L’origine della figura di Arlecchino è molto antica, legata all’attività agreste. Il personaggio è infatti omonimo di un demone ctonio, cioè sotterraneo, del folclore contadino e già nel XII secolo Orderico Vitale, nella sua Historia Ecclesiastica, descrive l’apparizione della Familia Herlechini, un corteo di anime morte guidate da questa figura dell’Oltretomba. La derivazione del nome è in realtà di origine germanica (Hölle König, ovvero Re dell’Inferno) traslato in Helleking, con palese derivazione infernale. La popolare maschera è il frutto di una successiva umanizzazione, che si afferma teatralmente nel corso del Cinquecento, quale risultato della “contaminazione” della tradizione dello Zanni bergamasco, caro alla Commedia dell’Arte fino a Dario Fo (fondamentalmente, legato alla raffigurazione di un “povero diavolo”) e i personaggi diabolici farseschi della tradizione francese quale Hellequin, derivato probabilmente dal danese Herlkonig, epigono maschile di figure originariamente femminili, le Hellequins o Herlequins, che cavalcavano nelle loro cacce notturne a fianco della dea norrena della morte Hel.
Paolo Rossi ha debuttato martedì al Teatro dell’Arte con il suo contenitore /spettacolo dedicato ad Arlecchino, coadiuvato da ospiti che intervengono con proprie scene ad interpretare la maschera. Si è partiti con i burattini di Daniele Cortesi per proseguire con l’Arlecchino della tradizione teatrale strehleriana impersonato da Ferruccio Soleri, titolare del personaggio dal 1963, dopo averlo interpretato per la prima volta negli Stati Uniti in sostituzione di Marcello Moretti durante la stagione 1959/60, con la caratteristica maschera in cuoio. La figura di Truffaldino, protagonista de Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni, è stata restituita da Giorgio Strehler al personaggio della tradizione popolare da cui è derivato, al punto da cambiare il titolo della commedia in Arlecchino servitore di due padroni, che ha debuttato per la prima volta il 24 luglio 1947 al Piccolo Teatro di Milano. Dopo Soleri è intervenuto Silvio Castiglioni, uno dei pilastri della ricerca teatrale milanese ed interprete negli anni Settanta di un “suo” Arlecchino contemporaneo, molto legato alle vicende degli anni di piombo, alle occupazioni delle università, alle stragi terroristiche, dando vita a una marionetta umana che “attraversa” il periodo con la sua presenza teatrale farsesca.
Claudia Contin Arlecchino è invece l’unica donna a vestire i panni della maschera con continuità, al punto da adottarne il nome, e ha presentato un Arlecchino dove il passato più antico si lega ad alcuni frammenti rimossi della sua presenza, con una gestualità e movimentazione che richiama la tradizionale danza indiana. A fare da contraltare intellettuale, il sipario storico di Ferruccio Merisi, che ha diretto Claudia Contin nella sua performance teatrale. Merisi espone il risultato della sua indagine sulla maschera e le affinità con le culture orientali, dallo studio sul movimento induista al Teatro delle Ombre e Teatro delle Maschere, o Topeng, balinesi, rammentando anche l’importanza che la stessa danza balinese aveva avuto per l’evoluzione teatrale di Antonin Artaud. Unico ospite assente la sera del debutto, Enrico Bonavera, allievo di Ferruccio Soleri e a sua volta vincitore dell’Arlecchino d’Oro, in programma nelle serate successive con una sua provocazione sul personaggio quali i monologhi Il suicidio di Arlecchino, Arlecchino sulla Luna e il celeberrimo Arrivo di Arlecchino a Venezia.
A chiudere la prima, naturalmente, è tornato sul palco Paolo Rossi, che fino a quel momento si era limitato all’introduzione e successiva presentazione degli ospiti in scena, con una farsa sull’Arlecchino finito casualmente nel regno dei morti e tornato nel mondo dei vivi, attraverso una fantomatica “portadelaldilà”, per raccontare il suo viaggio e visita di Paradiso, Purgatorio e Inferno.
Coadiuvato dagli interventi musicali di Emanuele dell’Aquila e Alex Orciari, che gli fanno da spalla, Paolo Rossi intrattiene il pubblico con una serie di gag, rendendo omaggio a Gino Bramieri ed Enzo Jannacci, con il quale chiude la serata cantando Ho visto un re, scritto dall’artista scomparso, insieme a Dario Fo.
Una serata piacevole e interessante insieme, un autentico studio sulla maschera delle maschere, che darà luogo la prossima estate, sempre presso il Teatro dell’Arte, a un nuovo spettacolo dell’attore e cabarettista milanese. Per chi ama Goldoni e la Commedia dell’Arte, è un appuntamento imperdibile, uno stimolo all’esplorazione di tutti gli Arlecchino possibili, dalla tradizione più classica alla contemporaneità.
Un progetto di CRT Milano in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano
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PAOLO ROSSI
Arlecchino&Arlecchino
prima nazionale
Con Ferruccio Soleri, Enrico Bonavera, Silvio Castiglioni, Claudia Contin Arlecchino, i Burattini di Daniele Cortesi e l’intervento di Ferruccio Merisi
Interventi musicali di Emanuele dell’Aquila e Alex Orciari
Milano, Triennale Teatro dell’Arte, viale Alemagna 6
Dal 4 al 9 marzo 2014
www.crtmilano.it
www.triennale.org