Roma, 17-21 ottobre 2022
Convegno, spettacolo, laboratori, reading e un seminario di traduzione

per la prima volta in Italia la poetessa britannica Joelle Taylor
tra i partecipanti: Franco Marcoaldi, Valerio Magrelli, Tomaso Montanari, Enzo Bianchi

La Terra Desolata di T.S.Eliot venne pubblicato per la prima volta su The Criterion nell’ottobre del 1922, segnando insieme all’Ulisse di Joyce e La Stanza di Jacob di Virginia Woolf la nascita del modernismo in letteratura. Poema metropolitano per eccellenza, La Terra Desolata rispecchia nella sua chiave estetica il genere di fruizione multiculturale e multimediale dell’attraversamento di una città moderna, a partire dall’esplicita evocazione, nei suoi versi, di un’immaginaria Città Irreale che tiene insieme il mondo antico e il contemporaneo.

Oggi, a 100 anni dalla prima pubblicazione, quest’opera seminale del ‘900 viene celebrata con una grande manifestazione CITTA’ LUOGO DI POESIA, in programma a Roma dal 17 al 21 ottobre, che si propone di declinare i molteplici stimoli e suggestioni dell’opera con un’analoga varietà di proposte, tutte di altissimo profilo: un convegno di tre giorni, uno spettacolo teatrale, due reading poetici due laboratori pratici, un seminario di traduzione.

Il convegno “Per le strade della città irreale: cento anni di Terra Desolata” (19, 20 e 21 ottobre, Casa delle Letterature) a cura di Alessandro Fabrizi e Iolanda Plescia raccoglie alcune delle voci più significative della scena culturale italiana che illustreranno le varie “strade” che attraversano il poema, da quella biblica a quella della cultura classica, da quella francese a quella orientale, quella di Dante e quella di Shakespeare. In programma, tra gli altri, gli interventi di Enzo Bianchi (La Bibbia nella Terra Desolata); Vincenzo Trione (Baudelaire, il flaneur e la città); Nadia Fusini (Shakespeare nella Terra Desolata); Tomaso Montanari (L’arte figurativa nella Terra Desolata); Carlo Ossola (Dante nella Terra Desolata); Piero Boitani (Pound nella Terra Desolata); Stefano Catucci (Wagner e la musica nella Terra Desolata); Pietro Montani (Il Linguaggio come fabbrica di immagini), Emilia Di Rocco (“Io, Tiresia”) e Iolanda Plescia (“1922, annus mirabilis“).

Al Teatro Ciak i giorni 20 e 21 ottobre lo spettacolo in prima nazionale Città Irreale per la regia di Alessandro Fabrizi, una produzione 369gradi con Maria Vittoria Argenti, Alessio Esposito, Leonardo Gambardella, Laura Mazzi, Elisa Menchicchi, Maurizio Rippa e Olimpia Fortuni, danzatrice – che tradurrà parti del poema in Lis. Allo spettacolo collaborano i musicisti Gianluca Misiti ed Emiliano Begni e la costumista Marina Sciarelli.

In programma due reading del poema: uno in lingua italiana il 17 ottobre alle ore 21 presso La Casa delle Letterature (a leggere saranno i poeti Franco Marcoaldi e Valerio Magrelli) e uno in lingua inglese il 18 ottobre presso il Teatro Ciak (a leggere la poetessa inglese Joelle Taylor). Il reading in lingua italiana sarà accompagnato da una performance in LIS del testo.

Nel periodo dal 17 al 21 ottobre si svolgeranno due laboratori pratici di creazione poetica a cura di Patrizia Menichelli ricercatrice di poetiche sensoriali, artista indipendente e membro del Teatro de los Sentidos di Barcellona. I due laboratori pratici (dal titolo: La Poesia degli Oggetti)sono ispirati alla tecnica poetica del “correlativo oggettivo” esposta da T.S.Eliot nel saggio “Hamlet and his problems” e propongono delle pratiche di creazione poetica o drammaturgica con oggetti, attraverso la disposizione di questi in percorsi esperienziali.

