Al Teatro Libero di Milano, Monica Faggiani indaga in un thriller psicologico il contorto mondo delle icone televisive
Questa sono io non afferma un’unica identità. Lo spettacolo interpretato da Monica Faggiani con la regia di Alessandro Castellucci, andato in scena dal 1° al 15 luglio presso il Teatro Libero di Milano, pone tre possibili figure di Laura Prete, una famosa soubrette, che, ospite in un talk show, spara un colpo di pistola in testa al più amato conduttore televisivo del paese.
Tratto dal libro di Federico Guerri con adattamento di Corrado d’Elia, lo spettacolo sembra in partenza voler riprodurre un set televisivo con tanto di pubblico consenziente, prove applausi, pubblicità prima della diretta. Finalmente arriva lei, la celebrità, Laura Prete, ragazza semplice della Brianza divenuta un’insostenibile vamp del piccolo schermo, decisa a raccontare tutta la sua vita artistica e privata stimolata dalle domande del più grande showman e presentatore, il conduttore Furio Mosca, che la soubrette aveva già avuto modo di conoscere in occasione di un concorso di bellezza, in quanto membro della giuria che l’aveva consacrata sul podio.
Il primo bacio a un compagno di classe in prima superiore nei bagni dell’istituto, gratificato con cinquemila lire, a cui fanno seguito molteplici altri baci a pagamento fino a quello con il presunto vero amore, il figlio paraplegico del datore di lavoro del padre, sono i primi episodi che la star racconta con enfasi, dentro la cornice di un mondo fatato, come in una telenovela. Momenti di euforia e piacevolezza con il contrappeso tragico della morte del fidanzato, avvenuto a seguito di un incidente in piscina proprio la notte del successo.
Ecco però il miracolo, la telefonata da parte di una famosa star televisiva, che apre a Laura la strada per la carriera e la porterà all’amicizia con un senatore della Repubblica. Una frequentazione che la donna dichiara essere stata casta al di là delle maldicenze, definendo l’anziano politico un vero altruista purtroppo destinato a morire d’infarto nel proprio letto. Una morte che non impedirà alla soubrette d’eccellenza, ormai sex symbol degli italiani grazie alla pubblicità di un marchio di collant erotici, di proseguire l’avanzamento professionale partecipando a un reality, per decidere infine di ritirarsi dai riflettori e fondare il Bes, scuola per la Bellezza, l’Eleganza e lo Spettacolo, con migliaia di proseliti intenzionate ad imitare il suo stile di vita. Un racconto che sembra imbevuto di falsità e ipocrisia: se Laura Prete è veramente riuscita ad avere questa affermazione senza compromessi o alterazioni della coscienza, perché allora freddare in diretta, dopo una pausa pubblicitaria, il presentatore che l’aveva iniziata al successo?
Cambio scena. Laura non è più la svampita ex soubrette di prima, è una donna ferita che denuncia una vita di prostituzione e ricatti sessuali, a partire dalla scuola, da parte dei compagni e del docente che l’ha comunque bocciata prima di essere trasferito, fino al padre del fidanzato, relazione che causa il suicidio del figlio, per proseguire con Furio Mosca, il senatore, i loro amici e compagni di merenda. Un’esistenza di abusi sessuali, forzati dalla circostanza, che esplode sul set in una scarica di rabbia.
Ma è proprio così?
Ecco la terza Laura, in un ambiente psichedelico e freddo, che da vittima diviene cacciatrice, una figura cinica e determinata che fin da piccola ha immaginato la vita come un’enorme partita a scacchi. Solo un imprevisto disturba la sua pianificazione, l’inaspettato suicidio del fidanzato, ma l’episodio non ferma il suo lungo cammino di morte e la costituzione del Bes quale copertura finalizzata alla pianificazione in cinque mosse di uno scacco matto finale con tanto di effetto domino.
Monica Faggiani riesce magistralmente in un monologo di un’ora e mezza a vestire i panni delle tre Laura Prete, passando dalla stupida star televisiva alla fredda terrorista, lungo un percorso che, come in un quadro di Francis Bacon, le mutazioni sembrano più essere la conseguenza di una perversione ambientale piuttosto che il risultato di un dramma interiore. Alessandro Castellucci è presente in scena all’inizio nei panni di un operatore televisivo che istruisce il pubblico sul comportamento da tenere all’apparizione dell’attesissima ospite. La voce fuori campo di un invisibile Furio Mosca, le proiezioni fotografiche che accompagnano i racconti e un efficace cambio luci interagiscono con il personaggio nella cornice di una suggestiva scenografia in bianco e nero, gli stessi colori della scacchiera. Uno spettacolo ben costruito, che pone un diverso punto di vista nei confronti di un mondo ambito e nel contempo odiato quale lo star system televisivo, con un inaspettato coup de théâtre che diviene l’urlo liberatorio di un’icona creata dai media e l’implosione di una società imbevuta di nulla.
Giudizio: ****
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PRODUZIONE TEATRO LIBERO
Questa sono io da un romanzo di Federico Guerri
Adattamento teatrale di Corrado d’Elia
Con Monica Faggiani
Regia di Alessandro Castellucci
Assistente alla regia: Arianna Aragno
Scene: Andrea Finizio
Milano, Teatro Libero, via Savona 10
Dal 1° al 15 luglio 2015
www.teatrolibero.it