E’ una questione di punti di vista. Nel senso letterale del termine. Michelangelo affrescando la Cappella Sistina teneva conto che sarebbe stata vista dal basso. I gioielli che indossano le soprano nelle opere sono vistosi e coloratissimi, ma fatti con vetro non di qualità, perché il pubblico non ne vede i particolari. Degli attori a teatro si notano gesti e voce: lo spettatore è affascinato dalla modulazione della voce, segue i movimenti del corpo, lo spostarsi sulla scena, ma non riesce a cogliere il mutare delle espressioni del volto. Con “Cara Medea” ha invece anche questa possibilità: per la prima volta, grazie all’uso di una webcam. Ed è la prima volta, perché finora la tecnologia era servita a creare scenografie, a portare nuovi personaggi in scena: era stata al servizio del testo, non dello spettatore. E in un monologo la possibilità di cogliere le espressioni dell’attrice, come avviene in questo caso, è importante, mentre, a volte, le voci avvolgono la protagonista come una colonna sonora. Anche rimanendo in superficie “Cara Medea” riesce ad affascinare lo spettatore. Che, a questo punto, è stimolato ad andare oltre, scavando più nel profondo.
Vede la protagonista che parla a un telefono di quelli a colonna (ormai scomparsi), piazzato in una periferia estrema. Parla con un altro disgraziato ed è un crescendo di racconti tragici. A volte parla una lingua per noi incomprensibile, come incomprensibile è il gesto che alla fine ci racconta. Medea è il nome della protagonista. Physician suggests taking the lowest form while using it for the first time. have a peek at this web-site buy 10mg levitra But the idea is false. viagra online purchase robertrobb.com The following can be purchased in the form of a buy viagra online tablet which enables you to determine the level of NO in the blood. Paduch noted that up to 18 percent of men have a hard time n relationships since they cannot have an erection. viagra sale http://robertrobb.com/2016/10/ Una Medea di periferia. Travolta dagli eventi. Travolta dalla guerra, che porta alla mercificazione di sé stessi per cercare di mangiare e sopravvivere.
“Cara Medea” è il titolo della piéce di Antonio Tarantino e allora viene la voglia di scalfire ulteriormente la scorza esterna. Andare oltre e capire quanto ci sta dicendo Francesca Ballico che, come regista e attrice, interpreta le parole dell’autore. Il dramma della guerra che porta a gesti irrimediabili, come irrimediabile è l’atto che alla fine la nostra Medea racconta: dall’uccisione dei propri figli non si può tornare indietro. E’ la guerra che porta a gesti non comprensibili. Le lingue che parla Medea, alternate a un italiano storpiato, sono polacco, croato, friulano, albanese, rumeno, russo: lingue di Paesi dell’Est, che hanno conosciuto guerre, conflitti, soprusi, devastazioni. Chi ha aiutato a tradurre le parole in queste lingue, racconta Francesca Ballico, ha vissuto la guerra. E allora diventa inevitabile pensare a guerre che sono state vicino ai nostri confini e che non abbiamo ben compreso. Viene inevitabile pensare a quanto è successo in Bosnia, dove ragazzi come noi hanno compiuto gesti terribili. Come Medea. Cambiano le ambientazioni, ma la storia, pur con sfaccettature differenti, si ripete in tutta la sua crudeltà.
Giudizio: ***
Produzione Teatri di Vita
Cara Medea di Antonio Tarantino
Diretto e interpretato da Francesca Ballico
Cura scenica di Daniela Cotti e Saverio Peschechera
Milano, Teatro Filodrammatici, via Filodrammatici 1
Dall’ 11 al 23 ottobre 2011