Foto: The Brightest Room, da sinistra: "Vinavil", Adriano Nava, "Valo" (Frezza), Silvy (Silvana Origgi) © Cris Galeazzy
Foto: The Brightest Room, da sinistra: "Vinavil", Adriano Nava, "Valo" (Frezza), Silvy (Silvana Origgi) © Cris Galeazzy
Foto: The Brightest Room, da sinistra: “Vinavil”, Adriano Nava, “Valo” (Frezza), Silvy (Silvana Origgi) © Cris Galeazzy

Il nuovo album “Run” e il racconto della scena Indie milanese

Lucy Lo Russo per Punto & Linea Magazine: Salve Valo e grazie per aver accettato l’intervista. Prima di parlare del presente, cominciamo dall’inizio. So che suoni da molto tempo: come hai cominciato? Che atmosfera c’era in quel periodo?

Valo – The Brightest Room: Beh è una storia lunga! Comprai un Precision nel 1982 e iniziai a suonare il basso con qualche piccola band di studenti. Nel 1984 formai, con Stefano “Concobeach” Faini, gli Impulsive Youth: suonavamo nel giro mod (eravamo mod!) ma anche nei csoa [ndr. Centri Sociali Occupati e Autogestiti] e in locali vari.  Facemmo uscire un album su cassetta nel 1987 ma la band si sciolse nel 1988. C’è tutta la storia sul mio sito della webzine Drynamil7.

L.L.R. – P&LM : Ecco Valo, apriamo una parentesi. Che differenza c’è – spieghiamolo – tra questo e la Community che amministri su Facebook e che si chiama DRYNAMIL?

VALO – TBR: Beh, gestire un sito prende molto tempo e notando che non riuscivo più a tenere il passo e che soprattutto il sito non è interattivo e non consente agli utenti di lasciare commenti e post,  ho aperto uno “spin-off” della webzine Drynamil su facebook, il gruppo Drynamil, appunto, che conta quasi 1500 membri e che viene aggiornato molto spesso: pubblico lì foto, brani musicali che mi piacciono, link ad articoli che reputo interessanti e nel week-end, tempo permettendo, delle selezioni di brani musicali che seguono un tema, l’ultima è stata “squatpartyplayedinthe90s” con i brani che si usava suonare ai dj set nei Csoa nei 90s quando iniziai a “djare”.
Poi a volte metto dieci brani di un gruppo che mi piace, o venti brani secondo un altro tema, o promuovo lì anche i concerti delle mie band o di band che mi piacciono.  A volte pubblico qualche riga sui concerti a cui ho assistito con qualche foto, cosa che spero aiuti la scena musicale underground, scena di cui faccio parte e che considero un po’ una family, un po’ virtuale ma sempre una comunità di band indipendenti.

L.L.R. – P&LM: Quale regola ti sei dato?

VALO – TBR: La puoi leggere anche in cima alla pagina: è che “posto” solo post (scusa il bisticcio) su argomenti che mi piacciono, per cui se ho sottomano un disco o un cd che NON mi piace o non mi spinge al riascolto (la regola d’oro: un buon disco ti spinge a riascoltarlo), preferisco non parlarne. Raramente esprimo giudizi negativi, lo stesso se qualcuno propone post a mio giudizio non consono con lo spirito della pagina o cose impresentabili o troppo fuori tema. Non li pubblico e finisce li.

L.L.R. – P&LM: Come fai a seguire tutto?

VALO – TBR:  Il gruppo in effetti ha un buon seguito di aficionados fissi, non è male, e credo resisterà a lungo. Avevo anche pensato di affidarlo a qualcun altro perché devo gestire pure la pagina ed il sito dei TBR. Tutto ciò prende molto tempo e non è una cosa che si fa in due minuti. Occorre pensar bene a cosa proporre lì, perché si tratta dell’immagine dei TBR. Senza montarsi la testa ma tengo molto a che la band esca bene. Comunque ce la faccio.

L.L.R. – P&LM: Ok. Digressione chiusa. Torniamo alla scena nascente. Quali erano gli altri gruppi?

