Al CERN di Ginevra un gruppo di ricercatori italiani dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) ha annunciato recentemente di aver fatto una scoperta a dir poco sensazionale: un fascio di neutrini ha coperto i 730 chilometri che separano i laboratori di Ginevra da quelli del Gran Sasso con un anticipo di 60 nanosecondi rispetto a quanto avrebbero fatto se avessero viaggiato alla velocità della luce. L’importante risultato è stato ottenuto dopo tre anni di ricerche nell’ambito dell’esperimento Cngs (Cern Neutrino to Gran Sasso) e, se venisse confermato dalla comunità scientifica internazionale, metterebbe seriamente in discussione la teoria della relatività di Einstein, secondo cui tale velocità, pari a 300 mila chilometri al secondo, non può essere oltrepassata. Le particelle utilizzate per l’esperimento sono neutrini, che provengono dallo spazio e sono privi di carica elettrica. Inizialmente si pensava non fossero dotati di massa, ma successivi test hanno dimostrato che, seppur piccola (da 100 mila a 1 milione di volte meno degli elettroni), c’è. La loro storia è iniziata nel 1930, quando Wolfang Pauli ne ipotizzò l’esistenza. In seguito ci lavorarono sia Enrico Fermi, a cui si deve il nome nel 1934, che Ettore Majorana. It enables woman to enjoy orgasm the way she wants. female viagra sildenafil When patients were told they had cancer, the viagra australia http://www.icks.org/data/conference/1482472032_agenda_file.pdf psychological reaction of the patient showed a correlation with their white blood cell count and physical immunity. We’ve all heard viagra for free of generic drugs before. The system is planned to work efficiently only due to proper energy level in the free generic viagra body. Fin dal principio è apparso chiaro che l’assenza di carica e la massa ridotta avrebbero rappresentato per gli scienziati un grosso problema ai fini della loro individuazione, come dimostra il fatto che solo nel 1956, durante un test negli Stati Uniti, i fisici Cowan e Reines presentarono delle reazioni provocate proprio dai neutrini.
Per cercare di intrappolare l’inafferrabile particella vennero costruiti in seguito laboratori sotto le montagne, come il Monte Bianco, oppure vasche sotterranee, ma finora sempre con risultati poco significativi.
Il superamento, da parte dei neutrini, di circa 20 parti per milione rispetto ai 300.000 chilometri al secondo ai quali viaggia la luce, non è di fatto previsto dalla teoria della relatività ristretta, elaborata da Einstein nel 1905 quando ancora lavorava all’ufficio brevetti di Berna. Secondo questa teoria la velocità della luce è una costante, tanto da apparire nella celebre equazione E=mc², dove E è l’energia, m la massa e c, appunto, la velocità della luce, e se un corpo viaggiasse ad una velocità superiore dovrebbe avere una massa infinitamente grande. Per questo motivo questa velocità è stata considerata fino ad oggi un limite invalicabile. Tra l’altro, la teoria della relatività esclude la possibilità a livello fisico di poter effettuare sia viaggi interstellari che nel tempo, fino a questo momento legati esclusivamente alla sfera fantascientifica e ritenuti irrealizzabili dalla scienza.
In attesa di avere conferme indipendenti da altri laboratori circa i risultati conseguiti, cioè che altri esperimenti analoghi riescano ad ottenere misure corrispondenti, ci si domanda se tutta la fisica moderna sia destinata a mutare e con questa, naturalmente, anche il lavoro, presente e futuro, dei laboratori di ricerca sparsi in tutto il mondo. La speranza è di non dover rigettare la teoria che più di ogni altra ha rivoluzionato la fisica del XX secolo ed in effetti ci vengono in aiuto teorie di altro tipo che permetterebbero di salvare la relatività, ma sono molto recenti e prevedono più delle quattro dimensioni dello spazio-tempo previste a suo tempo da Albert Einstein.