
Raramente si legge l’autobiografia di un giovane che sta muovendo i primi passi in una realtà complessa come quella del teatro. In genere, si possono trovare biografie compiute (e spesso postume) di personaggi già votati alla celebrità e scritte presumibilmente da studiosi dell’ambiente, piuttosto che autobiografie di soggetti già pienamente realizzati nel loro humus creativo. Cosa contraddistingue quindi il libro di Alberto Oliva da questi testi, al di là dell’anagrafe? L’odore del legno e la fatica dei passi, innanzitutto, è solo in apparenza una semplice autobiografia. Il libro è in verità la precisa testimonianza di un giovane, quasi trentenne, che decide di non evadere all’estero come altri per esercitare la professione del regista teatrale, un mestiere che, come altri del settore, in Italia non è nemmeno riconosciuto istituzionalmente. Una forma di resistenza pacifica, ma fortemente attiva, che genera una profonda speranza per un futuro culturale anche in questo Paese dove – non dimentichiamolo! – qualche ministro disinvolto ha sentito la necessità di dichiarare che “con la cultura non si mangia”.
Il racconto di Oliva parte con i presupposti che hanno generato la nascita del libro, in concomitanza con alcune esperienze teatrali degli esordi dove l’autore si è commisurato per la prima volta con il profumo del legno del palcoscenico, non scevre da significativi parallelismi di vita che sembrano voler presagire proprio la realizzazione di quelle tappe fondamentali, e prosegue poi con una sorta di analessi in cui viene ricostruita tutta la vita del giovane regista a partire dalla sua infanzia. Una crescita contraddistinta dalla volontà di esprimere una propria creatività attraverso l’emulazione dei riferimenti disponibili – media televisivi, cinema, cartoon -, a dimostrazione che l’incipit che porta all’estro ripone quasi sempre le sue radici nelle manifestazioni più semplici o apparentemente banali dell’immaginario collettivo, a cui si aggiunge una qualità della fantasia che è propriamente individuale. Alberto Oliva ha tutta la vita davanti a sé, ed è in grado di evolvere semplicemente la sua dedizione artistica nel teatro di regia, come affrontare altre espressività artistiche e comunicative quale il cinema (la scrittura, per esempio, è una novità che fino a qualche anno fa, prima della stesura di questo libro, non pensava certo di dover affrontare). La sua presenza riesce comunque a comprovare una predisposizione al confronto verso i cardini della Grande Arte, indipendentemente dagli studi effettuati. L’università e la Paolo Grassi sono ovviamente servite, a prescindere da alcune difficoltà oggettive (in particolare quelle che ha dovuto affrontare durante la prima esperienza), a creare un circuito di conoscenze importanti nella cornice del proprio percorso formativo, e tuttavia il fatto più straordinario che coinvolge Oliva risiede nel tentativo di voler dialogare con i principali protagonisti della letteratura e comunicare i risultati della sua inventiva al pubblico italiano, anziché emigrare in quei Paesi “in cui il governo investe il 10% del Pil in cultura.” L’Italia, come sottolinea lo storico e politologo Giorgio Galli nella prefazione del libro, si trova attualmente in una situazione simile a quella dell’immediato secondo dopoguerra, ma con una differenza sostanziale: oggi siamo al tramonto di un sistema politico nato nel 1946, con una costituzione già in parte disattesa, mentre i giovani di allora, quelli della Resistenza del ’43 a cui fa esplicito riferimento Oliva, godevano dell’effetto traumatico della guerra a beneficio della loro spinta evolutiva. Di fatto è anche vero che le macerie a cui ci troviamo di fronte, dopo gli ultimi vent’anni di mal politica, sono forse moralmente superiori a quelle derivate da un conflitto armato, dove alle oggettive e tragiche avversità non ci si pone certo – e di fatto non ci è posti allora! – annichilendo la propria anima. La generazione dei trentenni di oggi può quindi portare a un nuovo cambiamento generazionale, con l’affermazione di valori che possono ridare ossigeno al nostro Paese e infondere così la speranza di una rinascenza generata anche da piccoli, quanto faticosi, passi d’artista.
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Alberto Oliva, L’odore del legno e la fatica dei passi, ATì editore, € 18,00