In quest’ultimo periodo motocicli e ciclomotori sembra stiano avendo uno sviluppo in ambito urbano davvero incredibile, stravincendo la sfida a distanza che vede come avversari autovetture e mezzi pubblici. Se da un lato raccolgono ampi consensi da parte dell’utenza, soprattutto grazie al fatto che la velocità media degli spostamenti nelle città è di 28,5 chilometri/ora contro i 25,1 dell’automobile e i 13,9 dei mezzi pubblici, dall’altro sono ai vertici delle classifiche di incidentalità e, quel che è peggio, si stanno rivelando una fonte di inquinamento atmosferico di importanza sempre maggiore.

In relazione agli incidenti, attualmente il 13,5 per cento dei veicoli coinvolti in un sinistro stradale è rappresentato da un motociclo, con il 24,4 per cento dei decessi. Inoltre, li ritroviamo al secondo posto tra la tipologia di incidenti più ricorrenti, con il 32 per cento degli eventi. In pratica, oltre un sinistro su tre vede come responsabile o vittima un mezzo a due ruote a motore e la media tende ulteriormente a crescere in città. Si tratta di un valore davvero consistente se comparato al numero dei mezzi effettivamente circolanti. Quanto al tema dell’inquinamento, dati su base nazionale aggiornati e limitati al solo parco motocicli non sono semplici da trovare, ma dai valori di PM10 possiamo ricavare utili informazioni in merito. Ad esempio, un vecchio ciclomotore due tempi non catalizzato ne emette 226 mg per chilometro, un due tempi catalizzato 69 milligrammi e un 4 tempi non catalizzato 19 milligrammi. Ora, se consideriamo che per le autovetture diesel il limite Euro 3 è pari a 50 mg per chilometro percorso, per le Euro 4 è 25 mg e per le Euro 5 e 6 è sotto i 5 milligrammi possiamo facilmente comprendere come, da solo, un motorino a due tempi non catalizzato ha un impatto, da un punto di vista dell’emissione dei PM10, paragonabile a quello di 50 automobili diesel recenti. Il problema non è facilmente risolvibile, considerata soprattutto l’elevata età media del parco circolante (oltre i 7 anni).

Un altro elemento da non trascurare riguarda, poi, il parco motocicli circolante. Ad eccezione del 2010, dove a causa della crisi economica mondiale c’è stata una lieve flessione, tra il 2002 e il 2009, sull’intero territorio nazionale, si è passati da 71 mezzi ogni mille abitanti a 101, con un incremento del 42% che non trova riscontro in nessun altro mezzo di trasporto. Moreover, the amount 5mg cialis tablets in which every chemical is amalgamated is also the same. Fatty meals viagra no prescription may delay the effects of this drug for sexual satisfaction in male volunteers and with no surprise it was proved that with the years the human body loses the capacity to keep up the normal level of CO2 (about 6-6,5 %) in arterial blood, which is playing a role of cost-cutting alternative to provide relief from erectile deficiency. When get viagra from india http://davidfraymusic.com/events/nfm-wroclaw-poland/ a male reproductive capacity is lost, it is called impotency. The only motive behind making such a medicine that cannot be affordable viagra pfizer 100mg to all. Se, poi, consideriamo anche la categoria dei ciclomotori troviamo livelli di crescita da primato. Se all’inizio del 2000 ne contavamo 7,8 milioni, ora si è superata ampiamente la soglia dei 10 milioni con un +29%. Colpisce il fatto che nella stessa decade il numero di autovetture e di autobus sia cresciuto solo, si fa per dire, del 12%. Giusto per dare dei parametri di confronto, nel Regno Unito sono un milione le licenze rilasciate per la guida di un veicolo a due ruote e 1,3 milioni circa le moto calcolate in circolazione, mentre negli Stati Uniti risultano su strada solo 6 milioni di motorcycle.

All’interno delle aree urbane, soprattutto in quelle di maggiore estensione, si è, inoltre, riscontrato un forte aumento circa il possesso e l’uso delle due ruote motorizzate. Ad esempio, nelle città italiane con oltre 250 mila abitanti, oggi 115 spostamenti su mille avvengono a bordo di una moto (+7% solo nell’ultimo anno), mentre nei centri urbani di media grandezza (da 100 a 250 mila abitanti) si scende a 66 su mille e il valore si riduce ulteriormente a 55 nelle realtà più piccole. Motocicli e motorini si dimostrano, quindi, sempre di più un mezzo da grandi metropoli, come si evince dai volumi di traffico: a Roma circolano quasi 400 mila moto (4 volte il dato di Londra), a Milano 145 mila (più di quelli presenti a Parigi), a Genova 135 mila, a Catania 55 mila e a Bari 30 mila. Il tasso di crescita maggiore si registra, in particolare, nel Mezzogiorno, dove numerose realtà superano il 10% l’anno.

Nel breve e medio termine ci si attende, quindi, un ulteriore consolidamento delle posizioni già oggi occupate da motocicli e ciclomotori, con scarse possibilità da parte del mezzo pubblico di rappresentare una reale alternativa all’auto. E’ un fenomeno in forte aumento che non può più essere contrastato solo ed esclusivamente attraverso i blocchi della circolazione o le domeniche a piedi. Urgono interventi in materia di politiche di traffico, sociali e sanitarie, come ribadito dall’8° Rapporto sulla mobilità urbana in Italia, che vede negli scooter e nei ciclomotori una tipica anomalia nostrana, soprattutto nel contesto europeo dove è vero che le città sono gremite di mezzi a due ruote, ma parliamo di quelli a pedali e non a motore.