Foto di scena: Beatitudo, Armando Punzo con il giovanissimo Marco Piras, al Teatro Menotti di Milano dall'8 al 10 febbraio 2019
Foto di scena: Beatitudo, Armando Punzo con il giovanissimo Marco Piras, al Teatro Menotti di Milano dall'8 al 10 febbraio 2019
Foto di scena: Beatitudo, Armando Punzo con il giovanissimo Marco Piras © Stefano Vaja

Armando Punzo al Teatro Menotti di Milano per i trent’anni di Fortezza propone il suo lavoro sull’identità dell’anima con un percorso drammaturgico ispirato ai racconti di Jorge Luis Borges

Beatitudo è lo spettacolo per eccellenza che può celebrare i trent’anni della Compagnia Fortezza presso il Carcere di Volterra, sia per ragioni anagrafiche sia perché il frutto di un lungo lavoro in divenire che coinvolge i rapporti tra i soggetti e i contenuti semantici dei contesti espressivi. Al Teatro Menotti, grazie a un rapporto di collaborazione con Tieffe che si è andato sempre più consolidando nel tempo, ha concluso l’importante tappa milanese di un percorso triennale iniziato nel 2018 e che coinvolgerà in seguito molte altre realtà italiane.

L’incipit
Libri, tomi nuovi e antichi, testimoni muti di uno scibile, gli strumenti di un’esegesi legata all’esperienza dell’umanità. L’azione consiste nel loro spostamento ad opera di numerosi performer che si muovono tra il pubblico in attesa, custodi ermetici di un sapere universale che sembra non avere fine.

Funes el memorioso. La crisi
Tra gli innumerevoli personaggi di Jorge Luis Borges troviamo Ireneo Funes, protagonista del racconto Funes o della memoria ambientato nell’Uruguay di fine Ottocento e contenuto nella parte Artifici di Finzioni (Ficciones), un giovane condannato a una prodigiosa memoria che gli consente di cogliere ogni particolare di tutto ciò che lo circonda, capacità acquisita a seguito di una rovinosa caduta dopo essere stato travolto da un cavallo, virtù che, se da un lato gli consente di ricordare tutto, dall’altra gli impedisce di sognare come un uomo comune, di formulare idee e concetti generali, in pratica un registratore di frammenti e dettagli ambientali che lo condannano a una incomunicabilità con il resto del mondo. Ecco la crisi dovuta a un’immobilità di pensiero, coeva di una volontà di Funes di potersi liberare di tutta la sua memoria, leit motiv del conflitto drammaturgico sapientemente preparato da Armando Punzo, frattura sostanziale che analogicamente corrisponde al tentativo dell’uomo di superare la propria vita per intraprendere un viaggio oltre il tempo, alla ricerca di un’identità dell’anima che non corrisponde a quella contestualmente assegnata, un lungo percorso che dal vuoto conduce alla sostanza.

Il bambino ovvero la palingenesi
Sul palco a fianco di Punzo è sempre presente un bambino, in ascolto del fluxus poetico, dei canti, della musica, con lievi movimenti durante l’azione performativa che si esprime sul palco, tra il pubblico, in un percorso ritmico ipnotico. Il bambino, dall’antichità passando per la visione cristologica del divino fino alla modernità, è presente come rinascita, assume l’identificativo della perfezione poetica in Leopardi, è il cuore semantico definito ne Il Fanciullino di Pascoli sul sapere primigenio dell’uomo, con riferimento al Fedone di Platone, e che, come in Baudelaire, rivela le corrispondenze segrete, esoteriche, per divenire il simbolo della destrutturazione del linguaggio con il movimento dada. Il bambino è qualcosa di più dell’uomo nuovo, è praticamente lo spirito dell’autenticità al di là di ogni costruzione illusoria.

L’Uovo Cosmico
L’Azoth  (o Azoto), eponimo del libro di Basilius Valentinus, fantomatico alchimista e monaco benedettino tedesco vissuto a cavallo tra il XIV e XV secolo, è per la filosofia spagirica il solvente universale che si ottiene disciogliendo lo spirito vitale celato nella materia grossolana. Acronimo della prima e ultima lettera degli alfabeti romancio, greco ed ebraico (A-Zeta, Alpha-Omega, Alef-Thau) identifica l’inizio e la fine di un processo, quale premessa di una nuova alba, prefigurazione di nascita, morte e palingenesi. L’Uovo Cosmico, che in alchimia è l’archetipo in grado di riportare tutto alla sua purezza originaria, la coiddetta “pietra filosofale”, è il simbolo emblematico di questo risveglio identitario dell’anima, esibito in Beatitudo durante un lungo percorso danzato, mentre un interprete cade, trascina e si risolleva con una serie di movimenti ripetuti più volte.

