Punto e Linea incontra Giulia Lazzarini, un’icona del teatro e simbolo di una profonda dedizione alla professione di attrice
Nata a Milano, Giulia Lazzarini è un’artista che fin dal 1955, dopo un’esperienza al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e un già ragguardevole passato al cinema, in TV e sul palcoscenico, nonostante la giovane età, approdò al Piccolo Teatro di Milano di Giorgio Strehler e Paolo Grassi. Proprio Strehler ne capì subito le sue potenzialità e la volle scritturare nel suo Arlecchino nel ruolo di Clarice, spettacolo che nella sua seconda edizione la porterà a New York a fianco di Marcello Moretti e il suo sostituto Ferruccio Soleri. Troppo lungo sarebbe l’elenco di tutte le sue interpretazioni, anche al di là del Piccolo, e innumerevoli gli artisti con i quali ha lavorato e viaggiato per tutto il mondo. Una chicca indimenticabile è il ruolo di Ariel del 1978, il libero spirito de La Tempesta di Shakespeare che con lei sembra perdere effettivamente qualsiasi consistenza corporea, un’interpretazione suggerita da Strehler e che rimane nella memoria collettiva della storia del teatro.
Se la televisione la portò fin dal 1954 alla notorietà con la sua partecipazione a numerosi sceneggiati (tra i tanti, i Miserabili di Victor Hugo, con la regia di Sandro Bolchi , del 1964, a fianco di Tino Carraro e Gastone Moschin, e la miniserie televisiva del 1972 La donna di picche, con Ubaldo Lay nel ruolo del tenente Sheridan) e il cinema, che la vide già scritturata nel 1951 con Destino diretto da Enzo Di Gianni, l’ha consacrata di nuovo nel 2015 con la pellicola Mia madre di Nanni Moretti, film presentato al 68° Festival di Cannes che le è valso il riconoscimento del David di Donatello in qualità di miglior attrice non protagonista, è sul palcoscenico teatrale che Giulia Lazzarini ha sempre trovato la sua vera dimensione espressiva. Da anni presente nel cartellone di stagione del Teatro della Cooperativa di Milano, diretto da Renato Sarti, e che la vedrà di nuovo protagonista nel mese di maggio all’Elfo Puccini con Muri – Prima e dopo Basagliae Gorla fermata Gorla, il primosulla drammatica situazione dei manicomi rivissuta da un’infermiera, il secondo in memoria dei 184 bambini uccisi il 20 ottobre 1944 a seguito di un’incursione dell’Air Force che distrusse la Scuola Francesco Crispi di Gorla, quartiere oggi ricordato solo per la stazione della linea metropolitana, è attualmente al Teatro Argentina di Roma con Emilia,uno spettacolo di Claudio Tolcachir sulla persistenza dell’amore incondizionato, sulle relazioni familiari, sui legami invisibili che si creano. Ed è proprio nella capitale, dal residence dove alloggia, che Giulia Lazzarini accetta di concederci un’intervista telefonica per parlarci della sua dedizione al teatro e i progetti futuri che la riguardano.
Buonasera Giulia. Innanzitutto grazie per avermi concesso questa intervista e in bocca al lupo per lo spettacolo Emilia, scritto e diretto da Claudio Tolcachir, che la vede protagonista al Teatro Argentina di Roma fino al 23 aprile …
G.L. – Viva il lupo! …
Lei ha una formazione che parte dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e una lunga carriera d’attrice che dal grande e piccolo schermo approda infine al teatro di Giorgio Strehler. Cosa l’ha spinta ad affrontare il palco?
G.L. – Ho sempre avuto fin da piccola un’attrazione verso il palcoscenico. Sentivo che quello era il luogo in cui, anche attraverso parole di altri, potevo meglio esprimere me stessa, senza inibizioni. Amavo fin da piccola leggere testi e cercavo di entrare nei personaggi descritti, captare le loro emozioni … E non per una forma di esibizione, anzi: soprattutto nel buio amavo provare queste immedesimazioni, poiché mi sentivo più libera di esprimere i sentimenti che filtravano dai testi.
