liberamente ispirato a una storia vera
Drammaturgia di Antonello Antinolfi
Regia di Francesco Leschiera
Ettore Distasio e Mauro Negri
Scene e costumi di Paola Ghiano e Francesco Leschiera
Luci di Luca Lombardi
Elaborazioni e scelte musicali di Antonello Antinolfi
Assistente regia Serena Piazza
Grafica di Valter Minelli
Produzione Teatro del Simposio
Sinossi
Lo spettacolo prende spunto dalla vita di Arpad Weisz, ebreo ungherese, calciatore e poi allenatore. Dopo una breve esperienza nel campionato italiano degli anni 1920, iniziò la sua brillante carriera di allenatore vincendo uno scudetto con l’Ambrosiana (l’attuale Inter) ad appena trentaquattro anni, Col Bologna «che tremare il mondo fa» vince due scudetti consecutivi e la finale del Trofeo dell’ Esposizione, a Parigi, nel 1937.
In quanto ebreo fu vittima delle leggi razziali in Italia.
Rifugiatosi in Olanda durante la seconda guerra mondiale, fu rinchiuso dapprima nel campo di Westerbork insieme alla sua famiglia, e successivamente ad Auschwitz, dove morì nell’inverno del 1944.
Sulla figura di Arpad Weisz sono stati scritti diversi libri, ma questo spettacolo è un punto di vista diverso. Il lavoro non vuole essere la trasposizione scenica della vita del personaggio, essa è solamente una lieve traccia per approfondire il vero tema dello spettacolo: quel mondo che dapprima lo rese famoso e poi, in virtù delle leggi razziali lo dimenticò totalmente.
In chiave molto attuale, il centro del lavoro è quindi l’insensibilità e l’indifferenza di una società e di un sistema che ha portato all’attuazione di quelle leggi fino a giungere agli eccessi di crudeltà dei campi di concentramento nella totale noncuranza delle nazioni che ne erano a conoscenza.
Note di regia
Questo spettacolo è il secondo capitolo del percorso sul tema della “memoria” iniziato nel 2017 con “Ring dell’inferno” che ha debuttato al Teatro Libero di Milano per poi essere ripreso nel 2018 allo Spazio Tertulliano e per una turneè nel nord italia.
I comuni denominatori di questo percorso sono la Shoah e lo sport e nasce dalla volontà di raccontare delle storie realmente accadute e poco conosciute che proprio per la loro forza ci coinvolge ancora adesso, a tanti anni dal suo svolgimento.
La volontà è quella di dare una prospettiva ancora differente da quella che si studia e si conosce attraverso i libri, la televisione, il cinema: raccontare attraverso il mezzo teatrale la crudezza dei campi di concentramento e di una parte della nostra storia.
Partendo dalla drammaturgia l’intento non è quello di trasmettere al pubblico un messaggio univoco, ma uno spunto di riflessione sul mondo e sull’uomo che lo vive, lo sperimenta e lo agisce attraverso la sua storia.
La regia è basata unendo il teatro di narrazione con il teatro d’immagine contaminando, come è consueto fare nei nostri spettacoli, i vari linguaggi.
Teatro del Simposio
Il Teatro del Simposio nasce nel 2012 come gruppo milanese di sperimentazione teatrale da comuni esperienze formative e professionali elaborate nel corso degli anni.
L’incontro di Francesco Leschiera, Alessandro Macchi e Antonello Antinolfi, soci fondatori dell’associazione, avviene innanzitutto su un aspetto contenutistico ed ha creato un comune filo conduttore nelle produzioni del gruppo: l’esigenza di raccontare l’identità dell’uomo, psiche e materia e delle sfaccettature che gli appartengono in modo universale, ma che inevitabilmente si legano alla concretezza del vissuto individuale.
Da questo punto di partenza, che rappresenta lo stile riconoscibile dell’associazione, tutti progetti hanno come punto di forza la necessità di sperimentare di volta in volta il linguaggio espressivo più adeguato.
Il processo creativo è così permeato da tanti stimoli, ricercando innanzitutto le possibili contaminazioni. Possono essere forme d’arte, visive o sonore, o semplicemente frammenti di vita comune, un luogo, un’immagine, una storia. In definitiva una materia che possa essere plasmata sperimentandone le potenzialità.
