All’Auditorium di Milano al via il Rach Festival, per i 150 anni dalla nascita di Rachmaninov: giovedì 13 aprile il Concerto per pianoforte n.1, con Romanovsky alla tastiera
Giovedì 13 aprile ore 20.30
Claude Debussy Petite Suite
Maurice Ravel Ma mère l’oye. Cinques pièces enfantines
Sergej Rachmaninov Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in Fa diesis minore op. 1
Orchestra Sinfonica di Milano
Alexander Romanovsky Pianoforte
Claus Peter Flor Direttore
Giovedì 13 aprile alle ore 20.30 prende le mosse il tanto atteso RACH FESTIVAL, poker di appuntamenti distribuiti in due settimane per festeggiare i 150 anni della nascita del compositore. Dal 13 al 23 aprile l’Orchestra Sinfonica di Milano sviluppa un Festival quadripartito per tracciare un ritratto del grande compositore russo. Un programma che passa in rassegna l’integrale dei quattro concerti per pianoforte e orchestra di Rachmaninov. Una vera e propria “impresa pianistica”, quella che è chiamato a svolgere il solista di un tour de force così ambizioso. Per l’occasione, alla tastiera Alexander Romanovsky, grande solista, indiscusso talento degli ottantotto tasti, pianista vincitore a soli diciassette anni del primo premio al Concorso Busoni di Bolzano, ospite regolare dei palcoscenici più prestigiosi al mondo. Un grande musicista che ha particolarmente a cuore la produzione di Rachmaninov, onnipresente nel suo repertorio.
Sul podio dell’Orchestra Sinfonica di Milano, ad accompagnare Romanovsky in questa impresa, il Direttore Emerito dell’Orchestra, Claus Peter Flor.
Figura poliedrica, ripudiato come “l’antico bardo dei commercianti all’ingrosso” dalla cultura di stato della madrepatria, allora URSS, tacciato di conservatorismo dalle avanguardie del Novecento, Sergej Rachmaninov affinò il suo stile rinnovando il confronto con la figura demoniaca del compositore-interprete, del “virtuoso” ottocentesco, incarnata da Paganini e Liszt. In tal senso, forse, i quattro concerti per pianoforte e orchestra sono la più compiuta testimonianza di questa postura compositiva. Sergej Rachmaninov rappresenta nel Novecento il virtuosismo, ma anche della difficoltà, umanissima, di essere compositore.
Così, giovedì 13 aprile alle ore 20.30 prende le mosse il Festival dedicato a Rachmaninov, col Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in Fa diesis minore op. 1, “condito” da due gioielli della musica francese del Novecento: la Petite Suite di Claude Debussy e Ma mère l’oye di Maurice Ravel, due brani originariamente scritti per pianoforte. Del “primo” di Rachmaninov, è eloquente ciò che Romanovsky stesso ha dichiarato in una recente intervista: “Sicuramente il Primo Concerto per pianoforte e orchestra è quello più puro e fanciullesco, nel più alto termine della parola. Rachmaninov, tra l’altro, è un compositore che è fiorito estremamente presto. Si è diplomato con un’opera, presentata subito al Bolshoi di Mosca, assai lodata da Čajkovskij. Era all’apice della creatività, inarrestabile. Il primo Concerto ne è un esempio fantastico: tanto bello che Rachmaninov, già più che maturo, amava tantissimo questo pezzo e ha voluto rivederlo perché lo apprezzava per la qualità delle idee musicali che contiene”. Interessanti anche le parole di Rachmaninov, che ci fanno comprendere il suo ruolo nell’integrale dei suoi Concerti per Pianoforte: “Quando in America dico che suonerò il Primo Concerto, non protestano, ma posso vedere dai loro volti che preferirebbero il Secondo o il Terzo“.Il primo movimento del Concerto è stato scritto da uno studente di 17 anni, e il secondo e il terzo movimento quando aveva 18 anni. Ciò che è notevole è che Rachmaninoff mantenne la freschezza quando revisionò l’opera nel 1917, circa 26 anni dopo. A quel tempo, aveva molte opere importanti al suo attivo – oltre al Secondo e al Terzo Concerto per pianoforte, c’erano due sinfonie, per la seconda delle quali aveva vinto il prestigioso Premio Glinka. Ed era diventato famoso non solo come compositore, ma anche come pianista e direttore d’orchestra. Il Primo Concerto, quindi, riflette sia un adolescente Rachmaninov che era già in possesso di uno stile compositivo fortemente definito, sia un artista creativo maturo, mondano ed esperto. Il segno dell’irruenza giovanile è particolarmente evidente all’apertura, dove una fanfara a due misure in corni, clarinetti e fagotti scatena un’entrata infuocata dal pianoforte, che, eruttando in alto negli acuti, si lancia lungo la tastiera in doppie ottave e accordi fiammeggianti.
