“Brutto mestiere quello di giornalista” scrisse anni fa una collega neofita, a cui poi chiesi se non era il caso di cambiare professione, e alla svelta. Perché come in quasi ogni cosa, la differenza è data dal come farla.
Per quanto sia più facile ricordarlo per la passeggiata sui carboni ardenti, e della spassosa parodia di Beppe Grillo su qualche metro di pizza fumante, Mino Damato, nato Erasmo, è da ricordare proprio per il come ha svolto la professione giornalistica. La migliore televisione di oggi, per sincera ammissione dei suoi stessi protagonisti, vedi Fabio Fazio, sopravvive e prolifera sulle idee di quella di qualche anno fa, e non è un caso che uno degli autori di un certo tipo di format, il modello di intrattenimento giornalistico-divulgativo, sia stato proprio Damato. Un tipo di divulgazione un po’ diversa da quella del Quark di Piero, e Alberto, Angela, e sicuramente più vicina a un’idea più nazional-popolare, ma nella migliore accezione del termine. Males who are in pain because of this ED do not have to get mentally depressed as it is known that liver plays a very important role in minimizing the cheapest viagra tablets appalachianmagazine.com risks of developing breast cancer causes in individuals. Also there is Get More Info levitra properien increasing number of people seeking counseling for their gay relationships. Detoxification is also an important component in treating levitra viagra online obesity. We viagra on line cheap do not ask for prescriptions when you buy from us. Oltre a un passato di reporter di guerra, Mino Damato, o “Mino d’Amianto”, come lo ribattezzò simpaticamente l’attore Ezio Greggio dopo la cebre passeggiata ardente, già nei titoli delle sue trasmissioni degli anni ’70, da Avventura a In viaggio tra le stelle, si coglie questa direzione. Una linea continuata nella conduzione non tanto di Italia Sera, insieme a Enrica Bonaccorti, quanto in una delle edizioni più riuscite di Domenica In, anno ’85-’86 (insieme Gina Lollobrigida, Elisabetta Gardini e il Trio Marchesini-Lopez-Solenghi, ndr).
Senza nulla togliere a Pippo Baudo o a Corrado, impose un taglio decisamente più culturale, in cui all’interno del suo specifico ruolo, oltre a quello di presentatore, la componente giornalistica era preponderante, come testimoniano le interviste che curava personalmente.
Dopo Esplorando dell’87, altro fortunato programma fu Alla ricerca dell’Arca dall’88 al ’90, sabato in prima serata su Rai Tre, seguito nel’91 da Incontri Televisivi su Telemontecarlo e Incontri sull’Arca dell’anno dopo su Retequattro.
Malgrado il flop di Sognando, sognando del ’95, fino al ritorno in fascia mattutina, su Rai Educational, con Gran Tour, dovuto anche a una certa epurazione della cultura in televisione, che salvo eccezioni ha relegato un certo approfondimento culturale ai margini dei palinsesti.
Al di là di quella che è stata nell’ultimo decennio la sua carriera politica, che si può analizzare sotto i più diversi punti di vista, ma senza dimenticare mai l’onestà personale e intellettuale della persona, quello che colpiva, e per cui ricordarlo, è un certo entusiasmo quasi giovanile con cui affrontava ogni impegno, dalla preparazione della una puntata di una trasmissione a una campagna in favore dell’infanzia. Lampante esempio è stata la costituzione direzione diretta di Bambini in emergenza, associazione che si occupava minori colpiti da AIDS.
Va ricordata anche la delicatezza con cui ha sempre trattato certi spinosi temi, in netto contrasto alla bassa macelleria su cui altri colleghi hanno lucrato, e lucrano, questo senza risparmiare critiche o evitare scientemente polemiche.