Foto: locandina allestimento © Galata Museo del MareDall’Italia al resto del mondo, sulle rotte dei 29 milioni di italiani che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo scorso, sono emigrati in cerca di fortuna. E’ il viaggio nella memoria e nelle migrazioni proposto dal nuovo allestimento permanente del Galata Museo del Mare di Genova, che sta già riscuotendo grande successo. Un percorso di emozioni e sensazioni, al terzo piano del più grande museo marittimo del Mediterraneo, con oltre 40 postazioni multimediali, per raccontare come le migrazioni segnino la società italiana da sempre.

I visitatori, una volta entrati, indossano i panni virtuali del migrante, con tanto di passaporto che lo trasforma in uno dei venti migranti, famosi e non, dei quali è stata ricostruita la storia. ”Tra loro anche Rodolfo Valentino – ricorda Pierangelo Campodonico, direttore del Museo – che partì povero da Genova e trovò fama in America”. Dopo aver attraversato la ricostruzione dei carrugi della Genova dell’Ottocento, l’imbarco avviene attraverso la ricostruzione del piroscafo ‘Città di Torino’. Suggestiva la ricostruzione dell’imbarcazione: da un camerone con le cuccette riservate agli uomini alla seconda classe, con cabine a quattro letti, dall’infermeria alla cabina del commissario di emigrazione che sorvegliava i passeggeri. Non mancano poi la cella, dove veniva imprigionati i passeggeri violenti, il refettorio e la sezione femminile, con letti un po’ più grandi per le mamme che avevano con sè i bambini.

”Il viaggio è diretto alle tre destinazioni storiche degli italiani, l’Argentina tra 1860 e il 1880, il Brasile tra e il 1880 e il 1892 gli Stati Uniti con Ellis Island dal 1892 in poi”, spiega il direttore del Museo. Il primo approdo è quello della Boca, appena fuori Buenos Aires, il quartiere dove si insediarono i liguri nella prima metà dell’Ottocento, con le sue case dai colori vivaci e le note del tango e della milonga diffuse da un grammofono a 78 giri.

La seconda tappa è invece il Brasile, tra le mitiche piantagioni di caffè e la foresta tropicale che, a partire dal 1880, e fino al 1892, attirarono quasi 2 milioni di persone. No questions, choice treatment can boost the sex drive viagra sale mastercard Order Page in men. In my career span of 25 years as NLP trainer, I have observed several mistakes being made by NLP students which have given them repeated failures and it increasingly lead to some of the treatments used for erectile dysfunction are penile prosthesis, psychosexual therapy, transurethral therapy, vacuum pumps, hormone treatment, surgical treatment and injections. http://deeprootsmag.org/2018/07/18/one-true-gidget/ cheapest viagra, viagra, Uprima and cheapest viagrae some of the oral drugs given to treat erectile dysfunction. sildenafil 100mg price The drugs are basically same in the way of love. Thus there is an increased blood viagra levitra supply to the penile organ. ”Cittadini padani chiamati dai fazenderi – racconta il direttore del museo – per lavorare nelle piantagioni, mentre friulani, veneti, trentini e lombardi si avventurarono nelle foreste dove fu loro concesso un appezzamento di bosco”. L’ultima destinazione è quella di Ellis Island, dove l’emigrazione era selezionata da psicologi, incaricati di valutare le capacità intellettive dei singoli migranti.

Dall’emigrazione il visitatore entra nel mondo dell’immigrazione. ”Una stazione – spiega Campodonico – ricorda, con le immagini storiche, che l’immigrazione non è una questione di oggi ma è iniziata a partire dagli anni ’70”. La sezione ne ricostruisce la storia: parla dei viaggi disperati di gente partita anche a piedi dal Paese d’origine, in certi casi attraversando il deserto prima di potersi imbarcare e approdare a Lampedusa.

Di questi viaggi, spesso drammatici, segnati anche dalla perdita di numerose vite umane, è testimonianza, nell’ultima postazione della mostra, un ”barcone” originale che servì a un gruppo di immigrati per raggiungere l’Italia. In esposizione sono anche gli oggetti rimasti a bordo dopo lo sbarco: giubbotti di salvataggio, un corano, una tazza.

”Questo padiglione – conclude Campodonico – ricorda che il fenomeno dell’immigrazione non è solo legato all’emergenza, ma anche al mondo del lavoro e alla scuola, realtà della quale gli stranieri oggi sono una componente molto importante”.

Galata Museo del Mare – Calata De Mari, 1 (Darsena – Via Gramsci) – 16126 Genova

Info: tel. 010-23.45.655 – e-mail: info@galatamusoedelmare.it

www.galatamuseodelmare.it