Il Primo di Rachmaninov viene idealmente accostato a due pilastri della tradizione musicale francese: la Petite Suite di Claude Debussy, meravigliosa suite composta originariamente per pianoforte a quattro mani che rievocano l’era degli aristocratici del Diciottesimo secolo in campagna, il mondo raffigurato nei fantasiosi dipinti di Fragonard e Watteau, e Ma mère l’oye di Maurice Ravel, una delicata suite di cinque miniature per duetto pianistico ispirate alle fiabe composte dal 1908 al 1910 e arrangiato per piccola orchestra nel 1911
Il prossimo appuntamento del RACH FESTIVAL è previsto per domenica 16 aprile alle ore 16, con il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra in Do minore op. 18, capolavoro presentato a Mosca il 9 novembre 1901 con l’autore al pianoforte ed Alexandr Ziloti alla direzione, forse la prima opera matura di Rachmaninov. Una pagina traboccante di un pathos tipicamente post-romantico, nel solco della migliore tradizione ciaikovskiana. Il Secondo Concerto viene accostato ai magnifici Études-Tableaux, saggio della straordinaria bravura e della spigliata fantasia di orchestratore di Ottorino Respighi che trascrive per orchestra l’originale pianistico dell’op. 33 e dell’op. 39.
Conferenza introduttiva
Giovedì 13 aprile alle ore 18.30 si terrà una conferenza introduttiva al Foyer della Balconata dell’Auditorium di Milano, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Studium Musicale d’Ateneo. Relatore Martino Tosi, intitolata “RACH FESTIVAL – 1 | Il pianismo di Rachmaninov (e quello d’Europa)”: Rachmaninov, per il primo concerto per pianoforte orchestra, scelse come modello il norvegese Grieg e accettò l’orchestrazione degli Études-Tableaux dall’italiano Respighi. Debussy, l’anti-Beethoven, fu segretamente innamorato e fine conoscitore dell’opera del germanico Wagner. Ravel, francese, scrisse la migliore musica spagnola. Gli estremi nazionalismo-imperialismo si risolvono per Rachmaninov, tra Ottocento e Novecento, nella “cultura del pianoforte” tonale russo-europea.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Biglietti
Intero: 36 € in platea,27 €in galleria. Over 60 e Convenzioni: 27 € (platea), 21 € (galleria). Under 30 e Sostenitori: 19 € (platea), 17 € (galleria).
Abbonamento Rach Festival (4 concerti)
Intero: 100 €. Over 60 e Convenzioni: 90 €. Under 30 e Sostenitori: 60 €.
Orari biglietteria Auditorium di Milano: Martedì-Domenica, 10 – 19.
