La classe operaia non va più in paradiso, citando il titolo di un celebre film, ma, non essendo solo più quella operaia, sale sul tetto dello stabilimento, ma anche sui campanili, e in cima alle ciminiere, per far parlare di sé. Comunque più in alto rispetto a tutto il resto, certamente non alla ricerca del celebre quarto d’ora di celebrità, perché il narcisismo non c’entra quando è in gioco il proprio posto di lavoro. Innse, Videocon, Yamaha (Lesmo), Ispra, Maflow, Kss, Ages, Antonio Merloni, Conus, Eutelia e, infine per gradire, anche il free-press DNews, dalla ricca, o presunta tale, Lombardia per arrivare al Piemonte passando da Lazio e Umbria. Dieci realtà produttive tra le più varie tra loro, dalla produzione di filo di acetato di cellulosa ai tubi per il condizionamento aria, l’informazione, la costruzione di motoveicoli e la ricerca, solo per fare qualche esempio, per i più svariati motivi destinate alla chiusura, i cui lavoratori decidono per extrema ratio di tentare il tutto per tutto sfidando l’impossibile, bivaccando giorni e addirittura mesi su un tetto. Ed è pur vero che possiamo all’oggi affermare che solo due hanno visto un’effettiva ripresa, con una reale tutela occupazionale, quindi una su cinque, percentuale di tutto rispetto in un quadro generale che definire drammatico è un dolce eufemismo. Oltre alla crisi di questo periodo, con tutti gli annessi e connessi legati a riforme vere o presunte, dietro la chiusura di un’azienda, o di un sito, troviamo anche speculazioni immobiliari, vedi l’imminente Expo 2015, l’incapacità tutta imprenditoriale di fare solo gli imprenditori (e non i finanzieri, senza peraltro esserne capaci), l’inadeguatezza rispetto ai tempi e alle dimensioni, il cosiddetto nanismo aziendale, fino, in un caso, alla decisione di un’azienda tedesca, la BMW, su indicazione del governo di Berlino, di rilocalizzare in patria le aziende fornitrici di elementi accessori. The blood fails to pass ahead to the penile organ of the man. levitra in canada Nautral cures usually are cheaper compared to otc drugs, thinking about nearly all cheapest cialis solutions may be prepared with vitamin D2 or D3. This key ingredient has ensured an effective treatment of men’s erectile downtownsault.org cheap viagra on line dysfunction, just because of its various versions such as tablets, jelly, soft tablets and effervescent. It is made to last for generic levitra uk a longer time. L’esatto opposto di quello che hanno permesso, e permettono, i governi nostrani alle nostre aziende, che vanno a produrre all’estero per una minore produttività ma a costi inferiori, chiudendo senza colpo ferire gli stabilimenti sul suolo nazionale.
Coraggio, determinazione, fantasia, sfida alle regole, e talvolta al buon senso comune, forse non così buono come si crede, diventano gli strumenti della quotidiana impresa della popolazione di un’ipotetica minuscola cittadina, in cui tutto si è, alla peggio, disposti a perdere, tranne che la dignità. Un corollario di storie di italiani di fatto impossibilitati a riciclarsi nuovamente nel mondo del lavoro, sorretti dal welfare familiare, oltre che da quello istituzionale (prossimo a essere stravolto), e di “bamboccioni” per forza, non per scelta, che a differenza di certi sottosegretari dalla lingua lunga non sono così sfigati da essere figli di alti magistrati, ed essere diventati professori con un più esiguo numero di pubblicazioni.
Gli unici a battersi al fianco di queste persone, perché è di persone che si tratta, a prescindere dal fatto che siano operai, dottori, stipendiati o salariati, le varie organizzazioni sindacali, ma non sempre in maniera coerente e preparata rispetto a quanto il presente ci riserva e il futuro prossimo venturo ci sta annunciando. Tutto questo mentre la politica, a partire proprio da quella governativa, seguita a ruota da quella di enti locali come le regioni, al di là di impegni verbali poco impegnativi, dimostra di essere in altre faccende affaccendata.
Michela Giachetta, giornalista, e autrice di questo lavoro, con prosa fluida e idee chiare non solo dimostra che si può fare ancora oggi una buona cronaca, dimostrando, anziché dichiarare, i fatti per quello che sono, senza pietismi, da una parte, e senza nemmeno la facile via della tesi preconfezionata, i cui risultati talvolta sortiscono un irritante effetto contrario. Con, in coda, anche una vicenda lavorativa che la riguarda personalmente.
Apprezzabile anche l’intervita conclusiva al sociologo del lavoro Luciano Gallino, il quale prova a fornire una chiava di lettura a un insieme complesso e, al contempo, di una certa gravità.
“Assalto al cielo” è il racconto di una stagione, dall’estate 2009 praticamente fino a oggi, che sembrerebbe essersi conclusa. Con il timore che la situazione peggiori, e i tetti potrebbero non essere più il punto di arrivo di una protesta, ma il punto di partenza di qualcosa di molto più grave.
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