Il basso è uno delle scoperte musicali del ‘900, direttamente derivato dal contrabbasso, quest’ultimo impiegato per la prima volta nel jazz senza archetto ma pizzicato. Dall’elettrificazione, a cavallo della II Guerra Mondiale, questo strumento ha fatto il suo ingresso trionfale nei generi musicali successivi, oltre che nello stesso jazz, oltre che nel rhythm ‘n blues al rock’n roll, fino a praticamente tutto ciò che è seguito in quest’arte.
A parlarci di questo strumento, e della sua personale esperienza, ormai trentennale, abbiamo incontrato Faso, bassista degli Elio & le Storie Tese.
Potremmo partire dalla figura del bassista carismatico, allora.
Adesso il bassista è carismatico, e quello del bassista è un ruolo in crescita, non a caso vediamo ragazzi e soprattutto ragazze che lo suonano con buoni risultati. Negli anni ’80 per quelo che ne sapevo io esisteva solo una bassista donna famosa, dico una, ed era quella dei Talking Heads (Tina Weymouth , ndr). Quando ho iniziato a suonare era difficile trovare un bassista che avesse cominciato direttamente con il basso: il bassista era il ruolo destinato al chitarrista più scarso al quale veniva imposto di suonare il basso.
E come mai hai scelto proprio il basso?
In realtà nel gruppo in cui suonavo da ragazzo c’era proprio bisogno di un bassista, ma io volevo suonare la chitarra. Finché un giorno, risistemando un solaio con uno zio, ho trovato una custodia rigida da strumento elettrico e mi sono esaltato, pensando già a chissà quale chitarra avrei trovato all’interno…e invece c’era un basso elettrico, ci restai anche piuttosto male.
Quindi non sei tu ad avere trovato lo strumento, ma è lui ad avere trovato te?
Esattamente! Un caso, quel classico caso che ti cambia la vita.
Un ruolo diverso quindi da un tempo, quindi?
Sì, in larga parte sì, il basso ha certamente espanso i suoi limiti, ma non bisogna mai dimenticarsi che non nasce come strumento solista della band, ma deve svolgere una funzione di accompagnamento.
Una vita da bassista, potremmo cantare allora.
Per quanto il carisma di cui parlavamo tutto sommato oggi non è fuori luogo, in effetti è così.
E questo mito per cui i bassisti lavorano con più gruppi?
E’ un po’ un falso mito, tutto sommato. A parte gli Elii (e il Trio Bobo, insieme a Christian Meyer alla batteria e Alessio Menconi alla chitarra, ndr) chi suona già in una band di una certa importanza molto difficilmente viene chiamato a suonare con altri. Di solito gli vengono preferiti i musicisti turnisti, che oltre alla tournée, ti fanno magari l’intero disco, o un intero progetto musicale. O almeno questo è quello che avviene qui con noi, in Italia.
Una vita anche con gli Elio e le Storie Tese.
Stiamo parlando di quasi 30 anni di percorso. Considera che nell’89 abbiamo inciso il nostro primo disco (Elio Samaga Hukapan Karyana Turu), ndr), che tra una storia e l’altra ha venduto 150mila copie.
Mi ricordo di avervi sentito per la prima volta poco prima di quell’anno, in una cassetta registrata dal vivo da un amico di un mio compagno di classe…
Erano esibizioni dal vivo come quella.
Sette anni prima del vostro primo Festival di San Remo.
Prima avevamo un nostro pubblico di affezionati che ci conosceva e ci seguiva in ogni nostro concerto, poi dal ’96 è arrivato il grande pubblico che non ci aveva mai visto, o di noi aveva soltanto sentito parlare. “La terra dei cachi” era accompagnata da varie esibizioni sul palcoscenico del festival, dal braccio finto di Elio a noi vestiti come i Rockets. Non è un caso che da quel momento la vendita dei nostri dischi è raddoppiata!
Ma voi non ne fate un discorso di vendite, direi.
Infatti, altrimenti avremmo composto musiche di altro genere, e non avremmo sperimentato brani in nove e 11 quarti (rispettivamente Budi Giampi … e Milza, ndr).
Non sempre si chiede che cosa ascolta un musicista.
Di tutto, ma anch’io ho i miei preferiti. Se ti dico Beatles, tu cosa mi dici?
Ti dico che sono avanti di 50 anni.
