L’immenso spazio scenico creato ad hoc nella Sala Tre del teatro Franco Parenti di Milano, per lo spettacolo diretto da Fabio Cherstich, grazie a un gioco di luci e ombre che ne esaltano l’ambiente spoglio allestito solo da un tavolo, alcune sedie e un letto, pare in effetti conferire alle presenze sul palco una natura effimera, rendendole quasi dei fantasmi, che appaiono e scompaiono tra le mura di un appartamento di città. Residenti per caso che, però, come le scie profumate di un’essenza, lasciano tracce anche dopo il loro soggiorno. Una di queste, indelebile, addirittura pesante come un macigno, è stata lasciata dall’inquilino che doveva condividere l’appartamento di Luca, un giovane giornalista sportivo, a sua volta alla ricerca di un’altra dimora in cui andare a convivere con la fidanzata Teresa, coppia validamente interpretata da Alberto Onofrietti e Cinzia Spanò. Il nuovo arrivato, che aveva già pagato un mese di affitto a Luca, ha avuto solo il tempo di appoggiare i bagagli, recarsi nella sua stanza, per morire presumibilmente di attacco cardiaco dopo neanche un quarto d’ora di permanenza, lì, sul pavimento, dove sembra dover rimanere per sempre lo spettro del suo passaggio. A questo punto giunge Emma, la sorella del defunto, una straordinaria Silvia Giulia Mendola che sa alternare cinismo ad ironia amara, sconcertante fissità a movimento danza. Emma è una donna sconvolta, che non sa rinunciare all’amore del fratello, al quale era morbosamente legata. Anziché liberare la stanza, decide di soggiornarvi, sperando nel frattempo di trovare tra gli oggetti del fratello un libro nero, testimonianza scritta che sembra dover rivestire per lei un’importanza essenziale, e con la sua presenza sconvolge da subito il già delicato rapporto tra Luca e Teresa. A turbare l’equilibrio dei due fidanzati, s’insinua anche l’agente immobiliare da loro incaricato per la ricerca del nuovo appartamento, un uomo elegante quanto sornione impersonato da un ineccepibile Corrado Accordino, che dall’impatto con Teresa rimane però turbato fino al drammatico, quanto sorprendente, epilogo.
Quello di Fabio Banfo è un testo che sa sapientemente legare l’anonimità della vita metropolitana all’urlo di esistenze spezzate, in un alternarsi tra il bisogno di sentirsi vivi e la voglia di morire, con un linguaggio dove il disprezzo è accompagnato dall’attrazione, il sentimento dall’indifferenza, l’impudenza all’amore senza regole, lungo un terreno minato pronto a far brillare un’inconsueta vis poetica dal sapore amaro, seppure intenso. Il risultato è un lavoro interpretato da un cast eccezionale, che non solo valorizza la drammaturgia, ma ne sa anche sottolineare gli aspetti più cinematografici fatti di primi piani, sguardi graffianti, dialoghi intrisi di sarcasmo. Il tutto è accompagnato dalla splendida voce di Barbara Cavaleri, in veste di corifeo, che con la sua musica dal vivo esalta i contenuti esteticamente poetici della pièce.
Realizzato dal Teatro Franco Parenti e La Danza Immobile, in collaborazione con l’Associazione PianoinBilico, L’inquilino è uno spettacolo ben congegnato, senza sbavature, decisamente un manifesto contemporaneo sull’identità che può essere anche soffocata dall’oblio, ma mai completamente cancellata dalla memoria di una pur distratta umanità.
Giudizio: ****
Produzione Teatro Franco Parenti / LA DANZA IMMOBILE
in collaborazione con Associazione PianoinBilico
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Con Corrado Accordino, Silvia Giulia Mendola, Alberto Onofrietti, Cinzia Spanò
Regia e spazio scenico di Fabio Cherstich
Musiche originali dal vivo: Barbara Cavaleri
Costumi: Sara Grittini
Installazioni fotografiche: Fabio Artese
Milano, Teatro Franco Parenti, Sala Tre, via Pier Lombardo 14
Dal 15 febbraio al 2 marzo 2014
www.teatrofrancoparenti.it