Tratto da Maria Stuart di Friedrich Schiller e rivisitato da Paolo Bignamini per la regia di Alberto Oliva, lo spettacolo, in scena al Teatro Oscar fino a domenica 25 maggio, ripercorre le vicende e il controverso contesto storico di Elisabetta, l’ultima regina Tudor, e Maria, l’antagonista cugina, la cui vita iniziò e finì tragicamente. Salita al trono nel 1558, Elisabetta I d’Inghilterra, unica figlia sopravvissuta di Enrico VIII, fu definita la Regina Vergine, o la Buona Regina, avversata però dai legittimisti inglesi che ritenevano vera erede alla corona la cugina Maria Stuarda, già regina di Scozia e dal 1559 consorte del re di Francia Francesco II. Quando, alla morte del marito, la cattolica Maria Stuarda tornò in Scozia, dovette affrontare lo scontro con la nuova religione calvinista, e scappò in Inghilterra confidando in un aiuto da parte della cugina, che invece la imprigionò fino a farla decapitare l’8 febbraio 1587. Una Maria sconfitta che, beffardamente, è destinata a divenire la vincitrice in qualità di madre, in quanto il figlio Giacomo succederà ad Elisabetta sul trono d’Inghilterra per assenza di eredi della dinastia Tudor.
Maria Eugenia D’Aquino e Annig Raimondi, rispettivamente nei ruoli di Elisabetta e Maria Stuarda, appaiono sul palcoscenico dell’Oscar dentro una specie di reticolato, emulo forse di una scala verso le vette del potere, o forse della torre del castello di Fotheringhay, dove Maria fu rinchiusa prima di trovare la morte. Una struttura che può richiamare anche una specie di “Gabbia di Faraday”, dove l’ambiente interno è isolato da qualsiasi interferenza esterna, e dove le due cugine, che in vita forse non s’incontrarono mai se non nella tragedia schilliriana, lottano, conversano, proiettano le loro vicende nel futuro, descrivendo corse automobilistiche in Costa Azzurra e conversazioni telefoniche con il cellulare, una sorta di dimensione atemporale in cui l’esprit dell’antagonismo vissuto nel Cinquecento rimane, pur con le variazioni che gli stili di vita nei secoli hanno comportato. Due autentiche protagoniste, in una magistrale interpretazione dove una comicità amara si alterna alla drammaticità del contesto, con risvolti al limite del grottesco come quando Maria/Annig si rivolge alla cugina imitando la decollata Anna Bolena, madre di Elisabetta e seconda moglie di Enrico VIII, con la testa mozzata fra le mani. Un gioco macabro e ilare insieme, che trova seguito in un autentico “teatro nel teatro”, quando Elisabetta/Maria Eugenia entra in sala e si siede come spettatrice, chiedendo addirittura al pubblico il titolo dello spettacolo in scena. Una pièce che nell’epilogo commemora l’opera di Schiller, ma che rimane, nella riscrittura di Bignamini come nella regia di Oliva, un lavoro coraggioso per le scelte contestuali e il plot narrativo. Coadiuvate dalla suggestiva scenografia di Giuseppe Marco di Paolo, le musiche originali di Maurizio Pisati, i costumi di Ilaria Parente e il disegno luci di Fulvio Michelazzi, le due interpreti sembrano indossare il testo riuscendo ad esaltarne il quadro semantico con un’eccellente azione scenica: qualsiasi forma di sentimento risulta sconfitto dalla sete di potere, e la storia di ieri può ancora purtroppo dar luogo alle perverse logiche del presente. Una riflessione inquietante resa da un esercizio di stile e bravura davvero imperdibile …
Giudizio: ****
Produzione PACTA . dei Teatri
Le Regine. Elisabetta vs Maria Stuarda da Maria Stuarda di Friedrich Schiller
Drammaturgia di Paolo Bignamini
prima assoluta
Con Maria Eugenia D’Aquino, Annig Raimondi
Regia Alberto Oliva
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Assistente alla regia: Giorgia Bari
Musiche: Maurizio Pisati
Costumi: Ilaria Parente
Scene: Giuseppe Marco di Paolo
Disegno luci: Fulvio Michelazzi
Collaborazione: Riccardo Magherini
Spettacolo inserito nell’abbonamento ‘Invito a Teatro’
Milano, Teatro Oscar, via Lattanzio 58
Dall’8 al 25 maggio 2014
www.teatrooscar.it
www.pacta.org