Tuttavia al teatro sarei approdata più tardi. Nei primi anni del dopoguerra, grazie a una giornalista, amica di mia madre, partecipai a un bando di concorso per il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Non avevo ancora 16 anni e mandai una mia fotografia, idealizzando la possibilità di andare nella capitale e intraprendere una carriera cinematografica come una sorta di miraggio impossibile. La guerra, i bombardamenti, il momentaneo esilio forzato da Milano ci avevano inflitto sentimenti di privazione e paura difficili da superare, quindi Roma era vista come una meta lontana, una specie di America. Data la mia giovane età non fui chiamata subito, dovetti aspettare un anno prima di entrare nel Centro Sperimentale, ma proprio grazie a questa esperienza capii che la mia via sarebbe stata quella di salire sul palco e non lo stare dietro una macchina da presa. In quegli anni poi il cinema a Roma era sempre in ebollizione, distante da quella vita milanese che volevo ritrovare, decisamente più serena e tranquilla. E così avvenne. In quel periodo era nata la televisione, e molti di noi si ritrovarono sul set degli sceneggiati, la grande prosa del piccolo schermo. Noi attori di Milano ci frequentavamo anche al di là della scena e avevamo dei punti di ritrovo, come largo Cairoli, dove c’era il Teatro Olimpia, e il Piccolo, dove iniziai a fare teatro con Giorgio Strehler. Fosco Giacchetti, Andrea Checchi, Leonardo Cortese, del quale mi ero anche innamorata da ragazzina, erano solo alcuni dei grandi nomi che circolavano a Milano. Attori con un passato cinematografico e una storia televisiva, che avevo già visto da piccola sul grande schermo, e con i quali, non mi pareva vero, iniziai a lavorare sul palcoscenico.
Com’è avvenuto invece l’incontro con Renato Sarti?
G.L. – Renato Sarti è molto più giovane di me, lo conobbi più tardi, insieme a mio marito Carlo, purtroppo scomparso, (Carlo Battistoni, N.d.R.) con il quale aveva fatto alcuni spettacoli. Renato lavorava (al posto di frequentava spesso) al Piccolo, ricordo per esempio quando ne La Tempesta di Giorgio Strehler era uno dei mimi che, agitando un telo di seta, “creavano” il mare. Poi ha lavorato all’Elfo, ma amava Strehler e il Piccolo. Grazie alla sua intelligenza e qualità ha saputo crearsi uno stile nei suoi spettacoli. È una persona che tutti vorremmo avere come amico e con il quale sono riuscita a collaborare dopo anni di conoscenza. I suoi testi vengono sempre riproposti poiché hanno una scrittura che non muore mai, come Muri, e personalmente mi sento parte del Teatro della Cooperativa da lui fondato e diretto.
A maggio al Teatro Elfo Puccini tornerà in scena con due “gioielli di famiglia” del Teatro della Cooperativa, Muri – Prima e dopo Basaglia e Gorla fermata Gorla, entrambi scritti e diretti da Renato Sarti. Ha in programma altri progetti futuri con il Teatro della Cooperativa?
G.L. – Lo spero, anche perché mi piace lavorare con Renato e vorrei essere coinvolta anche in un suo nuovo testo. Il suo teatro ha contenuti sociali molto forti, ed è inoltre presente sul territorio. I suoi lavori vengono rappresentati anche nella pubblica piazza, come nei cortili della stessa cooperativa che lo ospita (Abitare Soc. Cooperativa, N.d.R.). Per me il teatro è lavoro, amicizia, vita, partecipazione, e la presenza popolare è una caratteristica fondamentale dell’opera di Renato …
Speriamo allora in una continuità della sua presenza anche con nuovi lavori. Intanto, buon proseguimento a Roma e arrivederci a Milano!
Calendario prossimi spettacoli:
Emilia scritto e diretto da Claudio Tolcachir
Traduzione Cecilia Ligorio
Prima nazionale, Produzione Teatro di Roma
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Fino a domenica 23 aprile 2017
www.teatrodiroma.net
Muri – Prima e dopo Basaglia scritto e diretto da Renato Sarti
Produzione Teatro della Cooperativa
Milano, Teatro Elfo Puccini, Corso Buenos Aires 33
Dall’8 al 10 maggio 2017
www.elfo.org
www.teatrodellacooperativa.it
Gorla fermata Gorla scritto e diretto da Renato Sarti
Produzione Teatro della Cooperativa
Milano, Teatro Elfo Puccini, Corso Buenos Aires 33
Dall’11 al 14 maggio 2017
www.elfo.org
www.teatrodellacooperativa.it