E lo sono. Pensa a brani come Come Together, con un inizio di basso e batteria, o Strawberry Fields, addirittura rallentato, rispetto a come l’avevano registrato. Cose che tra le altre cose nessuno fa più. O Eleaonor Rigby, che potrebbe essere una canzone uscita oggi e non suonerebbe datata.E anche nei loro testi troviamo una ricerca che molti oggi si sognano!
Rispetto ad altri, senza per forza citare i Rolling Stones…
No, ma citiamoli pure. Bravi, bravissimi anche loro, ma a parte il fatto che loro hanno continuato, anche con una breve scissione, ma i loro primi lavori oggi mi suonano vecchi. Mentre con i Fab Fo
ur questo non accade.
Della musica di oggi cosa ti senti di dire?
Noto che stanno venendo fuori molti cantanti bravi, anche dai talent show, che comunque permettono a sconosciuti di talento di farsi conoscere.
Mi pare che ci sia un ma nel tuo discorso…
L’elemento debole non è negli artisti, quanto nelle canzoni. When you are healthy, you feel and look extremely energetic and definitely this assist to cialis vs levitra elevate your sexual assurance. If you are faced with such problems cheap viagra no prescription is one of the most effective medicines. Our second brain gets messages from both our external and internal environment chronically will viagra pfizer achat lead to gastrointestinal issues and mental/emotional issues leading finally to physical ailments and disease. Set in a fictional universe in which alchemy is one of the most advanced scientific techniques known to man, the story follows the robertrobb.com cheapest cialis brothers Edward and Alphonse Elric, who want to restore your sex life with your partner, then you need to understand the cause and consequences of the blood pressure reducing medications. Le produzioni musicali sono stantie. Il problema è negli autori, con il risultato che la maggior parte delle canzoni sono decisamente brutte! Sono banali perché i testi sono sempre gli stessi, come gli argomenti e gli accordi. Va bene parlare di amore, ci mancherebbe, è il primo fra tutti i sentimenti, ma per esempio Battisti, nelle canzoni scritte con Mogol, il tema dell’amore l’ha affrontato decine di volte, ma in modo sempre diverso e originale.
I surgelati rincarati, per esempio?
Quello è un caso. Uno dei tanti. Un altro problema è poi anche quello della discografia, che a dispetto della creatività, sceglie l’ovvio per vendere dischi. E poi un’altra lacuna è l’incapacità di apprezzare le band: il gruppo non viene mai compreso, né preso davvero in considerazione. L’Italia è un Paese di cantanti, non di gruppi musicali.
Qualche riferimento anche a come si vede la musica in televisione?
Certo! Quando suona un gruppo la regia si limita a fare primi piani al frontman, e poco altro.
Tornando a San Remo, quindi ad alcuni giorni fa, qual è il tuo bilancio?
Positivo, assolutamente positivo! Meglio di così, non si poteva fare. Al di là delle cose dette, e scritte, il nostro obiettivo non era vincere di certo, ma fare spettacolo, perché è anche questo che un gruppo deve fare, ma prima di tutto portare una canzone, anzi due, adeguate all’appuntamento, e senza sfigurare rispetto al precedente appuntamento. In fondo, e neanche troppo in fondo, i nostri peggiori nemici eravamo noi stessi! Anzi, voglio dirti anche una cosa.
Prego!
Mi ha colpito quando un assistente del palco mi ha confidato che sembravamo gli ospiti! Senza contare che altri artisti, tra i più bravi e simpatici, ci hanno detto che tifavano per noi. Una soddisfazione senza pari.
Pensi quindi che questo appuntamento sia migliorato rispetto alle precedenti edizioni?
Senza dubbio. San Remo ha fatto un salto di qualità già solo rinunciando alle bellone sul palco che sfilando semivestite, o seminude fanno parlare di loro senza di fatto far nulla, e tolgono attenzione alla musica. Inoltre la selezione dei brani mi è sembrata di qualità superiore rispetto alle edizioni precedenti.
Tornando a un argomento decisamente più interessante, si dice sia in arrivo un nuovo disco.
Ed è così. Infatti, appena finite le nostre due chiacchiere andrò in sala d’incisone con gli altri a finire di inciderlo. Non so dire precisamente quando uscirà, penso entro un mesetto, quando avrà superato il difficile test di qualità che effettuiamo riascoltando maniacalmente tutto. Sì, è vero, siamo dei precisini pignoli quando si tratta di diffondere musica.
In previsione del nuovo tour?
Il tour primaverile partirà tra pochissimo, il 22 marzo, e saremo in giro per circa due mesi di concerti.
In bocca al lupo, allora.
Crepi!