Uscirà il 16 Aprile 2019 il nuovo libro dello scrittore Andrea G. Pinketts, morto il 20 Dicembre 2018 per un tumore. Il libro è accompagnato da illustrazioni dei dipinti di Alexia Solazzo
“E dopo tanta notte strizzami le occhiaie”, Mondadori – 252 pagine – è un libro di racconti a cui lo scrittore e giornalista aveva lavorato fino all’ultimo.
Durante la malattia – durata circa un anno con alterne vittorie e sconfitte – Andrea dialogava col suo pubblico tramite il canale di YouTube “A.G.P.” che aveva “varato” già nel 2016: vi si possono trovare dissertazioni sugli scrittori o cineasti che prediligeva, opinioni sulla sua città – Milano – e i suoi mutamenti, pensieri in libertà e talvolta brevi interviste ad amici di passaggio.
Nell’ultima edizione di BOOKCITY – Novembre 2018 – aveva fatto un reading dall’ospedale Niguarda Ca’ Granda in cui era ricoverato, leggendo tra gli altri brani di un libro collettaneo dedicato alle mamme.
Al secolo Andrea Giovanni Rodolfo Pinchetti era nato il 12 Agosto 1961 – per alcune fonti 1960 – a Milano. La G. – diceva lui – stava per “genio”, e l’anno in più o in meno, andava e veniva a seconda che lui volesse – per vezzo – togliersene uno!
Aveva perso il padre da bambino, instaurando un legame privilegiato con la madre Mirella con cui viveva, e da cui ritornava sempre – dopo le scorribande notturne ad elevato “tasso alcolico” – proprio come il suo alter-ego Lazzaro Santandrea.
Negli anni Ottanta aveva lavorato come modello e insegnante di arti marziali. Una piccola incursione come pugile aveva alimentato la sua fama di “duro”. Fondò poi, infatti, “La scuola dei duri”,un movimento letterario che si proponeva di indagare la realtà attraverso l’indagine poliziesca.
Giornalista d’inchiesta (spesso sotto copertura) aveva svolto lavori per Esquire, Panorama e altre testate aiutando alla soluzione di efferati casi di cronaca o illuminando le realtà scomode dei più reietti. Nel 1991 ottenne il riconoscimento “Una Remington sulla strada” come miglior giornalista investigativo italiano.
I primi riconoscimenti letterari sono arrivati dal Mystfest di Cattolica per i suoi racconti. Partecipa a quella compagine di “nuovi” autori post-moderni – tra cui Aldo Nove – denominati “Cannibali”.
Dopo la pubblicazione del primo romanzo “Lazzaro, vieni fuori”, (1991) prima uscito per Metropolis e in seguito per Feltrinelli, continua con questo editore fino al passaggio in Mondadori del 1998 con “Il conto dell’ultima cena”, pur pubblicando – talvolta – per altre case editrici e in collaborazione con altri autori. Al Noir Film Festival di Courmayeur era ovviamente di casa.
È tra gli innovatori del genere poliziesco – assieme alla generazione dei Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto – ma in modo del tutto specifico e personale.
Chi lo ha conosciuto – tra cui chi scrive – può trovare forti matrici autobiografiche nelle sue pagine.
È noto che molti personaggi che appaiono nei suoi romanzi fossero persone realmente esistite di cui talvolta si ritrovano i nomi veri, talvolta di fantasia. La Milano che racconta è descritta con precisione, come i luoghi della sua infanzia (il Trentino).
La sua prosa poggia sul gioco di parole, sul motto di spirito, sul gergo; i personaggi di contorno – ma talvolta anche quelli principali – sono il riflesso – spesso distorto e grottesco – di quella umanità stravagante che abitava la sua vita, oltre che la sua fantasia.
Lazzaro “cresce” – da viveur inaffidabile e compulsivamente innamorato – fino a “La capanna dello zio Rom” (2016) Mondadori. La narrazione è spesso il flusso di coscienza del protagonista, in una continua auto-auscultazione del proprio corpo.
Com’è noto, faceva “casa” al locale “Le Trottoir”, prima al Garibaldi e poi – dopo il trasferimento per sfratto – al Ticinese. Lì, gli avevano creato una sala intitolata a lui, un “pensatoio” nel quale scriveva: amava creare nel rumore, con la gente attorno, condizione in cui riusciva a concentrarsi apprezzandone “l’abbraccio” – come lui stesso aveva detto – nel momento in cui sollevava lo sguardo dal foglio di carta e riponeva la penna stilografica.