Valo – TBR: Nel periodo “impulsivo” c’era una bella scena a Milano, che girava attorno ai “Peter Sellers & Hollywood party” (la cosiddetta family!) che facevano uscire compilation in cassetta e anche dischi. Poi la cosa si allargò con l’avvento della rivista “Vinile” e della [etichetta] VOX POP ma gli “impulsivi” non c’erano più. Io continuai a suonare con varie band fino al 1998 quando dopo l’ennesima delusione – chitarrista di una band che venne preso da una “crisi” dopo due anni di lavoro e si eclissò e i pezzi erano tutti suoi! – mi fermai.

L.L.R. – P&LM: In che maniera è diversa la scena Indie da allora ad adesso?

Valo – TBR: Negli anni 80 l’atmosfera generale risentiva ancora degli strascichi del ’68, nel bene e nel male, e questo tipo di situazione è durata pure nei 90.  C’era un diverso modo di pensare, mutuato dalle esperienze che il paese aveva attraversato: gli anni di piombo, il periodo craxiano (la “Milano da bere”) e poi nei 90 il boom dei “csoa”, ma anche le posse, il britpop e il grunge. Negli anni dopo il 2000 la situazione è cambiata: i ragazzi si sentono meno legati a “situazioni di movimento” fanno le cose che gli piacciono, ma c’è anche una sensibilità diversa su molti temi, come il sessismo, l’ecologia, i rapporti di coppia.

L.L.R. – P&LM: Tu organizzi anche delle serate in cui proponi dei gruppi. Mi vuoi raccontare un po’ di questo…

Valo – TBR: Mi è capitato di tanto in tanto di organizzare concerti negli anni 80: feci suonare gli Act di Taranto con i Bag One (in cui suonavo) alla csoa richard nel 1986 [ndr. una villetta occupata in zona Navigli], poi nei 90 per tre anni organizzai la programmazione del csoa Garibaldi di Milano: chiamavo i gruppi, montavo il palco e stavo al mixer. Tutto io, poi c’erano altri che si occupavano ad esempio solo di posse e gruppi reggae, io mi occupavo del rock. Abbiamo fatto suonare per primi band ora famose come Punkreas, Shandon, i Crooks, gli Scisma e tanti altri.  È stato un periodo intenso ma dopo tre anni ho passato la mano: ero sempre lì ad organizzare e fare… Ma è stato utile per la crescita anche di altre situazioni, avevo imposto che le band  venissero pagate, cosa che nei csoa ai tempi era un “must” e comunque prima di mettermi al mixer, al Garibaldi avevamo tenuto un corso con un fonico professionista per cui lavoravamo abbastanza seriamente!

L.L.R. – P&LM Questo è il “prequel”. E oggi?

Valo – TBR: Quest’anno, frequentando il C.I.Q. [ndr. Centro Internazionale di Quartiere] Cascina Casottello, per via di mia moglie che fa la dj di musica black e afro, è nata l’idea di portare il rock in un posto dove normalmente si suona musica etno. Inizialmente avrei dovuto suonare con i Brightest Room poi ho avuto l’idea di coinvolgere altre bands e creare una rassegna, un po’ come Renzo Arbore che crea una “crew” di amici e parte col suo progetto.
Lì in cascina la cosa è piaciuta e siamo partiti con un cartellone di 6 concerti con 12 gruppi che suonano ogni primo sabato del mese.  Sta andando bene, speriamo in bene. Questo dannato Coronavirus ha fatto saltare la data di marzo! Ma la recupereremo più avanti!

L.L.R. – P&LM: Veniamo ai “The Brightest Room”. Nella tua formazione attuale i pezzi sono in Inglese. Dimmi qualcosa in merito a questa scelta, che è una antica querelle o se vuoi scelta di campo di alcune band…

Valo – TBR: I gruppi di The Great Complotto di Pordenone dicevano “noi cantiamo in inglese perché non abbiamo nulla da dire!”, ah ah una battuta… In realtà ho tantissime cose da dire ma preferisco farlo in Inglese perché il nostro messaggio è universale. Anche un indiano o uno svedese potrà ascoltarci! Poi facendo un rock come il nostro, viene spontaneo, e io ho dimestichezza con la lingua inglese che uso da anni anche a livello professionale – ho lavorato 20 anni come tour operator – per cui mi viene facile.