Recapiti: T. 02 83389.401, e-mail: biglietteria@sinfonicadimilano.org
BIOGRAFIE:
Alexander Romanovsky, pianoforte
Descritto da Carlo Maria Giulini come “un pianista di grande talento”, Alexander Romanovsky è un pianista affascinante e sottile con una voce del tutto coinvolgente.Nato in Ucraina nel 1984, all’età di tredici anni si trasferisce in Italia, dove studia all’Accademia Pianistica di Imola con Leonid Margarius che Alexander Romanovsky considera la figura più influente nella sua vita musicale e all’età di diciassette anni, vince il Primo Premio al prestigioso Concorso Busoni a Bolzano. Nel 2009 consegue l’Artist Diploma presso il Royal College of Music di Londra.La sua attività concertistica negli ultimi anni include debutti orchestrali con le orchestre sinfoniche di City of Birmingham, Islanda, Stavanger, Japan Century e Pacific Symphony orchestra; debutti solistici al Auditorio Nacional di Madrid e Casa da Musica di Porto; impegni con laRoyal Philharmonic, National Philharmonic of Russia, la Tokyo Metropolitan e la Tokyo Symphony Orchestra e l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna; recitals alla Concertgebouw di Amsterdam, al Festival pianistico di Brescia e Bergamo ed alla Tchaikovsky Concert Hall di Mosca; ed estesi tour di concerti in Italia e in Giappone. Definito dal New York Times “speciale, non solo possiede una tecnica straordinaria e la creatività nei colori e nella fantasia, ma è anche un musicista sensibile e un lucido interprete” Alexander è ospite di molti palchi tra i più prestigiosi al mondo, per citarne alcuni la Sala principale del Concertgebouw di Amsterdam, La Scala a Milano, Teatro Colón di Buenos Aires, la Sala Grande del Conservatorio di Mosca, le sale Suntory e Kioi di Tokyo, il Teatro Municipal a Santiago del Cile, la Sala Santa Cecilia del Parco della musica di Roma.Romanovsky si esibisce regolarmente con le maggiori orchestre in Europa, Asia e nelle Americhe, tra cui le orchestre inglesi Royal Philharmonic, English Chamber, Hallé e Bournemouth Symphony Orchestra, in Italia con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la Filarmonica della Scala; con l’orchestra del Teatro Mariinsky e l’Orchestra Nazionale Russa, con la NHK Symphony Orchestra, con la New York Philharmonic al Bravo! Festival Vail e la Chicago Symphony al Ravinia Festival; collabora con direttori quali Vladimir Spivakov, Valery Gergiev, Mikhail Pletnev, Sir Antonio Pappano, Gianandrea Noseda, James Conlon, Krzysztof Urbanski e Diego Matheuz.Nel 2007, è invitato a tenere un concerto al Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, alla presenza di Papa Benedetto XVI in occasione del 110 ° Anniversario della nascita di Papa Paolo VI. Ha pubblicato i Concerti di Glasunov per la Warner e cinque album acclamati dalla critica su Decca – Beethoven: Variazioni Diabelli, Brahms / Schumann, Rachmaninov: Etudes- Tableaux op.39 e Variazioni Corelli, Rachmaninov: Russian Faust e, più recentemente Childhood Memories di autori diversi.Gli anni recenti lo hanno visto estendere la propria attività a sostegno della promozione dei giovani talenti e della musica classica in collaborazione con enti importanti come l’Accademia Musicale Chigiana. Dal 2014 Alexander Romanovsky ricopre la carica di Direttore Artistico del Vladimir Krainev Moscow International Piano Competition.
Claus Peter Flor, direttore
Rispettato in tutto il mondo come direttore d’orchestra con una musicalità istintiva e incisiva, Claus Peter Flor mantiene una prestigiosa carriera internazionale, rinomata in particolare per la sua competenza e per l’interpretazione del repertorio austro-germanico, tra cui Bruckner, Mahler, Strauss, Brahms e Schumann. Il Maestro Flor ha anche una grande affinità con le opere di Shostakovich, così come con il repertorio ceco di Dvorak e Suk, avendo registrato molti dei loro lavori durante il suo mandato come direttore principale della Malaysian Philharmonic.