Il sigaro sempre in bocca e un bicchiere a portata di mano (spesso una bionda tedesca), seduttore contornato da fidanzate (o ex) – ufficiali o di facciata come lui stesso amava ironizzare! – ricalcava in maniera determinata e senza cedimenti i panni dell’intellettuale dissoluto. Aveva comunque “il senso della frase” – come titola uno dei suoi romanzi – sempre dalla sua parte.
I riconoscimenti erano stati tantissimi ma sicuramente il più importante fu l’apprezzamento di Fernanda Pivano che ne stimava la scrittura – palpitante di vita vissuta – e lo definì un “duro dal cuore di meringa” ad esaltarne l’umanità diretta e talvolta generosamente ingenua che sapeva esprimere.
Nel 2006 ottenne persino la Medaglia d’Onore dell’Assemblea Nazionale della Repubblica Francese che lo faceva “Chevalier du Mérite Culturel”: il “roman policier” e i suoi autori godono in Francia di grandissimo rispetto.
Lo sceneggiatore e scrittore Stuart Kaminsky, lo cita in un suo libro (“The Devil Met a Lady”) e gli conferisce un ruolo nel plot. Claude Chabrol – che lo conosceva e avrebbe voluto fare un film da “Il conto dell’ultima cena” – consigliò indirettamente – in una sequenza – il libro di Pinketts nel film “L’innocenza del peccato”. Il progetto purtroppo non trovò realizzazione a causa della morte del regista.
Dal “Trottoir”, come anche da altre location milanesi ha tenuto per anni – assieme all’amico e collaboratore, lo scrittore Andrea Carlo Cappi – appuntamenti letterari in cui autori già affermati – ma spesso quelli in erba – trovavano visibilità e l’attenzione dei lettori. Il “Seminario per giallo e bar”, ad esempio – durato più di un decennio senza alcun fondo pubblico – attraeva non solo appassionati del genere thriller ma anche quella compagine eterogenea di cui si popolavano le sue narrazioni. Si parlava anche di fantascienza, di fumetto, di avventura, di manualistica: era soprattutto la scrittura di genere che lo interessava.
L’atmosfera non era paludata e gli imprevisti dovuti all’uditorio colorato e vario – di letterati quanto di appassionati, di avventori di passaggio, di personaggi improbabili che approfittavano dell’occasione per declamare qualche stramberia – venivano recuperati da Andrea che, con la sua voce baritonale e tonante e il suo humour,riusciva a farne vere e proprie esilaranti gag.
Lavorò anche per il Teatro con Francesco Baccini, 2004 (“Orco Loco”). In televisione tornò invece nel 2006 (La Pupa e il secchione); Mistero (2011 – 2014).
Era stato oggetto di tesi di laurea e sicuramente è uno scrittore su cui si potrebbe ancora trovare tantissimo materiale e innumerevoli spunti di studio. Si pensi al fatto che, oltre alla produzione letteraria che consta di circa 25 tra romanzi, racconti e saggi si deve aggiungere tutta l’attività pubblicistica delle rubriche (sulla letteratura, sulla moda, sul crimine) e l’attività di giornalismo investigativo.
E la cosa è ancora più interessante se si pensa che Pinketts maneggiava una cultura vasta che si era creato fuori dagli ambienti accademici: vantava come blasone di ribellione – come anche il suo personaggio Lazzaro Santandrea – persino l’espulsione dal liceo!
Aveva da poco dato la sua voce alla registrazione integrale dell’audiolibro di “Lazzaro vieni fuori” per VOLUME AUDIOLIBRI. La malattia ha purtroppo interrotto i tanti progetti che voleva ancora realizzare.
Postumo – il 17 Febbraio 2019 – gli è stato conferito il Premio Mario Berrino (l’ideatore assieme a Ernest Hemingway del Muretto di Alassio) alla carriera. Del resto ad Alassio era amato animatore dei salotti locali.
Alcuni amici hanno fatto richiesta perché venga inserito nel famedio del Cimitero Monumentale a Milano, luogo dove già riposano le sue ceneri.
Non resta che seguire gli eventi a lui dedicati – o frutto di iniziative da lui ideate – per continuare a partecipare del clima culturale che aveva saputo creare. E ovviamente leggere, o rileggere, i suoi libri.
Ciao Andrea! Mancherà una voce come la tua!
PER SAPERNE DI PIÙ:
Intervista video Notte Criminale (2011)
Canale Youtube A.G.P.
Fan Club Facebook ufficiale
Intervista su Quattro (2015)