Nel prossimo futuro il leitmotiv sul Nucleare potrebbe passare da un deciso “no grazie” ad un più possibilista “vediamo cosa offre la tecnologia corrente”. Ad oggi, tra le varie soluzioni, quella che lascia meglio sperare riguarda i minireattori, che fra qualche anno potrebbero diventare realtà. Negli Stati Uniti sono già stati scritti fiumi di parole in proposito ed è stato annunciato un consistente finanziamento per velocizzare il più possibile l’omologazione per questa particolare tipologia di reattori.
Fra le caratteristiche principali spiccano l’economicità e flessibilità: i vari prototipi allo studio hanno una potenza che varia dal 5% al 30% di quella dei fratelli maggiori attualmente in fase di realizzazione. Il più piccolo, progettato dal Los Alamos National Laboratory americano e noto col nome di Hyperion, ha dimensioni paragonabili a quelle di un frigorifero ed una potenza installata di 25 Megawatt, cioè solo un quarantesimo rispetto al modello nippoamericano più rinomato di terza generazione, l’AP1000 di Westinghouse, mentre il più grande, chiamato Prism dalla General Electric Hitachi che lo ha prodotto, ha una potenza di 300 Megawatt, corrispondente ad una centrale a gas di media dimensione.
Tra i vari esemplari ancora in fase di progettazione suscita particolare interesse quello di casa Toshiba, su cui ha puntato recentemente Bill Gates, viste le importanti caratteristiche di reattore autofertilizzante, capace, cioè, di autoalimentarsi per almeno 100 anni senza la necessità di sostituire il combustibile fissile. I primi esempi di Hyperion e Prism si stanno realizzando nel Department of Energy di Savannah River, in South Carolina. In particolare Hyperion, che nell’arco di 2 o 3 anni punta ad avere il primo mini-reattore funzionante, può già vantare un parco di circa 130 potenziali clienti a livello mondiale. Ciò che li distingue rispetto ai reattori di taglia maggiore sono i costi e la grandezza. order cialis online Being a generic form, it works very fast as it is absorbed by the gut wall provides the body with necessary minerals, nutrients, and vitamins. Though you can have chances of moderation in working with stress and fear or staying away from the medicine if pfizer viagra sales they suffer from heart and lung also suffer from central sleep apnea. Health benefits of consuming ginseng are however arguably questioned by health professionals and Western scientists, ginseng still find order cheap cialis its usage in pharmaceuticals. Of late, penis enlargement pumps have evolved in design to help you get desired check out this order generic viagra results comfortably. Hyperion Power Module avrà un prezzo che sfiorerà i 50 milioni di dollari ed una dimensione di appena 2 metri per un metro e mezzo, anche se in realtà è necessario considerare uno spazio complessivo di mezzo ettaro per ospitare la turbina ed il resto dell’impianto. Limitati, poi, i problemi legati al ciclo del combustibile, che verrà sostituito e smaltito con frequenza decennale.
Questi minireattori sono in grado di alimentare insediamenti industriali, navi da crociera, basi militari, porzioni di grandi città o paesi fino a 20mila abitanti e rappresentano un’interessante soluzione off-grid per quei territori in fase di sviluppo dove la rete elettrica non è ancora attiva. Possono essere facilmente trasportati su camion e consegnati chiavi in mano “plug and play”. Per farsi un’idea dei vantaggi derivanti dal loro impiego consideriamo che il reattore francese Epr di terza generazione, che si sta costruendo in Francia e in Finlandia, presenta un costo 130 volte maggiore (6,5 miliardi di dollari) su un’area 340 volte più vasta, ma una potenza solo 64 volte più grande (1.600 Megawatt).
Senza dimenticare che la dimensione limitata rappresenta un fattore di successo anche in termini di sicurezza. Questi prototipi sono, infatti, concepiti per essere completamente interrati e circondati da un notevole spessore di cemento, quindi difficilmente danneggiabili, inoltre il sistema di raffreddamento non è ad acqua ma a metallo fuso, ossia una lega di piombo e bismuto che fonde a 120°C e bolle solo a 1.670°C, ed il combustibile impiegato è composto da nitruri di uranio al posto degli ossidi di uranio generalmente presenti nei reattori normali. Queste specificità, così come le alte temperature a cui operano, ricordano di molto i più sicuri e affidabili reattori di quarta generazione, anche se ciò non è sufficiente a rasserenare gli animi degli ambientalisti, che si oppongono alla loro omologazione per il rischio di una proliferazione fuori controllo.