Foto di scena: Pranzo d'artista, produzione Teatro Alkaest, presso Triennale Teatro dell'Arte di Milano
Foto di scena: Pranzo d'artista, produzione Teatro Alkaest, presso Triennale Teatro dell'Arte di Milano
Foto di scena © Giulia Storti

Dietro il palcoscenico del Teatro dell’Arte di Milano, nello spazio non convenzionale disegnato da Giovanni Muzio, che affianca la programmazione in sala, dopo Il colore dei gesti di Spazio Azzurro è stato realizzato dal 24 gennaio al 2 febbraio, per tornare dal primo al 9 marzo, il progetto del Teatro Alkaest Pranzo d’artista, ispirato dal racconto scritto dalla danese Karen Blixen con lo pseudonimo di Isak Dinesen  Il pranzo di Babette, dapprima pubblicato in inglese nel 1950 con il titolo Babette’s Feast e successivamente tradotto in danese (Babette gæstebud) dalla stessa autrice. Una vicenda semplice e nel contempo di forte intensità poetica, adattata per una narrazione teatrale coinvolgente in un’ambientazione insolita quanto suggestiva. Agli spettatori, 35 al massimo, viene subito offerto un bicchiere di vino bianco, un aperitivo che favorisce la familiarità con lo spazio e introduce l’inizio del racconto, tuffando gli astanti in nord Europa nella seconda metà dell’Ottocento. Qui Martina e Filippa, due ragazze puritane, chiamate così dal padre decano in onore a Martin Lutero e al suo amico Filippo Melantone, vivono in un piccolo villaggio norvegese detto Berlevaag, ai piedi di una montagna prospiciente l’omonimo fiordo. Il padre ha costituito una setta protestante diffusa in tutta la comunità e le due ragazze, bellissime, rinunciano all’amore per servire fedelmente il decano nella sua missione. Martina evita così l’unione sentimentale con un giovane tenente destinato a una folgorante carriera militare, mentre Filippa, dalle virtuose doti canore, ricusa le lezioni del francese Achille Papin, il più grande cantante lirico dell’epoca, a seguito del turbamento causatole da un bacio licenzioso dell’artista durante la prova di un pezzo del Don Giovanni di Mozart. Dopo la morte del padre le donne continuano a vivere nel suo ricordo. Un giorno si presenta alla loro porta una signora francese, con una lettera di raccomandazione di Papin che chiede a Martina e Filippa di ospitarla poiché costretta a fuggire dalla Francia in quanto accusata di essere una rivoluzionaria, dopo gli sconvolgenti episodi che accompagnarono l’esperienza della Comune di Parigi nel 1871. Passano diversi anni e la donna, che mostra di avere dimestichezza in cucina, accompagna la frugalità della vita delle due sorelle, fino a un ultimo memorabile pranzo che si offre di preparare per la celebrazione del centenario del decano, utilizzando i soldi di una vincita alla lotteria. Un gesto estremo d’amore per un menù sconvolgente, di alta cucina francese, che nella preparazione turba Martina e Filippa, comprendente brodo di tartaruga, cailles en sarcophage, blinis dermidoff, il tutto inaffiato da Amontillado e champagne Veuve Clicquot, descritto al pubblico dopo essere stato invitato a sedersi a una lunga tavolata in una stanza arredata da quadri e sculture. Un pasto che avvicina i cuori di tutti i partecipanti, tra i quali vi è il generale che da tenente si era innamorato di Martina, l’unico in grado di capirne appieno il valore, e che riesce a generare un sentimento di libertà commisto a misericordia tra i membri della setta protestante. Gli attori non interpretano i vari personaggi, ma intervengono nel guidare sapientemente gli spettatori dentro la storia, accompagnati dalle note al pianoforte di Greta Malerba. Al termine della narrazione, come ultimo tocco drammaturgico, pubblico e cast cenano insieme, condividendo pietanze che di volta in volta vengono rivelate a seguito di un contatto diretto tra una maestra di cerimonia e ogni singolo convitato. Una realizzazione teatrale d’eccezione, non certo di rappresentazione, un contenitore alchemico dove il cibo accompagnato dal vino rafforza il climax poetico del racconto, infrangendo ogni barriera tra il punto di osservazione e la scena.

Giudizio: ****

 

Teatro Alkaest

Pranzo d’artista dal racconto Il pranzo di Babette di Karen Blixen
Con Paui Galli, Lorena Nocera | Erika Urban, Marco Pepe, Giovanni Battista Storti e Greta Malerba al pianoforte
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Maestra di cerimonia: Marzia Loriga
Sculture: Roberta Colombo
Spazio scenico: Valentina Tescari

Milano, Triennale Teatro dell’Arte, via Alemagna 6
Dal 24 gennaio al 2 febbraio e dal 1° al 9 marzo 2014
www.triennale.org
www.crtmilano.it