Lo spettatore è immerso in un fluido costituito da lirica, suoni, geometrie, colori e danza, stimolatore della reviviscenza del proprio “in sé” (swaaha in sanscrito), durante un processo di trasmutazione che purifica la sovrastruttura del mondo verso l’orizzonte di uno scibile universale, la vera natura della Cherche.
Un percorso metateatrale, non di rappresentazione, più vicino a una dimensione artaudiana che comporta l’annullamento dell’attore verso il raggiungimento del mito e, nel contempo, prevede la partecipazione emotiva dell’osservatore, cullato dall’esperienza poetica dentro la cornice di questo autentico capolavoro alchemico.

Foto di scena: Beatitudo © Stefano Vaja
Foto di scena: Beatitudo © Stefano Vaja

Carte Blanche e TieffeTeatro MILANO
Con il sostegno di
MiBACT-Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Regione Toscana – Comune di Volterra – Comune di Pomarance – Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra– ACRI – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, Ministero della Giustizia – Casa di Reclusione di Volterra

Beatitudo Compagnia della Fortezza
Liberamente ispirato all’opera di Jorge Luis Borges
Drammaturgia e regia di Armando Punzo
Con Armando Punzo, Sebastiano Amodei, Mohammad Arshad, Elisa Betti, Nikolin Bishkashi, Placido Calogero, Rosario Campana, Vincenzo Carandente Giarrusso, Gillo Conti Bernini, Elis Dedei, Nicola Esposito, Giulia Guastalegname, Ibrahima Kandji, Kujtim Kodra, Massimo Marigliano, Francesco Nappi, Giacomo Silvano, Gaetano Spera, Lucian Tarara, Francesca Tisano, Alessandro Ventriglia, Giuseppe Venuto  e il giovanissimo Marco Piras
Ensemble di percussioni: Quartiere Tamburi / Marzio Del Testa, Iago Bruchi, Riccardo Chiti, Lucio Passeroni, Andrea Taddeus Punzo de Felice
Canto: Isabella Brogi
Musiche originali e sound design: Andrea Salvadori

Scene: Alessandro Marzetti, Armando Punzo
Costumi: Emanuela Dall’Aglio

Coreografie:
Pascale Piscina
Aiuto regia: Laura Cleri
Assistente alla regia: Alice Toccacieli
Aiuto scenografo: Yuri Punzo
Decorazioni e arredi: Silvia Bertoni
Collaborazione drammaturgica: Alice Toccacieli, Francesca Tisano, Salvatore Altieri, Fabio Valentino, Elisa Betti
Collaborazione artistica: Adriana Follieri, Daniela Mangiacavallo, Pier Nello Manoni, Marco Mario Gino Eugenio Marzi, Marta Panciera, Luisa Raimondi, Eleonora Risso, Elena Turchi, Luca Dal Pozzo, Francesca Lateana, Manuel Marrese, Alessandra Pirisi, Eva Pistocchi, Eva Cherici, Valeria Bertini, Tommaso Vaja

Direzione organizzativa e cura dei progetti: Cinzia de Felice
Organizzazione generale e coordinamento attività Centro Nazionale Teatro e Carcere: Domenico Netti
Amministrazione generale: Isabella Brogi
Segreteria e contabilità: Giulia Bigazzi
Responsabile attività formative: Marzia Lulleri
Direzione tecnica: Carlo Gattai
Light designer: Andrea Berselli
Sound: Alessio Lombardi
Progettazione grafica: Studio Funambulo
Documentazione fotografica e foto di scena: Stefano Vaja
Documentazione video: Nico Rossi, Francesco Zollo / VaiOltre!
Social media partner: Simone Pacini / fattiditeatro

Milano, Teatro Menotti, via Ciro Menotti 11
Dall’8 al 10 febbraio 2019
www.teatromenotti.org
www.compagniadellafortezza.org