Checco Zalone è tornato, dopo il successo ottenuto con Cado dalle nubi, con cui ha vinto il Globo d’Oro come attore rivelazione dell’anno. Ma, a scanso di equivoci, questa non vuole, né potrebbe essere, un semplice recensione cinematografica ma necessariamente qualcosa di diverso perché, in qualche modo, il film lo merita.
In parecchi nella storia della settima arte nazionale hanno cercato di rappresentare il cuore oscuro dell’Italia, per citare il fortunato bestseller di Tobias Jones, nelle sue più varie pieghe. “I Mostri” di Dino Risi, con i “mostri sacri” Gassman e Tognazzi, è la pellicola che, per eccellenza, ha finora impresso l’impronta più profonda, assai meglio di quanto abbiano fatto i suoi seguiti. Per il resto, forse l’autore che meglio ha colto il peggio nazionale è Carlo Verdone, con la sua interminabile galleria di personaggi, più o meno borderline, oltre al suo epigono per eccellenza, Alberto Sordi. Per il resto si è più o meno sempre sconfinati nella macchietta triviale, vedi la “saga” dei Pierino, in geni come Totò, protagonista in grado di risollevare con il suo carisma film decisamente pessimi, o in character relegati necessariamente a una specifica zona geografica, dalla Toscana dei vari Pieraccioni e compagnia cantante a Roma e Napoli.
Zalone è qualcos’altro, a partire dalla trama, che lo vede pessima guardia giurata obiettivo di una cellula di terroristi islamici intenzionati a far saltare per aria la meneghina Madonnina del Duomo. Ad avvicinarlo una bella ragazza, interpretata dall’attrice Nahiha Akkari, di cui il nostro si innamorerà. Con un cast di tutto rispetto, da Ivano Marescotti, Tullio Solenghi e Rocco Papaleo, e con una regia da manuale di Gennaro Nunziante, la vicenda avrà degli sviluppi non così prevedibili. The viagra free pill concern part is that one needs to seriously take this part of illness to a different level so that he can provide proper and efficient solution for the matter. This is a time free sample viagra in the man’s life that will suffer it through out his life. If left untreated, it may lead to emotional disturbances. top shop viagra on line This miracle pill effect viagra pfizer canada on men has made it just as it is a common disease that is handed down through faulty genes. Ma il punto è un altro.
Luca Medici, il vero nome dell’attore, è bravo, e lo dico sinceramente. Passando dalla TV proprio con questo personaggio, a “Zelig”, veste i panni di uno dei tipi che attraversano indisturbati i salotti della televisione dei “senza né arte né parte”, e le strade modaiole delle nostre città, caricaturali sottocopie dei vari Fabrizio Corona e simili. Metafora dell’italiano pieno di sé, ignorante quanto volgare, che per conquistare la ragazza dichiaratamente musulmana di cui si innamora le offre il panino con la porchetta di maiale, o che, da guardiano del museo, per farle fotografare un’opera d’arte straccia il cartello su cui campeggia la scritta di divieto di riprese. Un cafone italico, che riassume in sé il peggio della nazione, nipote di un comandante dell’Arma di una stazione locale che vive di miserabili e reiterati abusi di potere. E il fellone, Zalone, alla selezione per il concorso nei Carabinieri se ne vanta pure.
Il punto che, a mio avviso, coglie questo geniale, e personalmente molto irritante, personaggio, è l’incapacità di distinguere il lecito dall’illecito, una pericolosa deriva che travalica al concetto stesso di anomia, e di cui l’Italia sembra essere neanche così poco gravemente ammalata. Zalone, in totale buona fede, pollo che si crede gallo, e che per qualche strano accidentale motivo, qualcuno gli crede anche, si pasce della propria ignoranza come di una luccicante medaglia al valore (lo dice proprio che studiare non serve), e ricade nella cultura del piccolo sopruso del furbo-fesso, tanto intelligentemente espressa da Montanelli.
Snobbato, a torto, dalla distributrice Medusa guidata da Carlo Rossella, anch’egli forse non così capace di distinguere il suo caro bon ton dall’arte vera, cinematografica e non, come dimostrano i suoi pezzi su Il Foglio, che ha sottovalutato in pieno questo lavoro, a dispetto di un successo ormai sempre maggiore.
Da vedere prima, e poi da pensarci su, almeno un po’.
Che bella giornata, regia di Gennaro Nunziante, comm., col., 97’, I, 2011
Con Checco Zalone, Nabiha Akkari, Ivano Marescotti, Rocco Papaleo, Tullio Solenghi, Annarita del Piano, Giustina Buonomo, Caparezza, Michele Alhaique, Mehdi Mahdloo, Luigi Luciano, Anna Bellato, Cinzia Mascoli, Bruno Cesare Armando, Anis Gharbi