stato Oreste in “Coefore Eumenidi” di Eschilo nel 2021 a Siracusa e, sempre al festival del Teatro Greco nella città siciliana, Ulisse in “Ulisse ultima Odissea” nel 2023.