Foto di scena: Manuela Mandracchia © Tommaso Le Pera

 

Dal 3 al 13 ottobre 2013 al Piccolo Teatro Grassi

Antonio Calenda dirige Manuela Mandracchia nello spettacolo coprodotto

dal Teatro Stabile del Friuli Venezia giulia e dalla Compagnia Enfi Teatro


Diretta da Antonio Calenda, Manuela Mandracchia è Hedda Gabler, eroina dalla tormentata femminilità, al Piccolo Teatro Grassi, dal 3 al 13 ottobre 2013.

Gelida e altera, consapevole del proprio fascino eppure fragile nella sua intima frustrazione, nella sua incapacità di vivere serenamente la propria femminilità, ossessionata dal successo e da una deleteria intransigenza, Hedda Gabler è una delle più problematiche, febbrili e seduttive figure femminili ibseniane. E, come tutti i personaggi ibseniani, soprattutto femminili, conserva una vibratile complessità contemporanea, una dirompenza emotiva capace di toccare lo spettatore fin nel profondo.

Spiega Calende, regista dello spettacolo coprodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e dalla Compagnia Enfi Teatro: “Ibsen immerge i suoi personaggi in un ‘tormento scuro’ che li rende moderni. Depista, accenna, occulta, ma dalle pieghe del linguaggio, dalle ombre interiori è facile intuire quanti fantasmi popolino la scena, quanti drammi psicologici, quanto l’oscurità abbia da rivelare. Hedda Gabler”, continua il regista, “supera in modernità e complessità ogni altra figura femminile, e nella sua intima, profonda frustrazione è attualissima. Ciò che la definisce come personaggio è sostanzialmente impenetrabile: questo legame metafisico col padre. Un rapporto immanente e inquietante, una sorta di sottomissione metafisica che la condiziona (basti notare la sua ostinazione a continuare a portarne il cognome, preferendolo a quello da sposata) e che non la rende libera di confrontarsi con un mondo che – al cospetto dell’immagine paterna, della vita aristocratica che egli le assicurava – non può che rivelarsi mediocre. Una creatura non catalogabile, carica di tensione, sfuggente e perciò teatralmente di una bellezza assoluta. Con Manuela Mandracchia”, conclude Calenda, “e con tutti gli interpreti del cast, abbiamo lavorato con grande fervore su questi personaggi, sulle loro ombre, sulle loro straordinarie evoluzioni e profondità: sono loro, il loro impervio divenire, le loro dirompenti complessità emotive il cuore palpitante di questo dramma”.

Dopo la morte del padre, il generale Gabler, con cui aveva condotto vita altolocata, la giovane Hedda si trova costretta a sposare per interesse un mediocre intellettuale piccoloborghese Joergn Tesman. Egli ambisce a una cattedra universitaria che gli spetterebbe di diritto e nella prospettiva di quest’incarico, per amore di Hedda ha contratto debiti, intrapreso un lungo viaggio di nozze e acquistato una villa. Rientrata dalla luna di miele, Hedda appare del tutto insoddisfatta della sua nuova vita, annoiata, confusa dalla sua stessa femminilità enigmatica e ancor più dal fatto di essersi scoperta incinta, stato che invece il marito non sa intuire.

La confusione nella casa aumenta quando riappare Løvborg un antico amore di Hedda, scrittore tutto “genio e sregolatezza” che ora è amato e ispirato dalla giovane Thea, e che potrebbe concorrere alla cattedra di Tesman. Hedda è subito infastidita da Thea, le si finge amica per rivaleggiare con lei, senza un vero motivo; Tesman impensierito per il futuro, ma leale. Una sera, ubriaco, Løvborg smarrisce il manoscritto che avrebbe dovuto portare a compiutezza il suo successo e ciò manda nella disperazione lui e Thea. Tesman lo ritrova, ma Hedda lo convince a tacere e brucia il capolavoro. Durante un incontro con Løvborg lo indurrà a uccidersi, fornendogli addirittura una delle pistole del padre generale, in un cieco slancio di volontà di potenza e di controllo del destino altrui. Ma la forza e l’individualità di Hedda varcano presto il confine della solitudine: ricattata e minacciata di scandalo dall’assessore Brack, non confortata dal marito, tutto intento a ricostruire assieme a Thea il capolavoro perduto, tormentata dalla frustrazione, la donna sceglie di suicidarsi davanti al ritratto del padre.

Piccolo Teatro Grassi (via Rovello 2 – M1 Cordusio)

dal 3 al 13 ottobre 2013

Hedda Gabler

di Henrik Ibsen
regia Antonio Calenda
traduzione di Roberto Alonge
scene Pier Paolo Bisleri, luci Nino Napoletano

costumi Carla Teti, musiche Germano Mazzocchetti
con Manuela Mandracchia, Luciano Roman
e con  Jacopo Venturiero, Simonetta Cartia, Federica Rosellini, Massimo Nicolini, Laura Piazza
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Compagnia Enfi Teatro

Foto di scena Tommaso Le Pera

Orari: martedì e sabato ore 19.30; mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30; domenica ore 16.00.

Lunedì riposo

Durata: due ore e 20 minuti con intervallo

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Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro.

Informazioni e prenotazioni 848800304

www.piccoloteatro.org