Foto di scena: The Dead, prodotto da Città di Ebla, a La Soffitta - Laboratori delle Arti/Teatro di Bologna
Foto di scena: The Dead, prodotto da Città di Ebla, a La Soffitta - Laboratori delle Arti/Teatro di Bologna
Foto di scena © Luca Di Filippo © Città di Ebla

Città di Ebla con The dead, spettacolo liberamente ispirato all’ultimo racconto omonimo contenuto in Dubliners, si misura con un altro grande scrittore del ‘900 James Joyce in linea con il discorso già iniziato in precedenza con la messa in scena delle Metamorfosi di un’altra pietra miliare della letteratura del XX secolo, Franz Kafka. Ne I morti la compagnia forlivese procede per sottrazioni: il plot narrativo originale del racconto viene quasi annullato,mossa dal concetto ormai consolidato che il teatro di stampo borghese è morto e che bisogna ripensare alla rappresentazione diversamente. Viene attuata una destrutturazione del testo a favore di un lavoro intellettuale “sottotraccia”che delega ad altri dispositivi  la messa a fuoco dell’avvenimento  che il regista Claudio Angelini individua come il vero e proprio cuore del racconto. L’episodio descritto è quello del personaggio femminile Gretta, che in una camera d’albergo ricorda un amore passato morto in età giovanile, evocatole da una canzone suonata durante la festa a cui lei  poco prima aveva partecipato. Una sofisticata operazione di sottrazione quella attuata da Città di Ebla si diceva, e al contempo uno studio approfondito sul linguaggio, un  accurato lavoro di sintesi, una volontà di sperimentazione radicale così come Joyce aveva fatto nella raccolta Gente di Dublino, mettendo in luce e denunciando la paralisi borghese vigente e  gettando soprattutto  i semi di quella scrittura anticonvenzionale e personalissima che sarebbe poi esplosa  nei futuri Finnegans Wake e nell’Ulysses. La paralisi presente nel testo di Joyce (tanto che il silenzio, come osservava lo stesso scrittore, era stato “reso parlante”), trova un corrispettivo nella scelta di Città di Ebla di elidere la parola e muoversi su un registro anti-convenzionale. Sul palcoscenico appare un solo personaggio-corpo parlante (Valentina Bravetti), altri elementi scenici dalla forte­ connotazione simbolica, insieme alla luce, al dispositivo fotografico (coadiuvato da Luca Ortolani), e al suono (eseguito da Franco Naddei) tutti sostituti e portatori di quella ”intensità ritmica” creata da Joyce nella resa dei dettagli  e nello sviluppo narrativo giocato su più livelli. Il telo dove vengono proiettate le foto scattate in tempo reale dello spettacolo stesso (una tecnica questa del “real time shooting” creata ad hoc) si frappone tra gli spettatori e la scena. La fotografia  immortala attimi, li consacra all’eternità; lo scatto è una porzione di realtà congelata ed è perfetto il suo rapporto privilegiato con la memoria. La fotografia viene scelta come prodotto terzo, un ulteriore sistema di narrazione che si dà in ogni spettacolo in maniera unica e che per questo contribuisce ad una sorta di artigianalità dell’opera finale, contro una logica di produzione seriale. Per l’intera messa in scena,Gretta nella sua camera d’albergo (quasi un piano sequenza dai tratti iper-realista), viene spiata  attraverso uno schermo da noi spettatori che diventiamo testimoni di questa sua intima confessione in un atto performativo di grande impatto estetico o di un teatro d’ombre che si rivela e si sottrae a tratti, in bilico tra i due registri di quello che è e quello che è stato in un rimando alla vita, alla morte e al ricordo. Il finale dello spettacolo di Città di Ebla si chiude tra ombre, neve, fantasmi nella stessa atmosfera di “dissolvenza e di infinito” “(cit. C.M. Vaglio) che si apre alla fine del romanzo di Joyce.

Una produzione Città di Ebla, Romaeuropa Festival 2012, Teatro Diego Fabbri, Comune di Forlì

The Dead creazione scenica liberamente ispirata al racconto di James Joyce
Ideazione, regia e luci di Claudio Angelini
Drammaturgia: Città di Ebla e Luca di Filippo
Collaborazione drammaturgica: Riccardo Fazi
Con Valentina Bravetti e Luca Ortolani
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Fotografie in tempo reale: Luca Ortolani
Composizione sonora e manipolazione del suono: Franco Naddei
Cura degli allestimenti e costumi: Elisa Gandini
Disegni in scena: Jacopo Flamigni
Il real time shooting è una tecnica espressiva ideata da Claudio Angelini e Luca di Filippo

Bologna, La Soffitta – Laboratori delle Arti/Teatro, via Azzo Gardino 65/a
Mercoledì 5 febbraio 2014, h 21
www.dar.unibo.it