Foto: Pinocchio leggermente diverso, di Virgilio Sieni, andato in scena mercoledì 18 marzo a Bologna
Foto: Pinocchio leggermente diverso, di Virgilio Sieni, andato in scena mercoledì 18 marzo a Bologna
Foto: Pinocchio leggermente diverso, di Virgilio Sieni

All’interno di Nelle pieghe del corpo, articolato progetto in programmazione in questi giorni a Bologna dedicato a Virgilio Sieni – uno dei più grandi protagonisti della danza contemporanea- il laboratorio delle Arti ha ospitato nei propri spazi il suo Pinocchio leggermente diverso. Uno spettacolo pensato per il danzatore non vedente Giuseppe Comuniello in cui Sieni prosegue la sua personalissima ricerca e rivisitazione rivolta al mondo delle fiabe iniziata nel ’90, insieme all’attività con danzatori con percorsi sui generis, non tradizionalmente accademici. La storia di Pinocchio è carica di fascinazione perché ha a che fare con il rito di iniziazione, con la metamorfosi (analogamente al lavoro dell’artista che è costituito dal continuo mettersi in discussione, cadere, ascoltarsi, perfezionarsi) e con la diversità intesa come risorsa.

Quando il pubblico si appresta a prendere posto lo spettacolo è in fieri. Pinocchio stana ed uccide il grillo parlante con una scopa (mette a tacere la Coscienza, il Super-io, la morale) mentre la sua immagine si riflette allo specchio in un gioco di rimandi autobiografici in cui c’è una evidente corrispondenza tra il danzatore ed il protagonista del racconto(ulteriormente espressa anche da scritte su un monitor che recitano “ho iniziato a danzare nel 2009”). Subito dopo comincia la performance: Giuseppe/Pinocchio si cimenta in una danza che è un alfabetizzarsi ad un nuovo linguaggio, un viaggio alla scoperta di nuove potenzialità, amplificatore di altri sensi.

Suona i tamburelli sfiorandoli con il naso (ferita e risorsa), disegna su una lavagna un viso con enormi occhi (con quell’irriverenza ed immediatezza del burattino che si prende gioco del mondo), coinvolge alcuni spettatori che lo assecondano e lo sorreggono mentre si lascia cadere formando deposizioni e pietà che suggeriscono iconografie quattrocentesche ben assimilate dalla Storia dell’Arte. Danza mentre compare in scena un bimbo-suo alter ego che sorregge una torta; nuota, scompare dentro ad una scatola pescecane, gettando fuori un naso-tronchetto di legno con cui ausculta l’esterno- elemento perturbante, bastone per non vedenti -, rabdomante in cerca di nuove strade e poi riemerge indossando una maschera nera da Commedia dell’Arte.

Indossa il famoso cappello a forma di cono, si trasforma in Fata Turchina calzando improvvisati geta, si carica in spalle una ragazza presa dal pubblico e dopo averle fatto indossare un kway rosso ed una bacchetta magica argento, esce ed entra ironico dalle quinte concludendo un’esibizione carica del desiderio di voler sconfinare dagli schemi, sovvertire i valori, rinunciare a far finire la fiaba seguendo un percorso già scritto perché nella vita e nell’arte tutto è un quadro aperto . Giuseppe nei suoi studi si muove su una mappatura dalle connotazioni pratiche ed estetiche composta da linee fatte di nastro adesivo che gli servono come bussola, e su tracce sonore (quelle eseguite dal vivo da Michele Rabbia) che di volta in volta attiva per mettersi con queste in relazione.

I suoi esercizi richiedono un lavoro preparatorio lungo,non c’è niente di scontato nelle sue esplorazioni dello spazio, nelle composizioni geometriche, negli sbilanciamenti e nella conseguente ricerca d’equilibrio; “il suo modo di allinearsi riguarda il sacro che include in sé il concetto di orizzontalità del corpo”(ci ricorda Sieni nell’incontro che segue lo spettacolo), il suo sguardo non diretto rispetto all’assetto posturale è dislessico e spostato , gravido per questo di una grande carica di fascinazione. Giuseppe/Pinocchio vede con i piedi, le braccia,il busto, il naso,il cuore; mentre davanti a noi infatti scorrono scritte direzionali che ci danno indicazioni precise sulla collocazione degli oggetti in scena, il danzatore si appresta magicamente a posizionarli nel suo Paese dei Balocchi esattamente lì dove devono stare. Il testo diventa metatesto e pretesto, modo privilegiato per avventurarsi nel labirinto della psiche umana, il percorso parte dal corpo ma va ad investire lo spirituale,il sociale, si reinventa nuovi mondi poetici sedimentando nel fruitore malie, interrogativi e spunti.

Produzione Compagnia Virgilio Sieni
in collaborazione con AMAT per Civitanova Danza

Pinocchio leggermente diverso
Coreografia, regia, luci: Virgilio Sieni
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Assistente al progetto: Giulia Mureddu
Musica eseguita dal vivo: Michele Rabbia
Elementi scenici: Antonio Gatto
Tecnico luci: Fabio Sajiz

Bologna, Laboratori delle Arti /Teatro , Piazzetta P.P Pasolini 5/b
Mercoledì 18 marzo 2015
INFO: www.sienidanza.it