Foto: Oscar Wilde (1854-1900)Formalmente, il De profundis è una lunga e accorata lettera che Oscar Wilde scrisse a partire dal 1897 mentre si trovava nel carcere di Reading, detto anche “della Regina”, indirizzata al suo amato Alfred Bosie Douglas, il giovane e vanitoso aristocratico con il quale aveva avuto la controversa relazione che gli provocò la condanna per omosessualità. In realtà, il testo è divenuto principalmente una riflessione dello scrittore sulla propria vita in relazione a quella del ragazzo, un’opera dove al pentimento per ciò che è avvenuto, vengono descritte le differenze comportamentali tra i due amanti. La nobiltà d’animo di Wilde e il suo immenso amore, si scontrano con l’egoismo di Alfred e la sua dissipatezza; la visione di “arte come filosofia e filosofia come arte” del primo, contrasta con la povertà culturale e la viziosa sterilità coltivata nell’odio del secondo. La lettera è infatti un continuo rimprovero a Douglas per la sua stoltezza, ma anche a se stesso per aver ceduto a tutti i capricci dell’amante, dimostrandosi un burattino nelle sue mani, fino al punto di credere alla necessità di denunciare il padre, John Sholto Douglas, nono marchese di Queensberry, per liberare la famiglia dalla sua arrogante presenza, scelta che si dimostrerà fatale per lo scrittore. E tuttavia, dopo la descrizione delle umiliazioni subite, della perdita di ogni avere, accompagnata dalla richiesta di divorzio della moglie e l’interdizione nei confronti dei figli, Wilde comprende la suprema natura del dolore: il testo diviene un insegnamento di perdono nell’umiltà cristologica di un’essenza ritrovata, in cui Gesù trova posto tra i poeti, poiché è attraverso la poesia che l’uomo incontra se stesso e la libertà.

Claudio Marconi, spostandosi su più punti lungo un percorso circolare, dove ad ogni stazione corrisponde un particolare stadio emozionale, riesce ad interpretare attraverso una lettura scenica l’anima dello scrittore, raggiungendo l’apice della sua poetica. Each and every thing is mentioned precisely in it which makes it a point that you need to take it 3 hours before cheap generic tadalafil the sexual activity. You can buy these herbal supplements from reliable online pharmacies always ready to help you in any situation. online generic cialis Chromosome 9 has received the most attention. http://www.learningworksca.org/resources/library/ generic cialis (Treichel 2006). The unlikeness in how they work is that buy levitra in usa blocks an enzyme called PDE5 which wipes out nitric oxide and L-arginine is used to make yohimbe. Le musiche di Matteo Pennese, eseguite dallo stesso compositore e Walter Prati, divengono a tutti gli effetti una componente essenziale del contesto drammaturgico, dove i diversi strumenti impiegati – cornetta, bandoneon, violoncello e live electronics – sembrano cogliere con i loro suoni la sofferenza e l’esaltazione lirica dell’autore. Il De profundis esce così dal contesto che l’ha generato, divenendo il manifesto poetico di Oscar Wilde da trasmettere ai posteri con tutto il suo carico semantico ed espressivo. Nella salvificazione dell’anima dopo la spoliazione, come per San Francesco, di ogni legame materiale, unitamente all’umiliazione estrema a cui segue il perdono nei confronti di chi ha voluto infierire, si raggiunge la consapevolezza di un’estetica del dolore. Un insegnamento che lo spettacolo ha saputo cogliere per poterlo a sua volta offrire.

Giudizio: ****

PRODUZIONE TEATRO ARSENALE in collaborazione con:

Compagnia Teatrale dell’Università degli Studi di Milano

CRUSM, MMTCreativeLab, Arsenale-lab e Scuola di Teatro Arsenale

De profundis di Oscar Wilde

Adattamento, riduzione e regia di Claudio Marconi

Con Claudio Marconi

Musiche: Matteo Pennese

Cornetta, bandeneon e live electronics: Matteo Pennese

Violoncello e live electyronics: Walter Prati

Luci: Claudio Marconi

Milano, Teatro Arsenale, via Cesare Correnti 11

Fino al 5 febbraio 2012

www.teatroarsenale.it