« Signor Montesano, lei parla di cabaret-varietà… Ma lo spettacolo è il classico varietà con alcuni inserimenti cabarettistici, al di là di alcuni monologhi, o si tratta di un autentico cabaret a teatro accompagnato dal varietà?»
« Il secondo… ».
In effetti… Già dalle citazioni proiettate ad inizio spettacolo seguite dalla scena di Totò, Peppino e il vigile urbano davanti al sagrato del Duomo di Milano in Totò, Peppino e la malafemmina, commedia “cult” del ’56 firmata da Camillo Mastrocinque, si capisce che non ci troviamo di fronte al solito varietà. E Totò è presente durante tutto lo spettacolo come una maschera che s’interroga ancora, al di là della natura toponomastica della domanda eponima dello spettacolo, dove effettivamente il mondo stia andando: Nojo vulevan savuar… per andare dove dobbiamo andare… dove dobbiamo andare?
Alla fine il vigile “consiglia” a Totò e Peppino il manicomio dove potrebbe accompagnarli egli stesso, e Totò ingenuamente annuisce; ma il manicomio è sede e ritrovo dei matti, il “matto” è jolly e buffone, da un lato l’antesignano medioevale di quell’Opera Buffa che nella contemporaneità si riflette nella satira e nell’opera di Dario Fo – che Montesano considera un suo maestro -, dall’altro l’epigono della tragos oidé, la “maschera del caprio” cara al teatro degli antichi. Entrambi si affacciano in questo particolare varietà, che oltre allo showman si avvale della collaborazione di una brava spalla, quale dimostra essere Goffredo Maria Bruno, e di eccellenti coreografie di Manolo Casalino, le quali, grazie ad un ottimo cast di danzatrici e alle musiche curate da Pino Perris, incollano lo spettatore trascinandolo sotto un manto estetico dove il movimento perfetto si lega a un’atmosfera colta. Oltre alle marinettiane Parole in libertà proiettate con il manuale di Cucina Futurista durante il ballo legato alla canzone Parole, parole, parole (di Chiosso- Del Re – Ferrio) resa celebre da Alberto Lupo– forse un omaggio agli esordi “futuristi” di Totò che lo videro già dalla sua seconda interpretazione cinematografica sotto la regia di Carlo Ludovico Bragaglia in Animali pazzi del ‘39, lo stesso Bragaglia che con il fratello Anton Giulio creò la Casa D’Arte, ricettacolo del Futurismo romano detto anche “esoterico” -, nella danza si esprime la ricerca della direzione intrapresa dall’umanità come in un’indagine approfondita, emulata da L’indagine di Ennio Morricone e in questo caso non solo nei confronti di un “cittadino al di sopra di ogni sospetto”…
Un cabaret a teatro che diverte con intelligenza, che fa ridere, ma anche riflettere, una satira di costume più che una satira politica che si dissocia dalla circostanza dei fin troppo facili attacchi di una certa televisione. Uno spettacolo completo, geniale, forse il varietà del futuro con il cabaret degli albori rapportato al terzo millennio.
Il finale è agrodolce. Montesano vorrebbe fuggire e, ovunque andrà, chiede di non essere lasciato solo. Stia tranquillo, signor Montesano!, intendo rassicurarla: finché farà spettacoli come questi troverà sempre un pubblico disposta a seguirla.
Giudizio: ****
R.P.S. presenta:
Noio Vulevan Suvuàr Ancor di Vaime, Montesano, Vianello
Con Enrico Montesano, Goffredo Maria Bruno
Il corpo di ballo: Ambra Amari, Tatiana Biagioni, Susanna Cornacchia, Lidia G. Di Francescantonio, Cristina Fraternale, Marzia Foglietta, Ilaria Ilari, Felicia Lo Mele, Maria Priscilla Luddi, Sara Maranca, Lisa Olivieri, Paola Papaia
Regia di Enrico Vaime ed Enrico Montesano
Musiche: Pino Perris ● Costumi: Stefano Rianda
Coreografie: Manolo Casalino
Milano, Teatro Manzoni dal 1° al 27 novembre 2005
Info e prenotazioni: Tel. 02 76005471 – 02 795674
www.teatromanzoni.it ● e-mail: info@teatromanzoni.it