Se per fine 2012 in Italia sono previsti 32 milioni di smartphone, 2,9 milioni di tablet e 2,5 milioni di Internet TV, non sorprende che per il 2015 se ne ipotizzino addirittura 50 milioni, 12 milioni e 11 milioni rispettivamente. Le ultime tendenze parlano, infatti, di un mondo senza mouse e tastiere dove più che il web trionfano le app: l’internet di ultima generazione è mobile e semplice da utilizzare, anche per bambini e anziani, e non esige corsi o lauree specialistiche. Grazie a questi dispositivi potremmo recuperare il gap accumulato rispetto al resto d’Europa riguardo ad alfabetizzazione informatica e diffusione di internet, che, vuoi per l’insufficiente presenza della banda larga (ad oggi solo il 62% della popolazione vs il 90% dei Paesi del nordeuropa), vuoi per problemi di carattere infrastrutturale e culturale, come la scarsa diffusione di PC nelle famiglie (67 ogni 100 abitanti contro 88 in EU5), non è mai realmente decollata. Primeggiamo, invece, in Europa in quanto a numero di smarthone: oggigiorno li adopera ben il 41 per cento di quelli che navigano in internet. E così mentre il mobile prospera, i computer desktop stanno gradualmente scomparendo non solo dalle case degli italiani, che ormai prediligono portatili e netbook, ma anche negli uffici, dove la maggiore elasticità dei tablet rende possibile informatizzare anche operazioni estremamente complesse. Un tipico esempio è la soluzione trovata da Olivetti per la firma digitale a valore legale: sono, infatti, sufficienti una tavoletta Android e uno stilo per poter firmare contratti e documenti come se fossero su carta, con l’ulteriore grosso vantaggio che è, poi, possibile inviarli immediatamente.
In pratica meno passaggi ed errori e più velocità, quello, cioè, che ci si attende dalla Sanità, dalla Scuola e dalla Pubblica Amministrazione.
In futuro dopo la TV e il cellulare saranno proprio le città e le Pubbliche Amministrazioni a diventare intelligenti. Finally, this is a order generic cialis http://www.midwayfire.com/minutes/12-11-12.pdf time when every business must manage for positive cash flow. Low self-esteem, depression and performance levitra canada price anxiety are all mental issues that can be caused as a result of erectile dysfunction. They always think that other are better endowed than them. free cialis Never store kamagra in a bathroom midwayfire.com viagra prices and freezer as they are not safe places for the storage of the drug. Siamo solo all’inizio, è vero, ma seppur lentamente qualcosa sta cominciando a muoversi: studi recenti quantificano, infatti, in 20 miliardi di euro in tre anni la cifra che potremmo recuperare col processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, mentre le maggiori entrate ammonterebbero a circa 5 miliardi. Fra le priorità dell’Agenda Digitale italiana, nata poco tempo fa, spiccano competenze digitali, ricerca e innovazione, e-goverment, infrastrutture e sicurezza, smart cities ed e-commerce.
Un ulteriore conferma di impegno concreto arriva dall’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui investimenti di 300 milioni di euro in start up produrranno fra dieci anni benefici sul PIL per circa 3 miliardi di euro. Al momento, purtroppo, l’Italia è ancora indietro rispetto ad altri Paesi sia per l’ammontare di investimenti che per numero di start up, che, infatti, sono solo un settimo rispetto alla Francia e un quinto rispetto a Germania ed Inghilterra. A prevalere è, manco a dirlo, proprio il settore ICT con circa il 50% del totale: sono, infatti, 44 le start up ICT finanziate nel 2011 per 27 milioni di euro e 29 quelle sovvenzionate finora nel 2012 per 20 milioni di euro. Ma l’aspetto più importante è che la metà di questi investimenti interessa proprio le tecnologie mobili, dove, invece, l’Italia ricopre una posizione di assoluto rilievo in ambito internazionale.