L.L.R. – P&LM: E – ti chiedo già subito – come “ti suonano” band che cantano in Italiano che apprezzi o meno…

Valo – TBR: Degli artisti italiani contemporanei mi piacciono molto i Guignol (che ho fatto suonare in Cascina) e Bugo, ma non ascolto quasi niente delle nuove bands “giovani” italiane. È un fatto generazionale, parlano la lingua dei loro coetanei con le loro situazioni, noi TBR siamo una band di “rock adulto” e raccontiamo le nostre storie con il nostro linguaggio.
Una band italiana che seguo che canta in inglese (e sono pure emigrati in UK dove stanno lavorando molto bene) sono i QLOWSKI. Li ho visti per caso live al Cinema Beltrade [ndr. A Milano] e mi piace tantissimo quello che fanno, hanno molta spontaneità e freschezza (età media sui 25/28 anni credo!).

L.L.R. – P&LM: Che musica ascolti?

Valo – TBR: Riallacciandomi anche alla domanda precedente ascolto tanta musica italiana e “non italiana”, di ogni periodo, da Carosone fino ad oggi, e col tempo ho imparato ad apprezzare oltre ai testi (ho sempre fatto molta attenzione ai testi), anche gli arrangiamenti, pure continuando a scrivere canzoni come se giocassi con il LEGO!!!  È importante creare c-a-n-z-o-n-i, molte band italiane che conosco sono brave tecnicamente, ma non hanno canzoni, ti fanno due palle così dal vivo, perché ti entrano da un orecchio ed escono dall’altro.
Tra gli italiani i miei preferiti sono sempre i CCCP, perché colpivano al cuore e sui nervi quando ero un teenager… Nessuno ha più ha sputato fuori le parole giuste come loro, avevano forza e grande ingegno e quando li ascoltavo con gli amici con le cassette che avevamo in macchina, i CCCP cantavano sempre qualcosa che aveva a che fare con quel che stavamo vivendo in quel momento, erano incredibili! Per quanto riguarda la musica “non italiana” ho circa 4000 pezzi tra cd, album, 45 e altro: difficile operare una scelta. Il gruppo della vita sono gli Smiths, poi col tempo ho imparato a riconoscere un buon lavoro, sia una colonna sonora, un brano dance o rock. C’è un sacco di fuffa oggi, e non ho preclusioni di genere eccetto rap e metal in ogni forma, ma come diceva Lou Reed “Due chitarre, un basso una batteria non si battono”: una buona canzone di tre minuti non ha eguali!

L.L.R. – P&LM: Cos’è per te l’Indie – cioè l’autoproduzione – e perché è ancora importante?

Foto: Cover dell’album Exit, 2016 © The Brightest Room
Foto: Cover dell’album Exit, 2016 © The Brightest Room

Valo – TBR: I Brightest Room sono un gruppo “indie” perché…non interessano a nessuno ah ah! in realtà siamo un gruppo diciamo “dopolavoristico” abbiamo: tutti i nostri “dayjobs” che condizionano molto l’attività per cui riusciamo a tenere massimo un paio di concerti al mese. I due dischi li ho autoprodotti io, son tornato a suonare dopo una pausa durata quindici anni per cui ho faticato molto ad orientarmi in un mercato completamente cambiato. Per cui la scelta dell’autoproduzione è stata quasi ovvia. Poi a me piace lavorare velocemente e non dover dipendere da nessuno per cui ho scritto i pezzi e sono andato a registrarli come mi pareva, tenendo conto però dei preziosi consigli di chi mi stava accanto. Credo che anche per un eventuale terzo album faremo così.  Ci siamo appoggiati solo per la distribuzione alla New Model Label del mio amico Govind ma in generale non essendo una band che fa tour ed ha investimenti alle spalle va bene cosi, fieri della nostra indipendenza!

L.L.R. – P&LM: Parliamo del nuovo album “Run”, che segue il primo “Exit” del 2016…

Valo – TBR: Il nostro secondo album “Run” è uscito il 10 gennaio 2020 scorso su tutti i siti web come Spotify, Amazon ed è in distribuzione “fisica” con Audioglobe, ed è appunto un’autoproduzione in tutti i sensi.  Voglio ringraziare in particolare Ismaele Tara del Full Clip Studio che ha fatto miracoli producendo assieme a me l’album pur lavorando con budget e tempi ridotti.

L.L.R. – P&LM: Com’è cambiato negli anni il senso del termine “indie”?

