Risveglierà l’ombra
che ci separa dall’infinito
– è l’individuo, sussurra
la sua volontà
al termine del sole,
nell’ora dove la fine
diviene il principio
e la ragione
si congiunge al giudizio
(dove?, nel varco sconosciuto,
dietro i fuochi fatui
dell’indulgenza)
… Non vi è più guida
che non sia l’eccelso,
l’anello sacrale dell’Universo,
(e)
seguendo l’impronta del fuoco,
si può incidere l’origine
del vuoto.
L’inesatta formula del cosmo
si disintegra nell’incanto…
Non vi è più secolare difesa,
non più distorte visioni
di un’improvvida realtà…
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l’immagine fasulla
di una scienza rigogliosa,
di tigri dell’Universo,
quando il gelo calcifica
Newton
e traspare il nulla
dell’ignoranza
divenuta fede…)
In verità, più salivo…
– io scendevo nell’abisso
del tempo,
tra innominate repubbliche
e dimenticate virtù.
L’ovvio svanisce
come bugia a Carnevale,
– in realtà non esiste l’ovvio,
ma solo l’immagine
costruita di un dio.
(Claudio Elli)
da Fiori di una fredda estate
in Poesia, Milano, OTMA Edizioni, 1997