Scritto da Luigi Pirandello nel 1904, Il fu Mattia Pascal è in assoluto il romanzo che più di ogni altro analizza la necessità d’inseguire una nuova identità per sfuggire al proprio passato, quasi la cherche di una maschera che può ricreare la vita di un uomo. Il testo di Bruno Fornasari pone però, a distanza di più di un secolo, un nuovo interrogativo, legato al fenomeno definito dai sociologi “runaway”, ovvero l’allontanamento volontario dalla propria vita per le più disparate ragioni: possono oggi i Mattia del caso scomparire senza lasciare alcuna tracciabilità? Internet, i social network, gli stessi cellulari pongono indubbiamente qualche problematica in più, rispetto al passato, e tuttavia le sparizioni volontarie sono un fenomeno in crescita anche nel nostro Paese. A stimolare questi congedi con l’identità originaria sono la volontà di un cambiamento radicale della propria esistenza, il sentirsi oppressi da un presente indigesto, spesso anche semplicemente la ricerca di un’affermazione in antitesi con il percorso effettuato fino al giorno della fuga. E’ quello che capita al Mattia interpretato da Tommaso Amadio, protagonista della pièce in scena al Teatro Filodrammatici fino al 9 marzo, un ingegnere con l’aspirazione giovanile di divenire un cantante rock di successo e che si trova, suo malgrado, a rivestire un posto di responsabilità in una grande azienda di città. Viene ripercorsa tutta la sua vita, a partire da un divano dove è stato concepito a seguito di un incontro “galeotto” dei suoi genitori, mobile che successivamente rivestirà un ruolo importante nelle diverse tappe di Mattia, e che costituisce il principale elemento scenografico dello spettacolo. Mattia incontra l’amore “per caso” dopo aver messo incinta, da ubriaco, l’ex fidanzata del suo migliore amico e compagno di lavoro, continuando, più che a vivere, a farsi investire dalle situazioni senza alcuna diretta partecipazione emotiva. Da qui il tentativo di eludere la realtà con una condotta sregolata, non scevra dal consumo di cannabis, fino a dilapidare la carta di credito aziendale per futili motivi e progettare la fuga definitiva per debiti aiutato da un’organizzazione criminale specializzata.
Avvalendosi di un ottimo cast, lo spettacolo di Fornasari ricrea i contesti fenomenologici pirandelliani, che portano alla frattura con il passato per rivestire una nuova personalità, in chiave contemporanea, con scene ricche di gag, interazioni con il pubblico, teatro nel teatro, persino interpretazioni canore, alternate ad episodi di forte drammaticità – fra le tante, da segnalare la lite tra Mattia e l’amico d’infanzia, interpretato da uno straordinario Michele Radice -, in un fil rouge dove il gioco diviene l’espressione di un’intima gravità e la stessa affermazione E’ meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente, cara a Jim Morrison come a Neil Young e Kurt Cobain, assume i connotati di una morte rapida, ai fini di una palingenesi pianificata nell’ombra. Ancora una volta, un lavoro ben interpretato e diretto, che sembra voler uscire dagli schemi classici per catturare lo spettatore, con successo, nei canoni espressivi di un diverso linguaggio teatrale.
Giudizio: ****
PRODUZIONE TEATRO FILODRAMMATICI
Mattia: a life changing experience di Bruno Fornasari
ispirato a Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello
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Con Tommaso Amadio, Marta Belloni, Matthieu Pastore, Valeria Perdonò, Michele Radice
Regia di Bruno Fornasari
Scene e costumi: Erika Carretta
Disegno luci: Enrico Fiorentino
Suono: Andrea Diana
Milano, Teatro Filodrammatici, via Filodrammatici 1
Dal 13 febbraio al 9 marzo 2014
www.teatrofilodrammatici.eu