Valo – TBR: Il significato del termine “indie” una volta era riferito a bands che si autoproducevano o lavoravano con piccole etichette indipendenti perché non erano commerciali e volevano avere massima libertà artistica.  Ora scrivi “indie” e leggi “anticamera di Sanremo”: vedo un saccodi gruppi che hanno quest’attitudine “paracula”.  Fanno della musica di merda perché pensano al loro futuro, d’altronde i giovani adesso non hanno prospettive rosee davanti, per cui tutto ciò è anche stimolato dalla necessità di “sistemarsi” in qualche modo. In Italia una volta che conquisti una “sedia”, poi, se non fai troppe cazzate puoi vivere in qualche modo di rendita…

L.L.R. – P&LM: Cosa intendi?

Valo – TBR: La “sedia” di cui parlo è più o meno una tua posizione stabile in mezzo al mercato, poi magari riescono anche a produrre qualcosa di valido ma devono star sempre attenti al mercato. Noi, proprio perché siamo “veri indie” possiamo fregarcene. In Italia t-u-t-t-i cercano “la sedia”!

L.L.R. – P&LM: Hai mai pensato di fare il Produttore di altri gruppi?

Valo – TBR: Mi piacerebbe produrre qualche band, ma son poi già molto occupato con i TBR e i Cosmics in cui suono il basso dal Gennaio 2019: mandare avanti una band è un secondo lavoro.

L.L.R. – P&LM: Quando si sono formati i The Brightest Room? Come descriveresti il vostro sound?

Valo – TBR: Ci siamo formati nel 2015. Per il suono la band si ispira ai 60s nella composizione classica di brani beat/rock’n’roll ma gli arrangiamenti hanno richiami al postpunk e alla scena indie degli 80s: diamo molta attenzione alla melodia ed agli impasti vocali, l’intenzione è di creare brani “catchy”, freschi, che rimangano nella mente dell’ascoltatore.

L.L.R. – P&LM: In “Exit” raccontavi la sua adolescenza – i brani furono scritti tra il 1984 e il 1987 e rimasero nel cassetto per anni – mentre in “Run”?

Foto: Cover dell’album Run, 2020 © the Brightest Room
Foto: Cover dell’album Run, 2020 © the Brightest Room

Valo – TBR: Qui – in “Run” è analizzato il presente. Nell’album troviamo brani come “Box” che raccontano la quotidianità di un quartiere milanese in modo ironico, in “Pleasure” la “cronaca” di un momento di pace interiore, mentre il tema di “Centralia” è il rapporto con il passato visto come una città fantasma.
Le leggende metropolitane sono affrontate in modo divertente in “Neptune”, e nella scanzonata “Beach” il testo è un’analisi – spietata! – della sensazione di invecchiare. C’è posto anche per la politica con “Crabs”, sull’alienazione generata dal lavoro e la mancanza di mobilità sociale; mentre “Squeeze” denuncia la comunicazione sempre più difficoltosa tra gli esseri umani per l’abuso dello smartphone. Alla fine del disco si trovano il tanto cercato equilibrio e la serenità, nel grido liberatorio di “Away” e nel brano conclusivo “Rain”.

L.L.R. – P&LM: Qual è la formazione attuale?

Valo – TBR: la line up è: io, Valo alla voce e chitarra elettrica, Adriano alla chitarra elettrica e backing vocals;  Vinavil al basso,  Silvana alla batteria e backing vocals

L.L.R. – P&LM: Ho apprezzato molto il booklet con foto e testi. Non ci resta che ascoltare il CD a loop…

Valo – TBR: Grazie…

L.L.R. – P&LM: Seguirò le tue rassegne e verrò presto a vedere un vostro live. Ti seguirò nella Community su Facebook. Sono già dentro e una volta… mi hai “cassato” pure un post! Ma ti voglio bene lo stesso!!!

Valo – TBR: Ehi! Ma cos’sera il post che ti ho cassato su Drynamil???? Non ricordo! Magari l’ho cassato per sbaglio perché è difficile che tu posti qualcosa che non mi interessa!

L.L.R. – P&LM: Era “Leave me alone” degli Sham 69. Mi ricordo BENE che mi hai detto che non ti sono mai piaciuti…!

Valo – TBR: Beh, in effetti non mi piacevano…

L.L.R. – P&LM: Ok, dai. ”Nessuno è perfetto!” Questa volta cito anch’io!

Foto: logo The Brightest Room © Valo Frezza
Foto: logo The Brightest Room © Valo Frezza

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The Brightest Room SITO UFFICIALE
The Brightest Room, “Run”. 14 brani da ascoltare 
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