“Mi hanno chiamato invitandomi a sintonizzarmi sull’Infedele. Sto vedendo una trasmissione disgustosa, con una conduzione spregevole, turpe, ripugnante” sono le parole del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, rivolte per telefono al giornalista Gad Lerner, conduttore de l’Infedele, la trasmissione di Gad Lerner in onda su La7. “Un postribolo” è stata l’ultima offesa di Berlusconi, dopo che è stato ragionevolmente apostrofato con un meritato “cafone” dallo stesso Lerner.
La puntata in onda il 24 gennaio di questo 2011 aveva trattato l’inchiesta che vede lo stesso Presidente indagato per i reati di concussione e prostituzione minorile, dopo una giornata che ha visto una non troppo generica condanna da parte della Conferenza Episcopale, la Cei, rispetto al comportamento che, da quanto emerge, sembra essere stato tenuto dal politico.
Una quasi mezzanotte di un lunedì, di una serata difficile da dimenticare per chi svolge la, forse non così onorata, professione giornalistica, ma i cui comportamenti travalicano oltre ogni ragionevole dubbio la già sofferente dialettica tra politica e giornalismo in scena in questi tempi nel nostro paese.
Ci sarebbe da aggiungere molto, ma molto, altro, peraltro ormai sotto gli occhi di tutti, a partire dalla disperata difesa di un politico che, quanto a condotta, si pone al di là del bene e del male. Dimenticando il suo conflitto di interessi, mai risolto da nessuno, che lo pone a essere al vertice di tre emettenti televisive private, indirettamente, in quanto capo del governo, anche del “servizio pubblico” RAI, oltre al ruolo di editore diretto di almeno un quotidiano, di una casa di distribuzione cinematografica, La “Medusa”, per un elenco redatto per approssimativo difetto. E il caso personale di un anziano uomo che afferma di sentirsi vittima di una persecuzione che parte dalla stampa italiana, dal Corriere a Repubblica al Fatto alla Stampa, ai media esteri, dal New York Times a El Paìs, alla magistratura, italiana e non (vedi quella spagnola, ndr), ora anche dal Vaticano e da Confindustria, un altro elenco approssimato per grande difetto. Un fumus persecutionis dichiarato che fa sembrare uno scherzo, per chi se lo ricorda, quello sbandierato gli anni di Tangentopoli.
Senza dimenticare che, con i suoi meriti e i suoi demeriti, Silvio Berlusconi è anche l’inventore della moderna televisione commerciale italiana: riguardo ai suoi interventi televisivi, esiste un pesante problema di metodo.
E d’altronde, da questi comportamenti, si capisce da qual pulpito nasce l’affermazione, a partire da alcuni talk show pomeridiani, della violenza verbale quale valore aggiunto della spettacolarità televisiva.
Riguardo poi lo “stile democratico” nei confronti dei giornalisti, quando non si utilizzano improperi, abbiamo l’intimidazione istituzionale, come nel caso – peraltro non scevro da risvolti grotteschi – della telefonata in diretta del Direttore Generale della RAI Mauro Masi nei confronti di Michele Santoro durante la trasmissione di Annozero di giovedì 27 gennaio.
E’ giusto a questo punto ricordare che programmi come Ballarò e L’Infedele, a cui Silvio Berlusconi telefona, appunto perché televisivi, possiedono, oltre all’audio, anche l’elemento video (diversamente sarebbero radiofonici), e chi, di fatto, è ancora al vertice di Mediaset non può non saperlo. Se vuole parteciparvi, e nessuno glielo impedisce (anzi!), si dia la pena di affrontare quel virtuosismo dialettico chiamato contraddittorio. Tutti i politici del mondo civile, a partire proprio dal Presidente degli Stati Uniti (scusate se è poco!) alla Cancelliera Tedesca come al Premier britannico, sono periodicamente sottoposti a questo tipo di pratica, che, tra le altre cose, consente loro di farsi valere al meglio rispetto ai loro programmi e alle loro scelte politiche. Senza insulti. (Alex Miozzi & Claudio Elli)
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INFO:
Video relativo alla trasmissione L’infedele del 24 gennaio:
Video relative alle dichiarazioni della CEI:
http://www.diariodelweb.it/Articolo/Italia/?d=20110118&id=182225