Cirano è tornato, o più probabilmente, non se ne è mai andato. Se è vero che l’arte che parla alle viscere continua a vivere nella memoria emozionale di chi ne fruisce, il figlio della penna di Edmond Rostand ha preso dimora fin dal primo momento nel cuore del suo pubblico innamorato
Ogni volta che un testo viene ricreato sulla scena o sullo schermo, indossa una pelle nuova: il Cirano di Corrado D’Elia, andato di nuovo in scena dal 18 al 30 ottobre al Teatro Litta di Milano, ha affascinato il pubblico fin dal suo esordio di 20 anni fa.
Il naso di Cirano, che alla “y” del suo nome originale sostituisce una “i”, più comoda da indossare (nella versione italiana della traduzione in prosa di Franco Cuomo), sembra diventare metafora di un velo impalpabile, e al contempo tangibilmente doloroso, che separa la sfera del nucleo autentico dell’essere da ciò che appare in superficie.
Così il naso di Cirano è ingombrante solo agli occhi di chi non sa vedere oltre la maschera della persona,intesa nell’etimologia originaria di “personaggio mascherato”: quando la voce di Cirano recita la Poesia che zampilla dalla sua anima, il volto è trasfigurato dalla bellezza dell’amore, che provvede a “guarire” il suo difetto fisico.
Cristiano il volto, Cirano la voce, agli antipodi solo in apparenza, condividono lo stesso destino: quello di non essere amati per quello che sono.
Nell’allestimento di Corrado D’Elia tutti racchiudono nascostamente un cirano con il naso invadente grondante un’umanità libera da qualsiasi orpello: un segno distintivo che imbarazza, o risulta scomodo mostrare, e a cui si preferisce la maschera delle apparenze quotidiane.
I brani di Michael Nyman sono virgola sonora dei passaggi dello spettacolo, mentre la struggente In a Broken Dream di Rod Stewart si fa eco interiore dei turbamenti d’amore di Cirano, delle sue speranze che si affacciano in timidi boccioli, destinati ad appassire al cospetto della cecità della bella Rossana.
La suggestione del cult Cirano è creata dalla collaborazione fra la regia di D’Elia, l’agilità scenica del gruppo di attori, le scene essenziali e incisive di Fabrizio Palla, e la punteggiatura decisa del disegno luci di Marco Meola.
Giudizio: ***
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COMPAGNIA CORRADO D’ELIA
Cirano di Bergerac di Edmond Rostand
Traduzione Franco Cuomo
Regia e adattamento Corrado d’Elia
Assistenti alla regia Marco Brambilla e Marco Rodio
Con Michel Altieri, Marco Brambilla, Alessandro Castellucci, Giovanni Carretti, Francesco Cordella, Corrado d’Elia, Claudia Negrin, Stefano Pirovano, Marco Rodio, Giovanna Rossi, Stefano Rovelli, Chiara Salvucci
Milano, MTM Sala Teatro Litta, Corso Magenta 24
Dal 18 al 30 ottobre 2016
www.mtmteatro.it