L’iniziativa è un progetto di fluidonumero9 in collaborazione con 369gradi e con il patrocinio del Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali, Sapienza Università di Roma in collaborazione con l’Istituzione Biblioteche di Roma Capitale –  Casa delle Letterature. Il progetto, è vincitore dell’Avviso Pubblico “Estate Romana  2022 – Riaccendiamo la Città, Insieme” curato dal Dipartimento Attività Culturali di Roma Capitale. Il convegno è realizzato con il contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali.

La città che il poema inscena è luogo di poesia e poesia essa stessa, e chi legge – o la attraversa – è invitato a mettere in relazione segni diversi, passato e presente, storia e cronaca, mondo antico e nuovo, proprio come muovendosi in una grande città. Come una grande metropoli, infatti, il poema è deposito di gran parte della cultura occidentale e orientale (da Petronio e Ovidio a Dante, da Baudelaire alle Upanishad indiane) a cui il poeta fa appello alla ricerca di un senso all’ansioso vivere dell’uomo moderno e contemporaneo, per approdare alla pace interiore evocata dall’ultima parola del testo, il termine sanscrito shantih, che per la religione induista indica uno stato di pace che va oltre l’intelligenza. La natura eterogenea degli incontri si rivolge a un pubblico di diverse fasce d’età e di interessi, dai bambini agli studenti universitari, e adulti di diverse culture e provenienza che comprende, con interventi in linguaggio LIS, il pubblico dei sordi segnanti. L’alto profilo del convegno scientifico, offerto dalla qualità dei relatori del convegno, e delle proposte artistiche, dovuto all’opera in questione, agli artisti e agli operatori coinvolti, sarà comunque veicolato da una spiccata accessibilità dei linguaggi.

 

NOTE di Alessandro Fabrizi

The Waste Land di T.S.Eliot venne pubblicato per la prima volta su The Criterion nell’ottobre del 1922.  Il mese successivo apparve sulla rivista The Dial e a dicembre venne stampato in volume da Boni & Liveright negli U.S.A. con l’aggiunta delle  note scritte espressamente da Eliot.

Se The Waste Land, come affermò l’autore, non fu altro che il sollievo da una personale e del tutto insignificante lagnanza contro la vita e solo un pezzo di lamentela ritmica certo è che questa personale e insignificante lamentela ha generato nella mente dei lettori in questi cento anni visioni e revisioni, associazioni ed elaborazioni che hanno reso il poemetto, a dispetto del suo titolo, una terra particolarmente fertile, tutt’altro che desolata, che si offre a molteplici attraversamenti e dove in un angolo o a un incrocio sempre fiorisce qualche ricco e strano souvenir.

Questo forse perché Eliot non ha espresso la sua lamentela ricostruendola in tranquillità e descrivendola nella forma di una testimonianza monologante, proposta da un io di ascendenza lirica o romantica. Piuttosto, l’ha messa in scena, la messa in moto  attraverso a set of objects che produce sempre nuovi accostamenti e immagini nella mente di chi legge, un drama di frammenti che accostandosi generano, come il crudele aprile, a third something, in modo analogo alle dinamiche del montaggio cinematografico, per come venivano praticate e teorizzate dal suo contemporaneo S.M. Eisenstein.

The Waste Land è poema moderno in quanto poema informato dall’esperienza della metropoli, alla cui complessità appunto risponde con la Sinfonia di una grande città à la Walter Ruttmann, e un poema modernista in quanto l’esperienza del mondo contemporaneo è messa in relazione con il passato, anche il più remoto, ed è osservata nella vertiginosa prospettiva verticale di un tempo simultaneo ed abissale che nel ticchettìo dei passi sui marciapiedi della City ode anche il battito ritmico dei tamburi del selvaggio nella giungla (da lì, scrive Eliot, nasce la poesia).

Potremmo dunque immaginare la Terra Desolata come una grande città irreale che invita ad essere attraversata e riattraversata, in numerosi percorsi, a cui abbandonarsi con lo spirito del flaneur o con l’impegno e l’ingegno dell’erudito (e la città diventa anche una grande biblioteca); scegliendo da quale porta entrare (Petronio? Shakespeare? Ovidio? Baudelaire? Le Upanishad? Ezechiele?) e procedendo con un Baedeker in mano come Burbank o con un sigaro in bocca come Bleistein.

INFO: Sito web