Scritto da Charles Dickens a metà Ottocento, Canto Di Natale suscita, ancora oggi, riflessioni straordinariamente attuali che nei secoli hanno ispirato il mondo dell’arte tout court. Passando attraverso il cinema e il mondo dei fumetti, la figura di Scrooge arriva in teatro con incontenibile vitalità nella magnifica interpretazione di Fabrizio Martorelli, per la regia di Antonio Mingarelli. Interprete e autore della drammaturgia, Fabrizio Martorelli dà prova di una piena maturità artistica confrontandosi con il monologo, forse la più difficile tra le prove d’attore. Una molteplicità di personaggi si materializzarono sulla scena e dialogano tra loro, in equilibrio fra illusione e realtà, dipingendo quadri straordinariamente realistici ma al contempo velati come in un sogno. Perché è proprio in sogno, nella notte di Natale, che Scrooge incontrerà tre spettri (il Natale passato, il Natale presente e quello futuro) che lo condurranno sulla via della “redenzione”.
Avido, incattivito, privo di sentimenti ed emozioni, Ebenezer Scrooge rivivrà i propri errori, picchierà il muso contro rimorsi e rimpianti per scuotere e ridestare quell’umanità soffocata da una vita trascorsa ad ascoltare i propri bisogni, trascurando il richiamo della fantasia e di quelle illusioni che talvolta rendono migliori i nostri giorni. Scrooge si rivedrà bambino, solo e sbeffeggiato dai compagni di scuola, ritroverà il grande amore perso per sempre a causa del suo freddo materialismo, di quella smania di successo che lo condurrà al progressivo annientamento della sua anima. Incontrerà la sorella, prematuramente scomparsa, pronta ad accoglierlo con infinito amore, senza risentimenti per ciò che è stato, guidata solo da quel legame inscindibile che risiede nel sangue. Ma saranno il Natale presente e le tragiche previsioni future ad aprire gli occhi a Scrooge, offrendogli la straordinaria possibilità di cambiare rotta.
Di fronte a rimorsi e rimpianti tutti noi vorremmo poter cancellare il ricordo oppure tornare indietro per mutare il corso degli eventi: il messaggio che Canto di Natale porta fino a noi, attraversando i secoli, è proprio quello di non “affondare” nei nostri sbagli e nelle nostre umane fragilità, trovando il coraggio di guardarci dentro, nel nostro piccolo, per cambiare il mondo che ci circonda, a partire dalla nostra quotidianità. Il doloroso percorso a ritroso di Scrooge sarà dunque fondamentale per scagliarlo nel futuro, mettendo definitivamente a tacere i fantasmi che gli urlavano dentro, impedendogli di sentire il richiamo del mondo attorno a lui.
L’utilizzo delle marionette rende il monologo ancora più coinvolgente, tra l’inquietudine e lo straniamento, facendo convivere sul palcoscenico realtà e finzione sino al trionfo della luce sul buio, di un nuovo giorno sulle ombre nere della notte. Gli arredi scenici, straordinariamente “parlanti” nella loro estrema essenzialità, diventano medium tra parola e racconto visivo, dando vita a quella che è la grande magia del teatro: farsi luogo in cui la fantasia diventa realtà, contenitore in cui l’irrazionale trova una sua magnifica razionalità. Natale è rinascita: che il Canto di Fabrizio Martorelli possa essere per tutti fonte di riflessione per guardare il mondo con occhi diversi, con l’ingenuità del bambino dei natali passati, la consapevolezza dell’adulto del Natale alle porte e le speranze di chi guarda con ottimismo al futuro, nonostante le difficoltà dell’epoca che faticosamente stiamo attraversando.
Giudizio: ***
SPAZIO TERTULLIANO
Canto di Natale (A Christmas Carol) di Charles Dickens
Drammaturgia di Fabrizio Martorelli
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Regia di Antonio Mingarelli
Sonoro e musiche originali: Roberto Fiore
Luci: Eugenio Squeri
Elementi di scena: Alice Leonardi e Luca Passeri
Assistente: Luca Pedron
Milano, Spazio Tertulliano, via Tertulliano 68
Dal 10 al 14 dicembre 2014
www.spaziotertulliano.it