Nata da un affermato matematico alessandrino, Ipazia, donna di scienza e di pensiero, rappresentante della filosofia neo-platonica pagana, visse a cavallo tra il IV e V secolo d.C. Mediatrice tra i tre principali centri di potere della metropoli – quello delle autorità imperiali di Costantinopoli, quello cristiano e quello ebraico -, fu uccisa nel 415 in modo cruento da una folla di fanatici cristiani, e il suo corpo disperso a pezzi per la città prima di essere bruciato. A commissionare il delitto fu, come molti storici ritengono, il vescovo Cirillo, probabilmente invidioso per la popolarità che Ipazia era riuscita, con la sua intelligenza e straordinaria bellezza, a guadagnarsi. Nello spettacolo firmato da Valentina Colorni, con testo di Tommaso Urselli, la sua presenza viene proiettata, attraverso un anfratto spazio-temporale, nel 2415, dentro un immenso archivio che conserva i cinquecentomila volumi della biblioteca di Alessandria, scampati a un incendio che rischiava di distruggerli definitivamente. I personaggi che avevano circondato la scienziata appaiono e scompaiono senza una precisa cronologia, come fuoriusciti da una macchina del tempo che proietta le figure di esistenze antiche, in quanto archetipi di una vicenda dagli indefiniti contorni. A interpretare loro e Ipazia, una splendida Maria Eugenia D’Aquino, coadiuvata solo da una essenziale quanto suggestiva scenografia, in cui appaiono i testi in volumen spediti dal passato, grazie alla figura di un metafisico assistente, alter ego della protagonista stessa. Nella narrazione viene appositamente descritta anche la figura di Ambrogio, potente vescovo di Milano: in realtà non incontrò mai Ipazia, ma la sua figura è sostanziale per capire il passaggio storico che portò l’imperatore Teodosio a proclamare l’intolleranza verso tutte le confessioni non cristiane. Grazie a un linguaggio in cui vengono mischiati e riassunti tutti i patois e le lingue romanze, Cirillo appare come un personaggio volgare senza una vera preparazione, una specie di fauno avulso da ogni delizia dell’intelletto. It’s likely sildenafil 50mg price browse around for more info now you will add 10 to 15 pounds to your frame if using Nandralone alone for your first cycle. When both super cialis cheap greyandgrey.com VigRX Plus and VigRX Oil are used simultaneously, then there is no need of taking pills few minutes before you have sexual encounter. Hypnotherapy is truly the most natural way to nourish your body and soul. viagra in line Though it should always be ensured cialis sale that the medication you take is authentic and genuine. Altra licence poétique presente nel testo, sono le gambe caprine della scienziata, omaggio al Baudolino di Umberto Eco, che la rendono più terrigna e in equilibrio con la mente eccelsa e spaziale. Lo spettacolo, ben calibrato per ritmo e interpretazione, in uno spazio che va dal palco all’intera platea, restituisce alla figura di questa scienziata, per troppo tempo dimenticata, la sua natura di icona della conoscenza. In effetti sarebbe un errore credere che sia stata uccisa a causa dell’affermazione del cristianesimo sugli antichi credo pagani, anche perché il suo stesso allievo Sinesio era di fede cristiana. In realtà Ipazia fu vittima dell’oscurantismo, presente ovunque e in ogni epoca, spesso nascosto dietro le pieghe di gelosie e invidie personali. La frammentazione del corpo della scienziata corrisponde all’atomizzazione del pensiero che si ricompone in uno spazio lontano, creando così una nota di conoscenza talmente alta che il nostro udito non riesce ancora a percepire. Tutte le Ipazie dell’universo vanno a costituire uno scibile universale d’incommensurabile valore, l’eremo di un’umanità “adulta” che ancora deve trovare i suoi natali.
Giudizio: ****
Produzione PACTA . dei Teatri
Ipazia. La nota più alta
Spettacolo inserito nell’abbonamento ‘Invito a Teatro’
Ideazione di Maria Eugenia D’Aquino
Drammaturgia: Tommaso Urselli
Con Maria Eugenia D’Aquino
Regia di Valentina Colorni
Assistente alla regia: Claudia Galli
Musica originale Ai limiti dell’aria di Maurizio Pisati
Spazio scenico: Andrea Ricci
Luci: Emanuele Cavalcanti
Costumi: Mirella Salvischiani e Alessandro Aresu
Supporto scientifi
co: Tullia Norando, Paola Magnaghi – Politecnico di Milano, Stefano Sandrelli – INAF Osservatorio Astronomico di Brera
Milano, Teatro Oscar, via Lattanzio 58
Fino al 10 febbraio 2013