Foto di scena: da sin. Ermanno Rovella, Giulia Pes, Ettore Distasio, al Teatro Libero di Milano dal 27 febbraio al 5 marzo 2017
Foto di scena: da sin. Ermanno Rovella, Giulia Pes, Ettore Distasio, al Teatro Libero di Milano dal 27 febbraio al 5 marzo 2017
Foto di scena: da sin. Ermanno Rovella, Giulia Pes, Ettore Distasio © Teatro del Simposio

Per la regia di Francesco Leschiera, una pièce sulla nobile arte quale mezzo di sopravvivenza

Nei campi di concentramento nazisti numerosi prigionieri perdettero la vita dopo aver effettuato incontri di boxe, organizzati al solo scopo di soddisfare la crudeltà delle SS. L’ebreo polacco Hertzko Haft fu uno di questi reclusi, personaggio protagonista dello spettacolo Il ring dell’inferno, andato in scena al Teatro Libero di Milano dal 27 febbraio al 5 marzo con la regia di Francesco Leschiera e l’interpretazione di Ettore Distasio, Giulia Pes, coautrice con Antonello Antinori del testo, ed Ermanno Rovella.

L’incubo della morte poteva essere fugato solo dall’imbattibilità sul ring. Dopo Auschwitz, Hertzko continua nella libertà l’attività di boxeur, va in America, cambia il suo nome in Henry, raggiunge le vette della professione finché non cade il 18 luglio 1949 nell’incontro tra gli incontri, al Rhode Island Auditorium, contro il mito dei pesi massimi e il suo terrificante destro, Rocky Marciano, interrompendo la sua breve carriera.

Il lavoro di Leschiera esplora la vita di questo puglie nato a Bełchatów dalle sue origini, prima dell’arresto avvenuto da parte dei nazisti nel 1939 durante l’occupazione della Polonia, per terminare in America. Giulia Pes interpreta l’amore giovanile di Hertzko, che l’ex-pugile ritroverà negli States trent’anni dopo l’abbandono del ring grazie all’aiuto del figlio Alan, mentre Distasio e Rovella, se si esclude il ruolo di ufficiale delle SS, all’inizio dello spettacolo, da parte del primo e quella del figlio, verso la fine, da parte del secondo, vestono entrambi la figura del protagonista.

La costruzione registica è quantomeno innovativa. I due attori maschili interpretano simultaneamente il ruolo di Hertzko  da un diverso punto di osservazione spazio temporale. Il diaframma cronotopo permette allo spettatore di vivere la dimensione di un teatro di narrazione da un lato e dall’altro il susseguirsi della vicenda attraverso le inquadrature sul palco che richiamano una struttura scenica di tipo cinematografico, dimensione del resto anticipata dalle installazioni video e sonore su Hitler e il nazismo. La presenza di Distasio in mezzo alla platea nella seconda parte crea una sorta di avvolgente sinestesia, dove il pubblico si sente in qualche modo partecipe del racconto condividendo a livello sensoriale tutti gli ingredienti ambientali della descrizione.

Tratto da una biografia illustrata successivamente in una graphic novel da Reinhard Kleist, Il ring dell’inferno non è solo la narrazione della vita di un ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, e nemmeno il racconto leggendario di un campione sportivo, che non superò la sconfitta con Marciano e abbandonò i guantoni probabilmente perché, sotto il profilo emozionale, perdere per lui significava morire. Lo spettacolo è anche e soprattutto un manifesto sulla speranza e la volontà di sopravvivere, coniugate, in questo caso, con quella ricerca e innovazione teatrale che il Teatro del Simposio ha saputo ancora una volta esprimere.

Giudizio: ***1/2

TEATRO DEL SIMPOSIO

Il ring dell’inferno liberamente ispirato a una storia vera
Drammaturgia Antonello Antinolfi e Giulia Pes
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Regia di Francesco Leschiera

Assistente regia: Alessandro Macchi
Scene e costumi:Francesco Leschiera e Paola Ghiano
Luci: Luca Lombardi
Elaborazioni sonore: Antonello Antinolfi
Scenografie digitali: Dora Visual Art
Grafica: Valter Minelli

Milano, Teatro Libero, via Savona 10
Dal 27 febbraio al 5 marzo 2017
www.teatrolibero.it
http://teatrodelsimposio.wixsite.com/teatrodelsimposio