Capolavoro del teatro beckettiano, L’ultimo nastro di Krapp arriva a Milano sul palcoscenico di Alta Luce Teatro
Diretto da Elizabeth Annable, l’atto unico di Samuel Beckett prende forma in una straordinaria economia di parole, gesti ed effetti scenici: pur strizzando l’occhio alla clownerie, Gerardo Marinelli rimanda tutta l’intensità drammatica di un testo unico, a tratti sperimentale, autentica pietra miliare della drammaturgia contemporanea.
Uomo e Tempo, Vita e Morte, Artista e fallimento dell’Arte s’intrecciano in un monologo che diventa dialogo tra il giovane artista – che parla attraverso il magnetofono – e l’ormai vecchio Krapp, consumato dalla vita e dai fallimenti, che vede avvicinarsi la fine dei suoi giorni. In una dimensione tragicomica dai toni caravaggeschi, l’azione ci mostra Krapp risvegliarsi faticosamente dal suo sonno per apprestarsi a rivivere, ancora una volta, il suo passato. È il giorno del suo compleanno, il momento scelto da Krapp per fermarsi e riflettere: il tutto mediato dall’ascolto di alcuni nastri sui quali, anno dopo anno, ha fissato gli episodi salienti della sua vita.
La bobina scorre frusciante nel magnetofono e dall’altoparlante esce, a volte sinistramente distorta, la voce del giovane Krapp, di quel “povero cretino” che vedeva davanti a se’ un futuro di successo, una vita di altissimo valore intellettuale in cui non c’era posto per le piccole (ma autentiche) gioie della quotidianità, per la serenità che viene dalle cose semplici, a volte considerate banali, come l’amore, la famiglia, una casa invasa di luce. Krapp è oggi un uomo fallito, nell’arte e nella vita. La sua unica opera non ha venduto che una manciata di copie. L’amore della sua vita si è allontanato per sempre, scacciato da Krapp in nome di un’utopica, elevatissima levatura spirituale. Krapp è l’emblema del fallimento del Superuomo nietzschiano che tra stitichezza e alcolismo dichiara la sua sconfitta incidendola su quell’ultimo nastro, per poi cadere in una sorta di catalessia, con lo sguardo fisso nel vuoto mentre nel magnetofono gira silenziosamente quell’ultima bobina ormai quasi finita.
Nell’interpretazione di Gerardo Marinelli si fondono magnificamente più registri, dalle gag da cabarettista alla profondità di un sottotesto intensamente drammatico. Una prova d’attore intensa e toccante, resa ancor più convincente dal lirismo delle scelte registiche di Elizabeth Annable – dalla musica allo studio delle luci – nonché dall’eccellente lavoro del giovane actor coach Vincenzo Romano.
Giudizio: ***
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L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett
Con Gerardo Marinelli
Regia di Elizabeth Annable
Milano, Alta luce Teatro, Alzaia Naviglio Grande 192
Giovedì 11 e venerdì 12 febbraio 2016
www.altaluceteatro.com