Foto: locandina mostra La ragazza con l'orecchino di perla al Palazzo Fava di Bologna
Foto: locandina mostra La ragazza con l'orecchino di perla al Palazzo Fava di Bologna
Foto: locandina mostra © Linea d’Ombra

Si è aperta con 98.000 prenotazioni mantenendo una media giornaliera di oltre 3.000 persone la mostra de La Ragazza con l’orecchino di perla. Il mito della Golden Age da Vermeer a Rembrandt, e se questo flusso sarà costante ci si aspetta di arrivare a superare gli oltre 326.000 visitatori. Una bella riuscita per una mostra che ha destato polemiche e perplessità di ogni tipo, primo tra tutte quella di fomentare un turismo mordi e fuggi a discapito di una politica interessata a promuovere piuttosto tesori nostrani spesso dimenticati. Il curatore della mostra Marco Goldin ha promesso “un evento” e così è stato: approfittando della scelta della Direzione del Mauritshuis dell’Aja di far viaggiare la collezione e non chiuderla nei depositi durante il periodo di ristrutturazione degli spazi museali, ha pensato a Bologna come ultima tappa ed unica sede europea del tour durato due anni. Azzeccata la scelta di allestire la mostra nelle splendide sale di Palazzo Fava affrescate dai Carracci (un’occasione unica per svelare al contempo un prezioso pezzo di Bologna al grande pubblico appositamente messo in sicurezza ed organizzato secondo le norme internazionali), generosa la proposta rispetto alle esposizioni che l’hanno preceduta (Tokyo, Kobe, San Francisco, Atlanta, New York) di esporre un numero maggiore di opere del ‘600 olandese- esattamente 37- e di ampliare il catalogo con nuovi scritti. Il percorso espositivo si snoda in sei sezioni: si parte dalla storia del museo Mauritshuis che ospita storicamente la collezione, si prosegue con i paesaggi olandesi immortalati nella loro varietà boschiva, marittima e con l’inserimento di un quadro di Jan Both che omaggia il paesaggio italiano, si continua con uno dei generi fiamminghi più conosciuti al pubblico, quello del ritratto (in mostra se ne possono ammirare diversi, di grande spessore, da Frans Hals a Gherardo delle Notti, da Govert Finck a Rembrandt-Ritratto di un uomo anziano, Autoritratto con goletta e Ritratto di uomo con cappello piumato-). La quarta sala è dedicata agli interni con figure, opere di grande raffinatezza compositiva e cromatica incentrate su scene per lo più realistiche e di vita quotidiana con intenti moraleggianti (Pieter de Hooch Uomo che fuma e donna che beve in un cortile, Jan Steen Ragazza che mangia le ostriche, Gerard ter Borch Donna che scrive una lettera ma anche Canto di lode di Simeone di Rembrandt e Diana e le sue ninfe di Vermeer). Non potevano mancare le nature morte in cui viene messo in luce il tema della vanitas e altre  simbologie, ed è proprio a queste che è dedicata la quinta sala con i famosi quadri di Pieter Claesz e due dipinti di rara bellezza: La natura morta con cinque albicocche di Adriaen Coorte e Il cardellino di Carel Fabritius, artista allievo di Rembrandt morto prematuramente artefice di questo quadro realistico tanto da sembrare un trompe l’oeil ma anche moderno se ci si concentra sullo sfondo e sul gioco di ombre che il volatile produce. E poi, nell’utima sala, è collocata lei, La ragazza col turbante o con l’orecchino di perla di Vermeer, opera straordinaria e tanto pubblicizzata da creare un’attesa tale da rimanere smarriti quando finalmente la si trova davanti: girata di tre quarti, con sguardo languido e labbra socchiuse con copricapo in uso nell’Impero turco, giacca tipica dell’epoca e pendente (probabilmente non si tratta di una perla vera, troppo grande e quindi una rarità per il periodo, ma piuttosto di un vetro colorato forse importato da Venezia). Un tronie dipinto intorno al 1665 circa dove risplende tutta l’abilità della Sfinge di Delft (è così che Vermeer veniva soprannominato all’epoca visto che ben poco si sapeva della sua vita privata), ispirato probabilmente ad un personaggio di fantasia nonostante rintracciarne l’identità abbia impegnato numerosi studiosi. ”La Gioconda del Nord” rimase probabilmente nello studio dell’artista sino a  che non fu venduta all’asta nell’800 ad Arnoldus des Tombe per soli 2 fiorini e 30 stuyvers che nel 1903 lo donò al Mauritshuis. Il valore culturale di una mostra non si misura certo con il numero di biglietti venduti ma ci si augura che questo avvenimento di qualità che grazie anche ad un importante lavoro di marketing è stato in grado di richiamare un pubblico esteso (ed è importante che l’arte sia evento non elitario, )possa far tornare i turisti a visitare i tesori di Bologna  e rilanciare una città spesso conosciuta per gli itinerari gastronomici piuttosto che per il suo patrimonio pregiato.

La ragazza con l’orecchino di perla
a cura di Marco Goldin e Emilie Gordenker, direttrice del Mauritshuis Museum de L’Aia. In collaborazione con Fondazione Carisbo, Genus Bononiae Musei nella Città,Intesa Sanpaolo. E con la partecipazione in qualità di main sponsor del Gruppo Segafredo Zanetti

Bologna, Palazzo Fava
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