Racconto più o meno autobiografico in cui si racconta di un padre e del suo rapporto con il proprio figlio, e incidentalmente anche con qualche altro esponente della categoria degli adolescenti di oggi. Questi ultimi, da qui il titolo, sdraiati, almeno all’apparenza, tra divano eletto, con tutta una serie di comportamenti almeno all’apparenza irrimediabilmente indolenti. Figli spesso alieni nel rispondere correttamente al cellulare (perché se qualcuno ci telefona si dovrebbe rispondere), nel chiudere ante e cassetti dopo averli aperti, nell’incedere al sonno estremo, con colossali difficoltà nella sveglia, ma anche preferire un programma televisivo piuttosto che vedere uno spettacolo naturale, come vedere il mare. Dall’altra parte la voce narrante del padre, il quale, attraverso la propria esperienza di uomo, oltre che di genitore, ma anche di individuo con un vissuto significativo, ma non immune né da errori e nemmeno da sensi di colpa, interrogativi di un padre che avrebbe voluto esserlo con la P maiuscola, in modo tale da essere combattuto dal proprio figlio nell’apprendistato per diventare uomo. Un gioco di specchi deformanti tra la propria identità di persona adulta e matura riflessa all’immagine di questi figli il più delle volte del tutto incomprensibili.
Il risultato è un’intelligente sintesi di satira sociale, oltre che dei turbamenti personali di cui sopra, con tutta una serie di considerazioni anche filosofiche ed etiche, filtrata da una buona dose di umorismo poetico che, almeno a tratti, cede il passo a punte di rabbiosa incazzatura, ma anche di malinconia. Da non trascurare anche una sorta di racconto nel racconto, la cronaca di un ipotetico, quanto del tutto improbabile, conflitto all’ultimo sangue combattuto fra due fazioni opposte (ma di cui non dico nulla per non rovinare la sorpresa al lettore), e periodici accenni riguardo l’ipotesi di una gita, in qualche modo chiave di volta di tutta la narrazione.
Un lavoro sicuramente efficace, e senza sconti per nessuno, che, da una parte, aiuta a comprendere proprio il mondo degli sdraiati, e delle loro dinamiche, e dall’altra a ragionare un po’ di più sul mondo adulto, quello dei cosiddetti eretti, che, senza nasconderci, ha di fatto permesso ai primi di essere quello che sono.
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