Nato a Lipsia nel 1953, il Maestro Flor ha iniziato la sua carriera musicale studiando violino a Weimar e Lipsia, prima di dedicarsi alla direzione d’orchestra con Rolf Reuter e successivamente con Rafael Kubelik e Kurt Sanderling. Nel 1984 è stato nominato General Music Director della Konzerthausorchester di Berlino, attivando allo stesso tempo regolari collaborazioni con le altre principali orchestre tedesche: la Gewandhaus di Lipsia e la Staatskapelle di Dresda. Nel 1988 ha debuttato con la Filarmonica di Berlino, dove è poi tornato in altre due occasioni. Nel corso della sua carriera ha ricoperto incarichi presso un gran numero di importanti orchestre, tra cui la Philharmonia Orchestra di Londra, la Dallas Symphony Orchestra, la Tonhalle Orchester Zürich e la Malaysian Philharmonic Orchestra. Prima di ricoprire la carica di Direttore Musicale della Malaysian Philharmonica dal 2008 al 2014, il Maestro Flor ha ricoperto la carica di Direttore Ospite Principale dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi (2003-08) su invito personale del loro Direttore Musicale Riccardo Chailly, dove è stato successivamente nominato Direttore Musicale dalla stagione 2017/2018, con il compito di sviluppare il lavoro dell’orchestra nel repertorio mitteleuropeo. Nella stagione 2018/2019, il Maestro Flor è nominato Direttore Ospite dell’Het Gelders Orkest. Nelle ultime stagioni, ha diretto con successo di pubblico e di critica concerti con la London Symphony Orchestra (la Sinfonia n. 3 di Bruckner) e l’Orchestra Santa Cecilia di Roma in un programma interamente dedicato a Mozart. Tra i recenti e i prossimi impegni di rilievo la collaborazione con la Het Gelders Orkest così come il ritorno alla South Netherlands Philharmonic, alla Dallas Symphony Orchestra, allo Hyogo Performing Arts Centre Orchestra in Giappone e il debutto con la Philharmonic Orchestra di Sofia. La sua grande esperienza in ambito lirico lo ha portato a instaurare una lunga collaborazione con il Théâtre du Capitôle di Tolosa, dirigendo celebri produzioni di Le Prophète di Meyerbeerbeer, Tiefland di d’Albert e Die Walküre di Wagner. Tra le produzioni passate si ricordano Faust di Gounod, Tristan und Isolde di Wagner, Madama Butterfly di Puccini, Die Zauberflöte di Mozart, Hänsel und Gretel di Humperdinck. Per queste produzioni il Maestro Flor ha collaborato con diversi registi, fra i quali Götz Friedrich, Joachim Herz, Harry Kupfer, Nicolas Joël, Mariame Clément e Walter Suttcliffe. Altri impegni lirici includono una produzione di Siegfried di Wagner, diretto da David McVicar, con l’Opéra National du Rhin a Strasburgo, Le Nozze di Figaro e Die Meistersinger alla Monnaie di Bruxelles, quest’ultimo anche in tournée a Tokyo, Die Zauberflöte di Mozart per la Houston Grand Opera, Euryanthe di Weber per la Netherlands Opera con la Royal Concertgebouw Orchestra, e La Bohème per la Dallas Opera. Ha anche diretto una pletora di altri titoli con la Staatsoper di Berlino, la Deutsche Oper e i teatri lirici di Monaco, Dresda, Amburgo e Colonia. Il Maestro Flor ha una discografia ampia e diversificata, che include una serie di registrazioni di Mendelssohn con la Bamberg Symphony, recentemente ristampata dalla Sony/BMG. Il suo rapporto di lunga data con l’Orchestra Sinfonica di Milano ha anche portato l’orchestra a diventare la prima orchestra italiana a registrare tutte le Sinfonie di Mahler come produzioni concertistiche dal vivo per Idagio. Il Maestro Flor ha registrato anche l’Asrael Symphony di Suk (2009) e le Sinfonie n.7 e 8 di Dvorak (2012) con la Malaysian Philharmonic per l’etichetta BIS.