Il ritorno sulla scena del Piccolo Teatro Grassi del capolavoro di Michael Frayn sull’evoluzione della fisica e i destini dell’umanità
Copenaghen, settembre 1941. Durante l’occupazione nazista del paese scandinavo, il Premio Nobel tedesco per la Fisica Werner Karl Heisenberg s’incontrò con l’amico Niels Bohr, scienziato danese conosciuto a Gottinga nel 1922 e con il quale aveva formulato “l’interpretazione di Copenaghen” della meccanica quantistica. A seguito di questa visita la loro lunga amicizia terminò bruscamente per ragioni che costituiscono ancora oggi un mistero.Che cosa si dissero esattamente i due scienziati in quell’occasione?
Michael Frayn, con il suo lavoro Copenaghen del 1998, affronta la questione intrecciando sul piano temporale tutti i possibili dialoghi fra i due fisici, in una disamina che esplora le teorie elaborate in rapporto al pensiero dei protagonisti. La versione italiana è tornata dopo 18 anni al Piccolo Teatro di Milano con lo stesso cast storico e la regia di Mauro Avogadro.
I tre personaggi Niels Bohr, sua moglie e Werner Heisenberg, interpretati rispettivamente da Umberto Orsini, Giuliana Lojodice e Massimo Popolizio, sono fantasmi del passato che ripercorrono le tappe che li hanno portati da vivi a quel fatidico incontro. Le teorie, come il principio d’indeterminazione coniugato da Heisenberg nel 1927 e criticato successivamente da Bohr come incompleto, si sommano alle vicende umane. La comparazione tra le ricerche del fisico tedesco e gli obiettivi raggiunti da Einstein e Fermi aprono lo spiraglio per una liceità dell’errore umano che può lasciare intuire, piuttosto che una grossolana valutazione scientifica, una volontaria omissione cognitiva, forse dettata da un cedimento di ordine morale.
Uno spettacolo interpretato da eccellenze del teatro, una vera scuola da palcoscenico, che trascina e avvolge lo spettatore fin dall’inizio anche grazie ai giochi di luci e proiezioni che immedesimano la sala nelle formule quantistiche. Uno spettacolo ben diretto, che ha anche il merito di porre una riflessione sui possibili destini dell’umanità nell’applicazione della fissione nucleare, considerazione divenuta più che mai scottante nel presente, soprattutto a seguito della crisi siriana e le possibili implicazioni che potrebbero addirittura coinvolgere direttamente le due principali superpotenze atomiche. Segnali che forse, al di là di ogni loro incomprensione, proprio Bohr e Heisenberg hanno voluto suggerirci, quale monito sui rischi legati a quella evoluzione della fisica di cui sono stati partecipi e protagonisti.
Giudizio: ****
Produzione Compagnia Umberto Orsini e Teatro di Roma – Teatro Nazionale
in co-produzione con CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG
Si ringrazia: Emilia Romagna Teatro Fondazione
Copenaghendi Michael Frayn
Traduzione di Filippo Ottoni e Maria Teresa Petruzzi
Con Umberto Orsini, Massimo Popolizio e con Giuliana Lojodice
Regia di Mauro Avogadro
Milano, Piccolo Teatro Grassi, via Rovello
Dal 3 al 22 aprile 2018
www.piccoloteatro.org