Foto di scena: Non si uccidono così anche i cavalli?, al Teatro Elfo Puccini di Milano
Foto di scena: Non si uccidono così anche i cavalli?, al Teatro Elfo Puccini di Milano
Foto di scena © Marco Caselli Nirmal

Questa volta lo spettacolo inizia fuori dal teatro: i protagonisti li vedi lì, all’ingresso del Teatro Elfo a Milano, con la valigia di cartone, tenuta insieme dalla cinghia. E’ una visione che automaticamente ti catapulta negli anni ’30. “Non si uccidono così anche i cavalli?” è ambientato nel 1933, in America, durante la grande depressione. I protagonisti entrano insieme al pubblico: i loro abiti richiamano alla mente le foto di Dorothea Lange scattate in California tra il 1935 e il ’39 per raccontare la crisi dell’epoca. Quelli che vediamo in scena sono immigrati in America, dove non hanno fatto fortuna: scappati dalla Russia diventata sovietica, dalla miseria di Napoli, una è incinta, una forse è minorenne, un altro ha passato i 50, altrimenti sono nati all’inizio del ‘900. Li pesano come se fossero animali e il trattamento che subiranno non sarà molto diverso. Tutti sono lì per partecipare a una delle tante maratone di ballo, che venivano organizzate allora e che lasciavano ben poco scampo alla maggior parte dei partecipanti. A far gola sono i 1500 dollari in palio, ma soprattutto la speranza – qui siamo a Hollywood – di farsi notare da qualche produttore (vale qualsiasi sistema) e poter così sfondare nel cinema. Il pubblico, come allora, li guarda: alcuni ai lati della pista, sul palcoscenico, altri in quella platea che loro saranno costretti a percorrere di corsa, salendo e scendendo i gradini, mascherati come topi.
Il pubblico li vede ballare, ma scopre anche la storia di qualcuno e, grazie a un paio di intervalli – i dieci minuti concessi per prendere fiato – sente le notizie radio, che non lasciano dubbi sul periodo.
Negli anni 2000, la storia, pur con variazioni, si ripete, anche se l’accostamento avviene solo, ma inevitabilmente, nella mente degli spettatori a teatro: ancora c’è chi si lascia guardare, accetta di essere messo a nudo di fronte al pubblico nella speranza di diventare famoso, nella maggior parte dei casi senza saper fare nulla. Allora, nel 1933, era la crisi, negli anni 2000 i reality sono iniziati ben prima che la crisi arrivasse, con i partecipanti mossi dal desiderio di apparire più che dalla ricerca di una soluzione (ora le motivazioni stanno un po’ cambiando). “Non si uccidono così anche i cavalli?” si può dunque considerare anche una grande esperienza che chiama in causa chi è seduto in platea e assiste da consapevole voyeur a dei momenti che molto sono vicini alla realtà. Maltrattati da uno spietato presentatore (Alessandro Averone) i 22 performer sono bravissimi a portare in scena un drammatico spaccato di vita, una guerra tra poveri combattuta a colpi di sogni e sfinimento, dal quale qualcuno cerca di fuggire con una soluzione che spiega il titolo, mentre i quattro musicisti suonano musiche dell’epoca. Il risultato è qualcosa di molto diverso da una rappresentazione teatrale classica, capace di travolgere e far riflettere. Anche pensare a come il teatro possa ancora comunicare con lo spettatore, usando linguaggi non tradizionali.
Alla base di “Non si uccidono così anche i cavalli?” ci sono il romanzo di Horace McCoy e il successivo film di Sydney Pollack con Jane Fonda.

Giudizio: *** 1/2

 

Produzione Fondazione Teatro Due
in collaborazione con Balletto Civile

Non si uccidono così anche i cavalli? di Horace McCoy
Traduzione e adattamento di Giorgio Mariuzzo
Scrittura fisica di Michela Lucenti

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Con Roberto Abbati, Alessandro Averone, Maurizio Camilli, Andrea Capaldi, Cristina Cattellani, Ambra Chiarello, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Yuri Ferrero, Massimiliano Frascà, Francesco Gabrielli, Luchino Giordana, Michela Lucenti, Luca Nucera, Massimiliano Sbarsi, Emanuela Serra, Caterina Simonelli, Giulia Spattini, Chiara Taviani, Nanni Tormen, Marcello Vazzoler, Chantal Viola
Regia di Gigi Dall’Aglio

Adattamento musicale / pianoforte: Gianluca Pezzino
Clarinetto / sax: Paolo Panigari
Contrabbasso: Francesca Li Causi,
Batteria: Gabriele Anversa
Voce: Carlo Massari
Costumi: Marzia Paparini
Luci: Luca Bronzo

Milano, Teatro Elfo Puccini, Sala Shakespeare, Corso Buenos Aires 33
Dal 21 al 25 maggio 2014
www.elfo.org