The Elephant Man, capolavoro cinematografico firmato da David Lynch nel 1980, arriva oggi a calcare le tavole del palcoscenico nella riscrittura drammaturgica e registica di Giancarlo Marinelli. A introdurci nel mondo dell’Uomo Elefante – con la generosità e la sensibilità intellettuale di chi fa teatro con passione autentica – è Francesco Cordella, poliedrico attore italiano formatosi alla scuola di Giorgio Strehler e interprete di alcuni tra i grandi capolavori del maestro, da Arlecchino Servitore di due padroni di Carlo Goldoni a L’eccezione e la regola di Bertold Brecht. “L’idea di portare in teatro Elephant Man nasce dall’amore per l’elaborazione drammaturgica di Giancarlo Marinelli, che ne è anche il regista. Il testo è tratto dal romanzo più che dal film – da cui sono stati estrapolati solamente alcuni tra i dialoghi più significativi. L’elaborazione drammaturgica di Marinelli, infatti, rispetto al film apporta delle sostanziali modifiche e trasforma alcune delle storie. L’interesse per Elephant Man è, però, in prima istanza motivato dall’intensità del fattore umano che questa vicenda porta con sé: il tema della diversità e – quello ben più sacro – della trasformazione. L’autore immagina infatti – un po’ come in La Bella e la Bestia – una finale trasfigurazione salvifica per Elephant che, al contempo, può essere letta come una condanna per tutti gli altri personaggi. Viene, insomma, totalmente ribaltata la prospettiva. Joseph Merrick sarà lo specchio riflettente, l’energia purificatrice che metterà a nudo le coscienze di tutti i personaggi, a partire dal mio, Tom Norman, il capo baraccone che, pur essendo un uomo crudele ed efferato, un‘anima persa, troverà una speranza di redenzione nel legame d’amore instaurato con Merrick”.
La scenografia, essenziale ma al contempo efficace e funzionale, racconta e dialoga attivamente con il testo, contribuendo a dare ritmo e vivacità alla rappresentazione, passando “a nero” da uno spazio all’altro, un po’ come accadeva nei quadri del cinema muto. I costumi, eleganti e realizzati senza trascurare la cura per il dettaglio, sembrano voler generare un ossimoro tra la ricerca della bellezza estetica e il valore autentico della bellezza interiore di Joseph Merrick, l’uomo elefante – magnificamente interpretato da Giorgio Lupano. Nell’accostarsi a questo personaggio, Giorgio dimostra di aver raggiunto una piena maturità artistica oltre a rivelare una straordinaria profondità umana. Questa interpretazione, infatti, non può prescindere da un percorso di catarsi e ricerca interiore, unito ad un approfondito studio del linguaggio del corpo (per tutta la durata dello spettacolo, il volto dell’attore è celato da un’ingombrante maschera che verrà tolta solo alla fine), dall’incertezza del passo al controllo della mano destra deforme, passando attraverso l’analisi della postura sia statica che dinamica, la rimodulazione della voce e la ricerca di una delicata espressività attraverso il gesto.
L’intensità emozionale di questo spettacolo è altresì legata all’eterogeneità delle storie che si sviluppano sulla scena e nelle quali ogni spettatore può ritrovarsi: si intrecciano vicende legate al matrimonio, al legame tra padre e figlio, all’amore eterno – e mai realmente vissuto – per una persona idealizzata e al cospetto della quale ci sentiamo tutti un po’ Elephant Man con le nostre fragilità, il disperato bisogno di essere amati per ciò che siamo, l’incommensurabile senso di inadeguatezza di fronte all’inarrivabile oggetto del nostro amore. Quest’ultima tematica è incarnata con intensità, sacrificio e dolcezza da Ivana Monti, nei panni dell’energica e autorevole capoinfermiera, che si farà portavoce di quell’amore puro ma cocente che muove da sentimenti di ammirazione e stima profonda, sfociando poi nella dedizione totalizzante per un uomo che non avrà mai e che continuerà ad amare anche oltre la vita.
Il pubblico in sala si commuove, ma non mancano i momenti di ilarità: grazie alla sagace scrittura drammatica di Marinelli, i personaggi entrano in relazione tra loro dando vita a una comicità intelligente, mai vacua o fine a se stessa. Uno spettacolo da vedere ma soprattutto da vivere, che fa scattare qualcosa dentro, invitandoci a riflettere sui valori autentici della vita, sul senso del nostro viaggio e degli incontri che facciamo, sull’importanza del confronto che nasce dall’apertura e dalla fiducia nell’altro, superando il pregiudizio, i timori e le apparenze. Perché dietro la “diversità” può celarsi un universo di infinita e sorprendente bellezza.
Giudizio: ****
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The Elephant Man dal romanzo biografico di Frederick Treves
Drammaturgia e regia di Giancarlo Marinelli
Con Ivana Monti, Giorgio Lupano, Rosario Coppolino, Simone Vaio, Francesco Cordella e la partecipazione di Debora Caprioglio
Lugano, Teatro Cittadella, Corso Elvezia 35
Martedì 25 e mercoledì 26 marzo 2014 ore 20,30
www.luganoinscena.com