Marina de Juli a Pacta Salone, accompagnata dalla musica di Andrea Cusmano e Francesco Rampichini, per una serata dedicata al genio poetico di Dario Fo, Franca Rame, Enzo Jannacci e Giorgio Gaber
Metti, una sera a cena con la compagnia di Dario Fo, Franca Rame e un gruppo di amici … Tutta roba minima, s’intend, roba da barbòn … Aggiungi la presenza di Marina De Juli, la “giullaressa”, discendente femminile di quegli iaculatores medioevalinon lancionieri, ma che di frecce contro i potenti ne avevano indirizzate tante, grazie alla loro lingua, divertendo il pubblico nelle piazze. Tra i commensali presenti, naturalmente, Enzo Jannacci e Giorgio Gaber, ai quali non può mancare la compagnia di musicisti d’eccellenza come Andrea Cusmano e Francesco Rampichini, intenti a valorizzare con i loro strumenti (chitarra, armonica e voce) i “piatti forti” di questi straordinari autori.
Si parte dalla figura del villano, nato da un peto dell’asino, che con la sua volgarità si ritrova nel gradino più basso della scala sociale e tuttavia sorride alle asperità per non disturbare i potenti. Con Ho visto un re l’allegoria del pezzo scritto da Fo e interpretato da Jannacci, con la partecipazione di Cochi Ponzoni, Renato Pozzetto, Giorgio Gaber e altri, raggiunge l’apice della misura satirica politica e sociale del suo autore.
La serata si riempie di personaggi. Abbiamo l’Armando, caduto (o cacciato?) da una portiera dell’auto, probabile vittima di gelosia, ma anche il barbòn che pòrtava i scarp del tennis inseguendo un «sogno d’amor», distante e tuttavia complementare alla figura di Cerutti Gino, protagonista di una ballata degna del Far West nel Giambellino. Tutti “ultimi” della scala sociale, se non delinquenti falliti come il palo della banda dell’Ortica, cieco e sordo, che insisteva nell’esercizio della sua attività criminale «perché l’era il so mesté …», insieme a tanti altri soggetti che oggi definiremmo con richiami anglofoni “borderline”, in realtà protagonisti di canzoni della Milano da inizio dopoguerra al boom economico che richiamano le contraddizioni di uno sviluppo diseguale in un mondo troppo distratto.
Il risultato è uno spettacolo divertente e melanconico insieme, dove al pari del Giovanni telegrafista elementi di routine inciampano nei propri sentimenti traditi, un condimento che contiene l’ossimoro dell’ilare tristezza, mista all’ironia amara del vissuto, che solo una satira intelligente sa donare. Elementi culturali, non certo scevri dall’interpretare le note drammatiche di una civiltà spesso regressiva nel suo evolversi, che abbracciano la speranza nel segno della partecipazione come ne La libertà e, soprattutto in Gaber, si richiamano agli echi di “chansonnier” cari agli intellettuali anarchici ed esistenzialisti della Rive Gauche parigina, in particolare Brel e Brassens, facendo confluire le acque della Senna nella Darsena milanese. Una performance teatrale dedicata all’altra grande protagonista, Franca Rame, omaggiata con la canzone Stringimi forte i polsi, originariamente interpretata da Mina, sigla finale di quella contestata edizione di Canzonissima del 1962 condotta per sette puntate dalla coppia Rame/Fo con la regia di Vito Molinari, che vide il duo rompere i rapporti con Rai per i contenuti sociali della trasmissione.
Marina De Juli riesce con disinvoltura a passare da un affresco epico all’altro, coadiuvata dai due musicisti, dimostrando ancora una volta di saper vestire i panni comici del giullare, accompagnando la risata alla riflessione su un presente sempre più vicino alla realtà analogica dei testi di Fo, Jannacci e Gaber.
. . . Per ora rimando il suicidio, prima serata del contenitore Ma che aspettate a batterci le mani!, andato in scena a Pacta Salone di Milano dal 18 al 20 ottobre, è un quadro antologico di questi autori della memoria milanese, un momento giocoso che riporta alla consapevolezza delle opportunità diversamente uguali di una società divisa, al di là di ogni dichiarato proposito, in caste celate dove l’agiatezza di pochi è pagata con la cruda esistenza di molti, come dimostrato da una scena sull’alienante lavoro in fabbrica della manodopera femminile. Descrizioni del reale accompagnate però da una certezza: se qualcuno vi dovesse escludere con un «No, tu no» a un vostro sollecito «Vengo anch’io», abbandonate ogni preoccupazione, tra questi artisti la porta è sempre aperta. In fondo, come insegna Gaber, per evitare la nausea di una discriminante deflagrazione sociale, basta andare uniti sulla nave della vita a testa in su.
Giudizio: ****
Produzione ASSOCIAZIONE CULTURALE VERBA MANENT
MA CHE ASPETTATE A BATTERCI LE MANI!
… Per ora rimando il suicidio
Concerto-spettacolo omaggio a Fo, Jannacci, Gaber… e Franca
Con Marina De Juli
Chitarra e voce: Andrea Cusmano
Chitarra, armonica e voce: Francesco Rampichini
Milano, PACTA Salone, via Ulisse Dini 7
Venerdì 18 ottobre 2019 ore 20,45
www.pacta.org