L’eutanasia è una pratica consentita in alcuni paesi, soprattutto del Nord Europa, ma ancora vietata nel resto del mondo, tra cui l’Italia. Con lo pseudonimo di Miele, una ragazza apparentemente comune conduce una doppia vita, che la porta a identificarsi come un vero angelo della morte. Aiuta le persone malate che lo desiderano, per alleviare le proprie sofferenze, a spegnersi dolcemente, evitando loro di perdere la dignità di fronte a una terribile agonia. I clienti sono segnalati da medici che, per pavidità, non osano infrangere la legge e agevolare direttamente i propri assistiti nel compimento di un loro ultimo, quanto definitivo, gesto. Da parte di Miele non vi è alcuna frattura etica, si tratta in fondo di far evitare a dei malati terminali delle inutili sofferenze prima di una morte ormai destinata a sopraggiungere in breve tempo. Il tutto sembra coerente con le finalità di un’azione misericordiosa, finché non incontra un eccentrico e colto anziano, potenziale fruitore delle sue prestazioni, che intende morire in quanto semplicemente stufo di vivere. Una richiesta che crea imbarazzo nella ragazza, facendole crollare quel castello di certezze in cui si era sempre rifugiata per giustificare il suo lavoro, e comincia a frequentare in diverse occasioni l’uomo per cercare di dissuaderlo, intavolando con lui aperitivi filosofici e dissertazioni etiche sulla libertà di potersi togliere la vita.
Tratto dall’omonimo romanzo di Mauro Covacich, edito da Einaudi, A nome tuo è uno spettacolo senza freni su un argomento particolarmente scottante, quale la liceità di un’interruzione volontaria della propria vita, e che porta a riflettere sui limiti imposti dalla morale in merito. Coadiuvato da video e suggestivi disegni luci degni di una graphic novel, il lavoro diretto da Roberto Recchia e andato recentemente in scena al PimOff è interpretato da una eccellente Cinzia Spanò, che è anche l’adattatrice del testo, e da un altrettanto straordinario Ruggero Dondi, in sostituzione di Umberto Ceriani presente nella precedente edizione. Il dramma proietta lo spettatore in un mondo ancora ignoto in cui la morte può divenire una scelta e, grazie a un’esplorazione della fenomenologia del suicidio dall’antichità a oggi, assumere una propria estetica, se dettata da lucida coscienza. Una riflessione a mente aperta, dai tratti decisamente inquietanti, non scevri però da un fascino poetico, dove nulla risulta scontato, nemmeno l’ineluttabilità di un involontario destino.
Giudizio: ****
Associazione PiM Spazio Scenico
A nome tuo tratto dall’omonimo romanzo di Mauro Covacich
Adattamento teatrale di Cinzia Spanò
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Regia di Roberto Recchia
Scenografia: Romeo Liccardo
Luci: Maria Pastore
Milano, PimOff, via Selvanesco 75
Dall’11 al 13 gennaio 2014
www.pimoff.it