Con tali presupposti l’obiettivo è quello di indirizzare i progetti verso una struttura di tipo performativo dove, senza stravolgere in alcun modo le tematiche rappresentate, risultino forti e presenti i tratti caratteristici della contaminazione.
L’immagine, il suono, i colori, i profumi (ogni spettacolo è infatti caratterizzato da un suo specifico profumo) sono la materia e la gabbia sottostante in cui si muove l’intera rappresentazione.
Il Teatro del Simposio è inoltre attivo nell’ambito strettamente performativo. L’associazione ha partecipato a vari eventi proponendo lavori realizzati in forma di installazione o di performance art (MostramiFactory@Folli50, EXPO, performance per BLACK FRIDAY – presentazione stagione 2016/17 Teatro Litta, evento Charity Show “Fai Volare le Farfalle” ). Il lavoro in tale direzione è continua ricerca tra la giusta contaminazione di suono, immagine e parola.
Questa necessità di affrontare sempre nuovi linguaggi ha permesso di realizzare progetti nati da stimoli molto diversi fra loro.
Sono nati ad esempio progetti come “Il Ring dell’Inferno” tratto da un fumetto, storia vera del pugile ebreo Herztko Haft, costretto a combattere per la sua vita nei campi di concentramento. Il progetto è a metà tra teatro di narrazione e ambientazione cinematografica.
“Beyond Vanja”, rielaborazione del testo Cechoviano, dove l’immagine del dentro e del fuori del mondo di Vanja è stata ricreata attraverso strutture in plexiglass che permettono di scrutare le storie che si intrecciano. Le elaborazioni sonore procedono di pari passo attraverso un sound design che favorisce l’immersione in quella materia.
Sempre in chiave di sperimentazione, per la rielaborazione del Macbeth (“Psychedelic Macbeth”) è stata affrontata la riduzione dei personaggi concentrandosi sulle figure di Macbeth, Lady Macbeth e Banquo ed anche in questo caso l’elaborazione sonora ha avuto una parte importante, riambientando l’intera tragedia in una discoteca “diretta” da un dj nel ruolo delle streghe.
Una riproposizione dell’Antigone si è focalizzata sull’umanità dei personaggi, creando degli inserti drammaturgici che ne sottolineassero la fragilità più che il loro ruolo all’interno del contesto narrativo.
“Così è (forse)” rielaborazione del testo Pirandelliano, ha invece affrontato una riscrittura drammaturgica ex-novo. E’ ambientata in una galleria d’arte contemporanea ed è interamente focalizzata sul teatro performativo. Le scelte registiche, le scene, le luci ed il sound design, accompagnano lo spettacolo in coerenza con tale scelta stilistica.
Con “Storia di un impiegato” (da Fabrizio De Andrè) la compagnia si è confrontata con il linguaggio del teatro canzone, avvalendosi della collaborazione con il gruppo musicale A3 Apulia Project. Il progetto ha portato in scena l’intero album suonato dal vivo, integrandolo con un testo che descrivesse il mondo contemporaneo in parallelo con la storia raccontata all’interno del concept Album.
L’ultimo progetto “90 minuti”, continua il percorso sulla “memoria”, iniziato nel 2017 con “Il Ring dell’Inferno”.
Ad oggi l’associazione ha al suo attivo più di 15 produzioni rappresentate sia a Milano che in territorio nazionale.
Nel 2014 l’associazione è stata selezionata per una residenza di due anni al Teatro Litta.
Nel 2016 e nel 2017 è stata selezionata al MilanoOff festival con gli spettacoli “Rumori” e “La Città degli Specchi”
Nel 2018 lo spettacolo il “Ring dell’Inferno” è stato inserito all’interno della rassegna Circuito Contemporaneo sostenuta da Circuito Lombardia Arti Disciplinari CLAPSpettacolo dal Vivo
Nel 2019 la compagnia risulta tra le vincitrici con Sogno Americano Chapter 1 Ray del Bando “Next” – Laboratorio di idee per la produzione e distribuzione dello spettacolo dal vivo lombardo” per la Circuitazione nazionale di spettacoli di prosa, prodotti da giovani compagnie che saranno programmati nel corso del 2020.
Sogno Americano Chapter 1” Ray , con tutta quell’acqua da casa “ è stato selezionato dal Piccolo Teatro di Mialno per la stagione 2020/2021.
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